Ansa
L'intesa
Il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sui paesi sicuri. Un aiuto ai centri in Albania
L'intesa tra i ministri degli Interni dell'Ue permetterà di ampliare i casi in cui la domanda di asilo potrà essere respinta per inammissibilità e presenta una nuova lista comune di paesi considerati sicuri, includendo anche Bangladesh ed Egitto. Per questi paesi varranno le procedure "accelerate" essenziali per far funzionare davvero i centri albanesi
I ministri degli Interni dell'Ue hanno raggiunto l'accordo sul regolamento sui paesi d'origine sicuri e i paesi terzi sicuri. L'intesa ora andrà negoziata con il Parlamento europeo per arrivare all'approvazione definitiva, ma se dovesse passare consentirà all'Italia di mettere operativamente in funzione i centri in Albania, su cui tanto si è speso il governo Meloni. Come spiega il Consiglio in una nota, il nuovo regolamento che rivede il concetto di paese terzo sicuro - passato a maggioranza qualificata con i voti contrari si Spagna, Grecia, Francia e Portogallo - amplierà le circostanze in cui una domanda di asilo può essere respinta per inammissibilità. Il Consiglio ha inoltre completato un elemento chiave del patto sulla migrazione e l'asilo del 2024, concordando il primo elenco comune Ue di paesi di origine sicuri, che consentirà agli stati di trattare le domande di protezione internazionale presentate dai cittadini di questi paesi in modo "accelerato". Oltre a quelli candidati all'adesione all'Ue, la nuova lista comune comprende Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia a cui poi i 27 potranno aggiungere i propri elenchi nazionali. Finora i provvedimenti dei giudici sui centri albanesi andavano in contrasto con la linea dell’esecutivo perché la lista italiana dei paesi considerati sicuri non poteva prevalere sulla valutazione caso per caso prevista dalle norme internazionali, come aveva ribadito la Corte di giustizia europea. I pronunciamenti dei giudici riguardavano spesso proprio ricorsi di cittadini di Egitto e Bangaldesh, ora dunque le cose potrebbero cambiare.
A chi proviene da questi paesi verranno applicate infatti le nuove procedure che prevedono un esame accelerato delle domande di protezione internazionale o la possibilità che l'istanza venga esaminata in un paese terzo extra Ue dal quale sono transitati. Secondo il ministro per l'Immigrazione della Danimarca Rasmus Stoklund "Ciò renderà possibile spendere le risorse degli stati membri in modo molto migliore, perché potremo respingere le persone che non hanno motivo di chiedere asilo in Europa, e sarà possibile creare meccanismi e procedure che ci permettano di rimandarle indietro più rapidamente".
Infatti il concetto di paese terzo sicuro consente agli stati membri di respingere una domanda di asilo in quanto inammissibile, cioè senza esaminare il merito, quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e, se idonei, ottenere protezione internazionale in un paese extra-Ue considerato sicuro per loro.
"Abbiamo un afflusso molto elevato di migranti irregolari - dice il ministro - i nostri paesi europei sono sotto pressione. Migliaia di persone annegano nel mar Mediterraneo o subiscono abusi lungo le rotte migratorie, mentre i trafficanti di esseri umani accumulano fortune". Questo dimostra, continua Stoklund, che "il sistema attuale crea strutture di incentivi malsani e un forte fattore di attrazione, difficili da eliminare. Il nuovo accordo consentirà "agli stati membri di stipulare accordi con paesi terzi sicuri sull'esame delle domande di asilo al di fuori dell'Europa". Secondo le norme aggiornate concordate dal Consiglio, gli stati membri - nei casi in cui non si tratti di minori non accompagnati - potranno applicare questo concetto sulla base di tre opzioni: esiste un "collegamento" tra il richiedente asilo e il paese terzo, anche se questo collegamento non sarà più un criterio obbligatorio; il richiedente è transitato attraverso il paese terzo prima di raggiungere l'Ue; se esiste un accordo o un'intesa con un paese terzo sicuro che garantisca che la richiesta di asilo di una persona venga esaminata nel paese extra-Ue in questione. Inoltre l'accordo raggiunto dal Consiglio prevede anche che un richiedente che presenta ricorso contro una decisione di inammissibilità basata sul concetto di paese terzo sicuro non avrà più il diritto automatico di rimanere nell'Unione per tutta la durata del procedimento di ricorso, anche se resta in vigore il diritto del richiedente di chiedere a un tribunale il diritto di rimanere.
"Questo è un importante passo avanti che abbiamo appena compiuto", ha dichiarato Stoklund. "Ora abbiamo il quadro giuridico affinché gli stati membri possano creare centri di accoglienza e altre soluzioni di questo tipo con paesi terzi: questo è estremamente importante per cambiare i difetti fondamentali dell'attuale sistema di asilo, dei quali parliamo da molti anni, secondo cui non funziona, aiutiamo le persone sbagliate e non aiutiamo quelle realmente bisognose, e per controllare la migrazione verso l'Europa".