L'intervista
Soumahoro verso destra: "Sono pronto a candidarmi con le forze del tricolore. Adesso sono in partenza per l'Africa occidentale"
"Sono rinato", dice deputato del gruppo misto, ex Avs. Non è più di sinistra? "Sono un pragmatico, tanto che a capodanno andrò in Africa, per incoraggiare un partenariato win-win"
Roma. “Gli ultimi anni, per me, sono stati una rinascita. La vita stessa è una rinascita continua”. Il deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro, ex Avs, siede in Transatlantico. Si prepara a partire per l’Africa occidentale: capodanno di lavoro in Senegal, Costa d’Avorio, Guinea. Ma prima del viaggio, gli chiediamo se la rinascita di cui parla non sia anzitutto politica. “Sono rinato, sì. Perché vede, io non ragiono con le lenti del Novecento. E non procedo per semplificazioni”. Pensa già alle prossime elezioni politiche? “Sì, ci penso”. E cosa pensa? Soumahoro sorride, poi ride, infine incrocia le braccia: “Le dò una notizia”. Prego. “L’interesse c’è. Sono pronto a candidarmi con una dimensione di forze che portano in seno il tricolore”. Ah. Caspita. Con il centrodestra. “Con il tricolore. Faccia un check nei simboli dei partiti”. Da Fratoianni ai patrioti? “Io sono un pragmatico. Guarderò il progetto”. E dannunzianamente andrà verso la vita.
Intanto però, a proposito di pragmatismo, andrà anche in Africa. Ci racconti qualcosa del Capodanno a Dakar. “Ho organizzato un viaggio perché da anni svolgo lavoro di analisi sul continente africano, e leggendo i dati mi accorgo che l’analisi non basta”. Si spieghi. “Il punto è che bisogna creare rapporti di interscambio commerciale tra il nostro paese e il continente. Partendo dai numeri, noi sappiamo per esempio che l’Africa avrà bisogno di circa 402 miliardi di dollari all’anno, entro il 2030, per portare a termine il proprio processo di trasformazione in alcuni settori come le infrastrutture, l’agroalimentare, l’istruzione. Sappiamo che l’interscambio commerciale tra Italia e Africa è ammontato a 57 miliardi di euro nel 2023, e che di questi circa 38 sono relativi a importazioni e 19 all’export. Sappiamo poi che gli scambi commerciali con la Francia, di contro, hanno superato i 65 miliardi di euro nel 2024. E che il tutto avviene in un contesto, penso soprattutto l’Africa subsahariana, destinato a crescere più della Cina entro l’anno prossimo”. Porterà in Africa potenziali investitori? “Saranno con me alcune aziende già presenti al forum che ho organizzato a ottobre, dove c’erano anche esponenti del governo italiano”. Governo che guarda con interesse al suo lavoto. Giusto? “Direi che c’è ascolto e attenzione. Ma a me preme anzitutto essere utile al paese”. Tornerà in Costa d’Avorio: sua terra natale. “Sì. Anche se la mia terra è l’Italia, ‘l’ivoriano’ lasciamolo dire ad altri. Io sono italiano. E per questo posso dire che l’incontro con le aziende africane rappresenta un’opportunità di partenariato win-win, di trasferimento delle conoscenze. Si tratta di riposizionare il nostro paese come soggetto centrale, di uscire dai cliché mediatici”.
Mamma Africa di sventura e gommoni? “Investire vuol dire rischiare. Chi vuole investire in una terra di sventura?”. Eppure stati a vocazione imperialista, in Africa, investono. Pensiamo solo al progetto Simandou in Guinea. “Sì. Ci sono la Cina, la Turchia, gli Usa... Cominciamo poi a domandarci quanti sono gli imprenditori africani che investono nel nostro paese. Il ruolo del legislatore è fondamentale per evitare che scappino tutti a Dubai. E basterebbe un decreto legge”. Le sue parole paiono in linea con lo spirito del Piano Mattei. E’ sempre per effetto del pragmatismo? “Sì. E ancora per pragmatismo le dico che bisogna superare sigle ed etichette”. Lei non è più un uomo di sinistra. Possiamo dirlo? “Io sono un uomo libero, e non uso la cassetta degli attrezzi del 900. Un secolo fa si parlava di catena di montaggio e proletariato. Ma oggi sotto l’ombrello degli operai ci sono imprenditori e partite Iva. Non è blasfemia. E’ la realtà dei fatti. E’ la metamorfosi del tessuto sociale”. Pensa che qualcuno, certo in mala fede, accuserà anche lei di metamorfosi? “Eh... C’è chi come me lavora, e fa proposte concrete, e chi invece semplifica sui social, imponendo gabbie. Io difendo l’interesse italiano. Tutto qui”.