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l'intervista

Silvia Salis: “In prima linea per salvare l'ex Ilva di Genova. Anche senza Taranto”

Maria Carla Sicilia

Prima in piazza con gli operai, poi al ministero per il tavolo con Urso, dove incassa l'impegno per un'eventuale partecipazione pubblica. "È un errore perdere la filiera dell’acciaio. Il campo progressista deve occuparsi di coniugare sviluppo industriale e giustizia sociale", dice la sindaca. Che apre a ogni soluzione per tutelare posti di lavoro e produzione nella sua città

Dalla piazza dei metalmeccanici al tavolo con il ministro Adolfo Urso, Silvia Salis sta seguendo la crisi più grave da quando è sindaca di Genova. “Lo sviluppo economico è un tema che deve riguardare qualunque sindaco, perché le scelte governative hanno ricadute occupazionali che dobbiamo gestire. Per questo sono impegnata in prima linea”, dice con piglio fermo al Foglio. Lo sguardo però va oltre i confini della città. “C’è un tema anche nazionale, è un errore perdere la filiera dell’acciaio. In un momento di congiuntura internazionale così delicato, pensare di smantellare uno degli ultimi pezzi d’industria che ci sono in Italia, non è solo qualcosa che non ci possiamo permettere, è un enorme pericolo da scongiurare”. E poi c’è l’orizzonte politico. “Penso che il campo progressista debba mettere tra i primi punti il coesistere dello sviluppo industriale e sostenibile con la giustizia sociale. Non sono temi in contrapposizione, anzi sono strettamente legati perché dove c’è la dignità del lavoro e della retribuzione c’è anche giustizia sociale”.

Quando la raggiungiamo al telefono, al termine del confronto al ministero, gli operai di Cornigliano hanno appena sciolto il presidio dopo cinque giorni di mobilitazioni. “Ci sono state alcune risposte rispetto alle paure che avevano i nostri lavoratori, fino a fine febbraio è garantita la continuità produttiva e anche i livelli occupazionali restano quelli già comunicati”, spiega la sindaca, che incassa qualche garanzia in più rispetto alla sua richiesta di un impegno pubblico. “Vede, questa è una soluzione tampone e per questo abbiamo chiesto un’assicurazione anche sul futuro, per permettere di mantenere produttivo e sul mercato il polo industriale di Genova. Serve capire cosa succede in caso di offerte carenti. Ecco – continua – oggi c’è stata un’apertura, non totale, però un impegno del governo a poter integrare un’offerta in caso non fosse soddisfacente”. Tanto è bastato, almeno per il momento, per spegnere la rabbia degli operai genovesi che giovedì hanno bloccato la città allertando il Viminale.

Per un momento Salis è scesa in piazza con loro, parlando al corteo tra i caschi gialli. “E’ stata richiesta la mia presenza per stemperare gli animi e mi sono messa a disposizione. Penso che sia la polizia sia gli operai abbiano bisogno di un messaggio di vicinanza e non di contrapposizione da parte dell’amministrazione, ero lì per attenuare la tensione, che le assicuro era molto alta”. Tanto che ieri a Cornigliano alcuni sindacalisti della Uilm sono stati aggrediti da altri operai con addosso delle felpe della Fiom. “La violenza è sempre da condannare – dice la sindaca – ed esprimo la mia solidarietà ai lavoratori che sono stati oggetto di questa aggressione”. Chiusa questa fase, nel futuro dell’ex Ilva ci sono ancora più incognite che certezze. C’è una strada percorribile per Genova senza Taranto? “Si parla del Polo del nord, sicuramente è una strada che si può percorrere. Noi speriamo che ci sia una visione industriale per tutte le aree ex Ilva d’Italia, è questo che chiediamo al governo, anche perché lo spacchettamento genera debolezze”. Però? “Da sindaca difendo in primo luogo la mia città. Se la soluzione per salvare Genova è staccarla, annetterla al Polo del nord o qualsiasi altra strada che possa mantenere la capacità produttiva e il numero di occupati, siamo disponibili a sederci al tavolo e parlarne”.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi è responsabile del coordinamento del Foglio.it.