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affari in famiglia

La disfida dei Fitto: a Maglie lo zio Antonio sfida il supercommissario Ue

Gabriele De Campis

Il fedelissimo di Raffaele Fitto caccia dalla giunta del piccolo comune salentino lo zio del Commissario europeo per "manifesta incompatibilità". Il casus belli? La scelta di Antonio Fitto di candidarsi a sindaco per spodestare l'uscente meloniano

Bari. “Parenti serpenti”. Ovvero zio contro nipote come nella più classica delle diatribe di famiglia. Il piccolo comune di Maglie, nel basso Salento, è il teatro di un conflitto politico-familiare tra i Fitto che meriterebbe di essere raccontato sul grande schermo alla Mario Monicelli, per coglierne in pieno il cinismo. Il comune dell’enclave del leader conservatore Raffaele, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, da giorni ospita una inedita disfida: il sindaco della cittadina, Ernesto Toma, fedelissimo dell’esponente di punta dei meloniani in Europa, ha disarcionato dalla giunta lo zio di Raffaele, Antonio, già sindaco e negli ultimi due mandati sempre componente della giunta con incarichi di peso, ma con rapporti quasi inesistenti con il nipote. Il casus belli? Lo “zio Antonio” (che alle regionali aveva maliziosamente votato il leghista Gianfranco De Blasi e non Fdi), rompendo gli indugi e le liturgie compassate da quelle parti, ha deciso di candidarsi come primo cittadino, schierandosi contro l’uscente Toma (a sua volta alla ricerca di una nuova conferma dopo due mandati). Il manifesto politico di rottura è stato questo: “La città ha bisogna di una guida capace di rimettere in moto energie, responsabilità e visione”. Il progetto è nato quando zio Antonio ha guidato l’amministrazione da “consigliere anziano facente funzioni”, per una temporanea disavventura giudiziaria che aveva inibito dall’incarico l’attuale sindaco. Ecco, lì è scoccata la scintilla: “In quei mesi il Comune ha ritrovato ritmo, i cittadini un interlocutore e un modo diverso di amministrare: concreto, vicino alle persone e orientato alle soluzioni”. Infine la sfiducia nei confronti dell’uomo scelto dal nipote Raffaele: “Dopo anni segnati dalla stessa guida politica, la nostra città ha bisogno di un cambio di passo vero. Propongo quindi la costruzione di uno schieramento civico ampio, aperto e inclusivo, libero da steccati ideologici e lontano dalle logiche di partito”. La postilla finale è una promessa: “Far tornare a Maglie un ospedale vero”. Un modo per riaprire la vecchia ferita del piano sanitario, scelta coraggiosa che costò a Raffaele Fitto la sconfitta alle regionali nel 2005 contro il “comunista” Nichi Vendola. La reazione del sindaco fittiano è stata immediata e chirurgica, come si usa nel mondo democristiano: lo zio Antonio, che potrebbe sulla sua strada trovare il sostegno del deputato forzista Andrea Caroppo, è stato cacciato dalla giunta per “manifesta incompatibilità”. Il thriller politico alla salentina non finisce qui. Ci saranno altre puntate, sempre sul crinale tra la ricomposizione con un novello “patto del pasticciotto”, o una rovente “guerra dei Fitto” , tutta interna all’area del centrodestra, nelle comunali di primavera.

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