Ansa
Il racconto
Schlein e l'abaco: Assemblea Pd senza numero legale, fronda contro Boccia. Su Kyiv risoluzione separata da Conte
Non ha il numero legale in assemblea, Boccia si scontra con Delrio e adesso c'è chi chiede a Schlein la sostituzione con Misiani. In vista del consiglio europeo la sinistra si presenta ancora separata
Facciamo così: a Natale, Schlein regala una calcolatrice a Meloni e Meloni una a Schlein. Dice Schlein: “La calcolatrice di Meloni è rotta”. Stabilite voi se l’algebra non è un problema nazionale. Si convoca l’assemblea Pd: i membri dell’assemblea sono 740 ma i votanti sono solo 261 e 36 riformisti si astengono. In teoria manca il numero legale. Si può perfino votare da casa. Niente. Igor Taruffi chiude in una stanza Graziano Delrio per non farlo litigare con Francesco Boccia, il capogruppo al Senato, che è contro Delrio. Nulla. E’ lite. Parla Delrio e anche Boccia. Schlein strabuzza gli occhi. I senatori del Pd che vedono Boccia e Delrio scontrarsi dicono: “Forse ci serve un nuovo capogruppo, magari Misiani”. E’ nata in pratica la fronda contro Boccia. Meloni parla in vista del Consiglio europeo e Pd, M5s, Avs avranno risoluzioni diverse. L’unità è un’equazione.
Va bene tutto ma per carità di patria, il prossimo che nel Pd parla di astensionismo si morda la lingua. Come può un partito, il Pd, confidare di attrarre nuovi elettori se non riesce a convocare i membri dell’assemblea? Sono 740 i membri di diritto e hanno la possibilità di ascoltare la loro segretaria e di votare la relazione (l’ultima volta che si sono riuniti era il 14 dicembre del 2024). Si può votare anche in forma ibrida, da casa. L’assemblea dura sei ore. Sei. Il Correntissimo di Franceschini-Orlando-Speranza apprende che Bonaccini entra in maggioranza. La segretaria che aveva messo un freno alle correnti si consegna alle correnti che sono anche aumentate. Il Correntissimo, per voce di Franceschini, commenta l’ingresso di Bonaccini: “Veramente molto importante. Valuto molto positivamente il contributo che Bonaccini e l’area che lo sostiene porteranno”. Nel gergo Pd significa che Franceschini sarà ben lieto di trattare con Bonaccini (e non più con Schlein).
Il dramma è un altro. I più esperti si accorgono che l’Assemblea è stata disertata. Si chiamano i militanti, del Lazio, da Colleferro, per fare numero. Si spiega alla segretaria: guarda che se ci contiamo rendi palese due fatti. Primo: dimostrerai che siamo pochi; secondo: finirai per ingigantire ancora di più i riformisti. Niente da fare. Si dirà: l’Assemblea è passata. Eh no. C’è un problema serissimo che ha illuminato. Con quei numeri Schlein non potrà più modificare lo statuto e allungare la sua permanenza come segretaria Pd. L’anno prossimo, prima delle elezioni politiche, il suo mandato scade e dovrà dunque, per forza di cose, convocare il congresso. Lo vincerà? Chi le vuole bene non può che farle gli auguri. L’altro problema serissimo è l’ostinazione di Schlein. Le suggeriscono, ancora: non fare votare la relazione, scegli il voto per acclamazione. Nulla. Si vota. Peggio. 225 a favore su 740 (è stato modificato lo statuto; se chiedete ai parlamentari del Pd neppure sanno di quanti membri esatti è composta l’assemblea). Non c’è neppure il quorum. Basterebbe chiedere il numero legale e l’assemblea sarebbe nulla. Lo spettacolo che non è stato raccontato è questo.
Mentre i grandi devono digerire la spataffiata di Schlein, i piccoli dei GD, i Giovani democratici, litigano fra di loro per la carica di tesoriere, per il loro manuale Cencellino. La segreteria eletta dei Gd, Virginia Libero (in Veneto non ce l’ha fatta a entrare in Consiglio) interviene e bacchetta le correnti dei grandi. Sembra un film comico di Buster Keaton. Scena muta. Tommaso Sasso (il giovane che avrebbe dovuto sfidare Virginia Libero) a Montepulciano, a cena, in un ristorante, raccontava che per fargli fare un passo indietro, e non candidarsi alla guida dei Gd, sono successe cose turche… I giovani del Pd emulano i grandi del Pd. Boccia, da capogruppo al Senato, in piena assemblea, attacca Delrio per il suo ddl sull’antisemitismo. Schlein chiede a Taruffi di mettere pace ma a quel punto Delrio si deve difendere e non rinuncia all’intervento.
Oggi il gruppo Pd al Senato ha in programma una riunione ma di fatto Delrio e Boccia sono separati in casa. Il Correntissimo vuole adesso un altro capogruppo al posto di Boccia (Misiani) mentre i riformisti di Guerini, che stanno in mezzo, escono da questa assemblea meglio di come sono entrati. Lia Quartapelle, riformista, in chiaro, coraggiosa, ha lasciato intendere che nel Pd si fanno meno segreterie dei concistori, mentre le direzioni sono meno dei Concili vaticani. Nell’ultimo anno le direzioni sono state due. Se nel Pd ci fosse un pedante, si rischierebbe grosso. Basterebbe prendere lo statuto. Si deve convocare la direzione (la deve convocare il presidente Bonaccini, che è entrato in maggioranza) “almeno una volta ogni due mesi”. Cosa accade se domani un pedante volesse impugnare lo statuto e rivolgersi a un giudice? Uno dei grandi crucci del Pd è l’astensionismo tanto da proporre commissioni d’inchiesta. Come si può combattere quello nazionale se non si sconfigge quello interno? I numeri di Meloni, sull’economia, dice Schlein, sono quelli che sono. Quelli di Schlein, in Assemblea Pd, sono più poveri della manovra. Una cosa le unisce e non è la legge elettorale. E’ l’abaco.
la dichiarazione