Babbo Matteo
Il Pd festeggia per il “regalo di Natale” di Salvini sulle pensioni. Schlein: “Giorgetti sfiduciato”
La segretaria e il capogruppo dem Francesco Boccia fanno una conferenza stampa per festeggiare il passo indietro leghista. Poi sbugiardano il segretario del Carroccio: "Nella manovra resta l'aumento dell'età pensionabile, solo il nostro emendamento può cancellarlo. E ora serve trovare i fondi anche per gli aiuti alle imprese"
L’uomo dell’anno del Pd? Ma è ovvio: Matteo Salvini. Supportato dal fedele Claudio Durigon, alfiere della battaglia per le pensioni in casa Lega, e dal senatore bumbum Claudio Borghi – “il vero ministro dell’Economia”, come lo chiama ormai il segretario del partito liberal-democratico Luigi Marattin – costringe il vero ministro (e compagno di partito) Giancarlo Giorgetti a modificare il maxiemendamento alla manovra. Il documento presentato alcuni giorni fa alla commissione Bilancio del Senato direttamente da Giorgetti aveva un obiettivo chiaro: trovare i fondi per le imprese su Transizione 5.0, Zes del Mezzogiorno e caro materiali, con alcune trovate sulle pensioni, dall’allungamento da tre a sei mesi della finestra temporale per l’ingresso in pensione alla cancellazione del computo degli anni di studio per le pensioni di anzianità, al posticipo del Tfr. Ma al vicepremier e segretario della Lega urgevano bandierine ideologiche da piantare. Servivano al Carroccio, certo, ma hanno fatto molto comodo anche al Pd. Salvini non può certo morire forneriano (o almeno non può apparire così ai suoi follower), il Pd è pronto a sbugiardarlo e, se serve, persino a sostituirlo nella pericolosa propaganda sulla previdenza.
Il capogruppo al Senato Francesco Boccia ieri non voleva credere ai suoi occhi. Neanche lui poteva immaginarsi un assist così perfetto offerto dalla Lega: “Salvini ha costretto davvero Giorgetti a ritirare il maxiemendamento”, diceva incredulo. Il senatore e responsabile economico dem Antonio Misiani, pure lui, brindava: “Vittoria! Il governo ha dovuto ritirare il maxiemendamento sulle pensioni”. Andrea Orlando, dalla Liguria, si spellava le mani: “Grazie alla pressione e alla mobilitazione del Pd è stato cancellato lo scempio che il governo Meloni si apprestava a fare sulle pensioni”. Troppa grazia. Alla fine si è scomodata persino Elly Schlein.
Alle 15 la segretaria Pd convoca una conferenza stampa improvvisata a Palazzo Madama (dove si trovava per la presentazione di un evento del potente ex ministro Pd Dario Franceschini). “Il ministro Giorgetti è stato di fatto sfiduciato. Tre giorni fa aveva presentato all’improvviso qui in Senato una riforma delle pensioni come emendamento alla legge di Bilancio, ma dopo tre giorni questa riforma è stata completamente rasa al suolo dai suoi compagni di partito”, scandisce gongolante la segretaria dem. Accanto a lei il fido Boccia attacca: “Chiediamo a Giorgetti di tornare urgentemente in Senato a spiegare cosa sta accadendo”.
Ma c’è di più. La mossa di Salvini è talmente sfacciata, una bandierina ideologica pensata per un formidabile post sui social, che Schlein ha gioco facile a ricordare che se è vero che “sono state cancellate le misure sulle pensioni previste dal maxiemendamento”, lo è altrettanto che “l’aumento dell’età pensionabile è già nel testo della manovra che andrà al voto e che non cade con il maxi-emendamento, che conteneva solo finestre più larghe per il pensionamento anticipato”. Insomma, maxiemendamento o meno l’età pensionabile salirà. Altro che vittoria della Lega anti Fornero di Borghi e Salvini. E così, presi da un eccesso di propaganda, i dem cercano di rubare al Carroccio l’argomento, la battaglia per i pensionati. “Chiediamo alla maggioranza, se vuole davvero cambiare le cose, di votare il nostro emendamento che mette la parola fine all'allungamento dell’età pensionabile”, dice Schlein. Con quali coperture? Questo non lo sa nessuno. Neppure la segretaria del Pd che infatti ricorda pure che ora occorre anche recuperare le risorse per “quegli interventi che sono saltati sulle imprese e gli incentivi perché rischiamo un buco”. Sono le magie della propaganda, che sia della Lega o che la faccia il Pd utilizzando quella leghista contro il suo creatore. Intanto, di certo, in casa dem, grazie al vicepremier leghista, si può brindare: “Buon Natale e buon anno Matteo, continua così anche nel 2026”.