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Fratelli di Kyiv

In una nota il partito di Meloni rimarca l'asse con i Volenterosi e l'adesione dell'Ucraina alla Ue

Carmelo Caruso

La posizione di FdI è quella sottoscritta a Berlino dai leader europei. Emerge da un documento di quattro pagine, secondo cui da parte dell’Italia non c’è nessun disimpegno su Kyiv. Al contrario

Ascoltate il presidente, leghista, Lorenzo Fontana che dice “la Russia ha fallito”, leggete questo documento di FdI, quattro pagine, e capirete perché Meloni ripete la “vera europeista sono io”. La posizione di FdI è quella sottoscritta a Berlino dai leader europei, Meloni presente: “Sostenere con forza l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea”. E’ lo studio, la nota distribuita ai parlamentari di FdI e perfino un riformista del Pd come Lorenzo Guerini, se la leggesse, potrebbe dire: ci sto. Si parte dalle dichiarazioni con Zelensky e i volenterosi, dichiarazioni chiare che ha condiviso Meloni (oggi alla Camera). Tra queste un capoverso recita che “c’è l’impegno giuridicamente vincolante ad adottare misure per ripristinare la pace e la sicurezza in caso di futuro attacco armato. Tali misure possono l’uso della forza armata, l’assistenza di intelligence e logistica e azioni economiche e diplomatiche”.

Ricordiamo. Sono quattro pagine, sono del partito, e fanno ordine dopo il vertice di Berlino. Sintetizzano che non c’è da parte dell’Italia nessun disimpegno sull’Ucraina, al contrario. A pagine tre, si scrive che “la presenza di Meloni a Berlino certifica la centralità dell’Italia nell’ambito dei negoziati di pace per l’Ucraina. Il nostro Esecutivo smentisce tutti coloro che cercano di attribuire un disimpegno sulla questione”. Smentisce anche tutto lo straparlare di chi, e si parla di Salvini, per ragioni elettorali, va in televisione a ripetere che lui non sta né con Putin e né con Zelensky.

                 

 

Meloni sta con l’Ucraina. Nel testo di FdI si precisa, che “la dichiarazione adottata dai leader europei rappresenta un impegno corale a favore di Kiev e del popolo ucraino”. I negoziati di pace continuano e ovviamente resta il tema degli asset russi congelati, di certo, Meloni non è tra chi pensa che Kyiv abbia perso la guerra o che per l’Ucraina sia “game over”. In una mappa si mostra l’avanzata russa e si spiega perché sia falso affermare che Putin abbia sfondato. Si scrive, e lo scrive FdI, che non va mai dimenticato che la guerra va avanti da “quasi quattro anni per una guerra che, secondo le stime iniziali dell’intelligenze russa, sarebbe dovuta durare pochi giorni. Quasi quattro anni in cui Putin ha dovuto fare i conti con la dura realtà”. Non è vero come si racconta, per fiaccare lo spirito, la solidarietà a Kyiv, che la Russa abbia conquistato territori. Andiamo a leggere, ancora: “Dal 2022 a oggi non ci sono state conquiste clamorose. Il Cremlino si è trovato impantanato in un inaspettato conflitto di logoramento che è stato possibile grazie al sostegno che l’Ucraina ha trovato nell’Occidente unito”.

E’ di Meloni la proposta di utilizzare l’articolo 5 Nato per l’Ucraina ed è stata sempre Meloni a far intendere che Putin finora ha bluffato. Il mancato sfondamento russo viene definito una “figuraccia” che inasprisce la Russia, un “aggressore che non sembra dare alcun segno di voler porre fine alla sua invasione”. Finora l’opposizione ha rimproverato a Meloni la sua vicinanza con Trump, il ponte. Nell’introduzione di questo studio si premette che Zelensky e Volenterosi, al termine del summit, hanno accolto con favore i “significativi progressi compiuti grazie agli sforzi del presidente Trump per garantire una pace giusta e duratura”. A proposito, ma perché il Pd non fa il suo dossier, la nota di Igor Taruffi? Perché Schlein non dà mandato a Peppe Provenzano, il responsabile Esteri, di formulare una nota sulla politica estera settimanale? Diranno, a sinistra, è propaganda. Ebbene? Non fanno questo i partiti? Perché non la fa anche il Pd? Almeno si discuterebbe di politica estera e non dei numeri dell’Assemblea Pd (abbiamo scoperto che i membri dell’Assemblea Pd sono 948 il che significa che domenica ha partecipato neppure un terzo dei membri). FdI parla di “profeti di sventura” e a dispetto di loro “la Ue, l’Italia sono stati pienamente partecipi del lavoro di mediazione guidato dagli Stati Uniti”.

Ieri sono risuonate le parole di Lorenzo Fontana, leghista, presidente della Camera. Sono state nette sulla Russia, “ha fallito”. Fontana ha predicato prudenza sugli asset russi immobilizzati (si temono ritorsioni) e chiesto alla Ue di “prendersi più responsabilità”. Fontana è stato, in passato, il responsabile della politica estera della Lega, ed era con lui che Salvini si è avvicinato ai sovranisti. Sentirlo parlare così è la prova che la politica estera non può essere la politica degli ottusi (di chi non cambia compagni di viaggio) e che anche un leghista può essere europeista a suo modo senza per forza essere iscritto nel Partito Popolare. Il documento di FdI si chiude con la frase, di partito, “l’Italia è pienamente protagonista di un percorso orientato a restituire all’Ucraina e al suo popolo un futuro prospero, indipendente e sovrano”. Tutti, alla Camera, a sinistra, hanno sorriso quando hanno letto la risoluzione di maggioranza che verrà votata oggi. E’ quella sull’“impegno multidimensionale” del governo. Hanno riso perché hanno capito che era una furbizia per ingabbiare Salvini, poi hanno riso di dolore perché, alla fine, con la furbizia semantica Meloni governa. Capisce quando deve coccolare Trump e volare a Berlino con Merz. Quando torna a Roma distribuisce le mappe ai suoi parlamentari e loro sanno come devono stare a tavola. Il Pd si faccia regalare un dossier e lo copi. C’è più Europa in questi quattro fogli che nelle dichiarazioni del M5s, il non alleato del Pd (che vota in Europa per revocare l’immunità ad Alessandra Moretti). Attendiamo il mattinale di Provenzano.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio