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Il vertice

Il governo sceglie la "tregua di Natale": il decreto per le armi a Kyiv slitta al 29 dicembre

Redazione

Rimangono solo due date utili per prorogare l'autorizzazione sulle armi e sui rifornimenti a Kyiv che dovrà essere operativa a partire dal primo gennaio. Ma il Carroccio vuole a tutti i costi che gli aiuti siano di carattere "civile e umanitario" e le armi "difensive". E così al Consiglio dei ministri di oggi il decreto non ci sarà, resta l'ultima riunione prima del 2026, il 29 dicembre

Dopo il rinvio di inizio mese, il decreto Ucraina si farà entro l'anno, non oggi però. Nell'ordine del giorno del Cdm di oggi l'argomento non c'è. Tutto rinviato. Di nuovo. Questa volta a dopo Natale. La data da cerchiare in rosso è quella di lunedì prossimo, il 29. Il provvedimento dovrà essere varato quel giono, a due dall'inizio del nuovo anno, e dunque dalla scadenza del decreto precedente che consente l'invio di armamenti: per questo la nuova approvazione deve avvenire entro il 1 gennaio. Ma la vera domanda resta cosa conterrà il nuovo dispositivo per autorizzare gli aiuti militari a Kyiv anche nel 2026. Il braccio di ferro interno alla maggioranza infatti riguarda proprio questo: con la Lega che spinge per ridurre al minimo le forniture belliche e aumentare invece il sostegno civile e il ministro della Difesa Guido Crosetto che invece, come abbiamo scritto qui, ribadisce come “continueremo a supportare l’Ucraina. Anche perché dopo averlo fatto per quasi quattro anni, smettere di farlo nel momento in cui si sta forse trovando una soluzione, sarebbe assurdo. Lo faremo con aiuti civili e militari, come abbiamo sempre fatto, per consentirgli di difendersi”. Crosetto ha infatti dichiarato che la voce secondo cui l'Italia non darà armi a Kyiv non è da prendere per vera: il tema infatti è solo sulla forma del prossimo decreto, ma l’Italia non arretrerà sull’invio delle armi all'Ucraina.  Il nodo della questione insomma riguarda una battaglia tutta interna alla maggioranza di governo, perché se da un lato Fratelli d'Italia ricorda agli alleati come il sostegno al paese invaso da Putin facesse parte del programma di governo firmato da tutti, dall'altro la Lega fa trapelare alcuni distinguo.  Si spiega anche così questa "tregua di Natale" tutta interna ai partiti di maggioranza.

 

 

Dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina sono stati approvati quattro decreti legge, uno per ogni anno dal 2022 al 2025, per sostenere militarmente Kyiv, questi provvedimenti sono la cornice giuridica che consente poi al governo, mediante decreti interministeriali tra Difesa, Esteri, Mef e Mimi, di autorizzare, senza nuovi passagi d'Aula, i singoli pacchetti di aiuti. Il quinto decreto Ucraina, quello per l'autorizzazione dell'invio di materiale bellico per il 2026., era già saltato una volta dal Cdm del 2 dicembre. Il testo era compreso tra i 18 punti all'ordine del giorno, ma prima dell'inizio del Consiglio dei ministri era stata inviata una convocazione aggiornata, con solo 17 provvedimenti in esame, e senza quel decreto. In quell'occasione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva detto che il rinvio era dovuto a "una questione logistica", ma aveva assicurato che "prima del 31 dicembre, il decreto ci sarà". Tra le fila del governo, è appunto il partito di Matteo Salvini quello che fino a ora ha provato a smarcarsi sull'invio di nuove armi all'Ucraina con il segretario leghista che vorrebbe che il decreto Ucraina si incentrasse "sulla difesa e non sull’attacco alla Russia". Gli ha risposto sul punto, in un'intervista alla Stampa, l'altro vicepremier, Antonio Tajani: "Il decreto Ucraina? Ci saranno soprattutto aiuti civili, certo. Ma anche armi", ha detto il segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri. "Se la Lega vuole che si insista molto sull’aspetto degli aiuti civili bene, noi siamo d’accordo. 'Prevalentemente', però, non esclude di inviare anche aiuti militari, che può significare anche equipaggiamento".

 

Il provvedimento che arriverà nel Consiglio dei ministri quindi sarà un testo molto limato e il risultato di una lunga trattativa. La Lega è da sempre restia a inviare armi a Kyiv e Salvini lo aveva ribadito anche quando era emerso un caso di corruzione nel settore energetico: "Sapere che alcune centinaia di milioni di dollari non sarebbero finite per salvare i bimbi o per difendere gli ucraini aggrediti, ma sarebbero finite per ville di lusso, conti all’estero, un giro di prostituzione, chissà cos’altro, di uomini vicinissimi a Zelensky è qualcosa che ci impone estrema cautela. Prima di parlare di nuove armi e di tutto il resto, aspettiamo di capire cosa succede".

 

Il Carroccio vuole a tutti i costi inserire nel decreto che gli aiuti siano di carattere "civile e umanitario", come per esempio i gruppi elettrogeni e i generatori per salvare vite negli ospedali e che le armi inviate siano a scopo difensivo e quindi non a lungo raggio. Nelle ultime ore ha parlato anche Claudio Borghi, membro del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: il senatore leghista ha puntualizzato che le armi da inviare all'Ucraina dovranno non dovranno essere "offensive" e che bisognerà mandare solo forniture "difensive". Inoltre, sempre dalla Lega, arriva la richiesta di modificare la durata della delega con cui il governo può legiferare senza passare dal parlamento. Le intenzioni del Carroccio sono di ridurre i tempi da un anno a tre o sei mesi. Anche se in questo modo, i distinguo della maggioranza sarebbero solo rimandati. 

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