Ippodromo largo

Ecco la proposta che unisce davvero tutto il Pd: vietato mangiare la carne di cavallo

Salvatore Merlo

I dem passano dall’equità all’equinità. Altro che Gaza, altro che Jobs act, Schlein e gli altri sono finalmente uniti per la gioia di asini, cavalli e muli

Asini, abbracciateci. E ovviamente anche voi, cavalli. Teniamoci stretti. Senza dimenticare i muli. Qui con noi. Dall’equità, insomma, all’equinità. Ella ossia Elly, traccia l’affezione ed Evi, ovvero l’Eleonora, deputata del Pd e amica della segretaria, tosto presenta alla Camera una proposta di legge: riconoscere gli “equidi” come animali “d’affezione”. Vietato mangiarli. Basta. Fine. Stop. Orrore. Sicché, dopo mesi di dibattiti identitari nel partito, dopo settimane di polemiche tra massimalisti e riformisti, dal Jobs Act alla Palestina libera, ecco la proposta che unisce davvero tutte le correnti, anzi aree culturali, del Pd. A dimostrazione della larga condivisione infatti, a presentare il disegno di legge, l’altro giorno, assieme all’on. Evi, in una magnifica conferenza stampa piena di pathos e di fieno morale, c’erano anche le deputate Patrizia Prestipino e Debora Serracchiani. Quest’ultima è la responsabile Giustizia del Pd che un tempo sognava la separazione delle carriere dei magistrati e oggi lavora in senso inverso, ma sembra comunque aver trovato una nuova frontiera istituzionale: separare le carriere degli equini da quelle dei bovini. Quel che non si riesce a fare con giudici e pm, si può sempre recuperare nella zootecnia.

 

Ma la proposta, attenzione, merita di essere presa sul serio. E’ ambiziosa. Stop alla macellazione, tutela rafforzata, riconversione degli allevamenti. E qui, inevitabile, si spalanca la fantasia. Per anni abbiamo discusso di transizioni ecologiche, energetiche, digitali. Ora arriva la transizione ippica. Dunque ci saranno, supponiamo, fondi per riqualificare gli allevatori: dal maniscalco al pedagogista equino, dall’allevatore al consulente motivazionale per cavalli in pensione. Si può quasi immaginare un seminario dal titolo: “Dal filetto alla felicità. Strategie per un futuro equino sostenibile e resiliente”.

 

Il problema, tuttavia, è che in Italia la cavallina, come direbbe il poeta, ha corso assai. E spesso dentro la pentola. La geografia gastronomica del cavallo è un atlante sentimentale della penisola, che possiede un repertorio gastronomico che della carne equina ha fatto arte. Ci sono la Pìcula ’d cavall piacentina, il Tordo Matto di Zagarolo, le Brasciole di Sicilia, Puglia e Basilicata, i Pezzetti di Cavallo del Salento, la Lucanica mochena del Trentino, la Pastissada de Caval veneta. E poi c’è Catania, dove la carne di cavallo intorno a Via Plebiscito si acquista con la stessa spontaneità con cui altrove si compra il pane: arrusti e mangia. Servirà un commissario straordinario, uno psicologo di comunità e forse anche l’Esercito per spiegare ai catanesi che il Pd ha deciso che la loro tradizione è un reato.

 

Ma la sinistra, si sa, vive di simboli. Ha un po’ smarrito la classe operaia, forse ha litigato con le partite Iva, non sa se tassare le rendite del ceto medio, ma ora prova a ricompattarsi. E con grande sagacia, degna dei tempi, lo fa attorno a un soggetto che non vota, non protesta e non sciopera: il cavallo. E’ la seconda grande battaglia di Eleonora Evi, pupilla delle pupille di Schlein. Prima voleva raddoppiare la tassa sulle bevande zuccherate. Una linea politica limpida: colpire tutto ciò che gli italiani trovano commestibile. Che poi, siamo sinceri, se si tassano le bibite e si proibisce la carne equina, rimangono solo due scelte: o disubbidire alla legge o iscriversi al Pd di Elly Schlein. Entrambe, certo, misure drastiche.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.