(foto Ansa)

la ricostruzione

La triste parabola di Todde. Dalle armi alle rinnovabili: batoste per la presidente M5s che era un modello per Schlein & Co

Luca Roberto

"Con lei è cambiato il vento", disse la segretaria del Pd dopo la conquista della Sardegna. Eppure Todde, dal dossier Rwm ai contenziosi con il governo, sta scontenando tutto il campo largo (che rischia di implodere)

Per sicurezza siamo andati a ricontrollare. Le dichiarazioni di Elly Schlein erano state queste: “La vittoria di Alessandra Todde dimostra che è cambiato il vento”. “E’ solo la prima riconquista”. “Vince un progetto di coalizione vincente”. Tanto che le due, la segretaria del Pd e la presidente della Sardegna, erano finite a ballare sulle note di “Bella ciao”. Ci sono i video. Fa quasi sorridere ora che l’esperienza del campo largo in Sardegna sembra essere tratta da “come si fabbrica un’implosione perfetta”, con il governo che commissaria la regione dopo che Todde ha deciso di non decidere sullo stabilimento di armi Rwm. E dopo che la Corte Costituzionale ha smontato l’intervento della giunta sulle “aree idonee” per la costruzione di impianti di energia rinnovabile. Eppure, a ben vedere, le turbolenze tra M5s, Pd e Avs sono state numerosissime nel giro di questi quasi due anni. E sintetizzano alla perfezione cos’è il campo largo quando passa dalla teoria alla pratica del governare.

 

Ieri uno dei due leader di Avs, il deputato Angelo Bonelli, alla Camera rivendicava: “Aspettiamo un chiarimento”, lasciando intendere che se sull’ampliamento dell’azienda di armi Rwm, a cui avevano già detto di no, non fossero stati ascoltati, ne avrebbero tratto le conseguenze: “Del resto, abbiamo un assessore e quattro consiglieri regionali. C’è un tema politico, non tecnico. In altre occasioni sarebbero stati i Cinque stelle a chiedere delucidazioni o un question time, mentre adesso non ne parla nessuno: né Todde, né Conte”. E in effetti si capiva da subito che il dossier avrebbe imbarazzato i 5s. Non solo perché, da sempre contro il riarmo, avrebbero mal digerito il benestare alla Valutazione d’impatto ambientale per una fabbrica di armi. Ma anche perché nel frattempo si è scoperto che quella stessa azienda, la Rwm, fa parte del gruppo Rheinmetall che fornisce armi all’esercito israeliano. E ha anche all’attivo accordi con aziende come la società israeliana Uvision Air per la produzione di droni (usati perlopiù in Ucraina). Ragion per cui Todde ha cercato fino alla fine di farla sembrare una questione “meramente tecnica”, con la giunta regionale obbligata a prendere una decisione entro il termine perentorio del 16 dicembre stabilito dal Tar. E invece lunedì, dopo le rimostranze non solo di Avs ma anche di altre liste come “Uniti per Todde”, la presidente ha preferito sospendere l’iter dicendo di essere in attesa “di un’istruttoria” ancora non pervenutale. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, allora, nell’incontro avuto ieri al Mimit proprio su questa partita, ha fatto capire che senza l’ok della regione interverrà in prima persona per dare il via libera all’ampliamento di Rwm. Per questo adesso scatterà il commissariamento.

 

E dire che anche sul green la giornata di ieri per Todde è stata una débâcle: la Corte costituzionale ha accolto il ricorso del governo contro la definizione, da parte della giunta della Sardegna, di “aree non idonee” per la costruzione di impianti di energia rinnovabile. Anche su questo dossier c’erano state forti pressioni da parte di Avs (e dei movimenti ambientalisti) sulla governatrice M5s. E ancora ieri, pure su questo pronunciamento, Bonelli ha chiesto alla presidente un altro “chiarimento” (potrebbero escogitarne un format). Ma anche su altre questioni spigolose il campo largo ha scricchiolato. Todde, per esempio, la scorsa settimana ha votato per confermare Fabio Albieri, presidente di Egas (Ente di governo dell’ambito della Sardegna), nominato dalla precedente giunta di centrodestra. E questo nonostante la contrarietà di un pezzo di maggioranza. “Lo troviamo fuori da ogni logica”, era stato il commento del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Roberto Deriu. Così come grandi turbolenze avevano innescato le dimissioni dell’assessore alla sanità Armando Bartolozzi, oncologo romano, ex sottosegretario, voluto da Conte, che sbattendo la porta aveva denunciato di avere “più consensi all’opposizione che all’interno” della coalizione, anzi, “all’interno c’è la caccia alle poltrone”. Todde ha quindi avocato a sé la delega ma in svariate occasioni, da lì in poi, è mancato persino il numero legale in Consiglio regionale. Segno di un’insofferenza crescente da parte degli alleati. Un clima infuocato da cui Conte ha preferito tenersi alla larga, facendo sapere solo di aver “chiesto informazioni” sulla situazione legata allo stabilimento di armi nel Sulcis. Quello che doveva rappresentare un vanto, “la prima delle riconquiste”, insomma, nel frattempo si è trasformato nella frantumazione più evidente del campo largo. Avvisate Schlein.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.