L'intervista
Zampa: “Non ritiro la mia firma dal ddl Delrio. Scioccata da Boccia: il Pd come Mélenchon su Israele”
La deputata Pd ed ex portavoce di Romano Prodi difende la proposta di legge sull'antisemitismo disconosciuta dal capogruppo dem al Senato: "Sta accadendo qualcosa di più di un problema su un ddl: sta passando l'idea che non si può più parlare di Israele e antisemitismo. O c'è codardia o è un cedimento culturale gravissimo"
“No, non intendo togliere la mia firma dal ddl Delrio sull’antisemitismo, non vedo nulla che Graziano non abbia spiegato. Questo ddl non dice che chi critica Israele fa dell’antisemitimo: è una pagliacciata, una bufala colossale, che non fa onore a chi la dice. Sono senza parole e mi faccio delle domande su quello che il Pd sta diventando”. Sandra Zampa, deputata del Pd, ex portavoce di Romano Prodi ed ex vicepresidente del partito, è dura. Ieri sera il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia ha bollato come “iniziativa personale” il ddl sull’antisemitismo depositato dall’ex ministro e senatore Pd Graziano Delrio, spiegando che segue un’impostazione “sbagliata” e che, in sostanza, non rappresenta la posizione del partito. Diversi firmatari della proposta di legge (Antonio Nicita, Valeria Valente e Andrea Martella) hanno ritirato il loro nome dal provvedimento. Zampa non farà lo stesso. “L’ho firmata e la rifirmerei adesso”, dice. “Come avrei firmato una proposta sull’islamofobia se l’avesse presentata una persona seria come Delrio. Ci sono due proposte della destra alla quale si rischia di lasciare la parola su un tema come l’antisemitismo che pure la Cei indica oggi come uno dei fenomeni sociali più preoccupanti e che sta rialzando la testa. Inoltre questi testi contribuiranno anche a definire la delega al governo sull’hate speech, è un argomento sui cui da anni siamo attivissimi, ora non ci interessa più?”.
Anche Roberto Saviano, Gad Lerner e altri intellettuali intanto hanno firmato una petizione per chiedere di ritirare la proposta. Tutto ruota intorno alla definizione che il ddl usa di antisemitismo, quella proposta dall’alleanza per la memoria dell’olocausto. C’è chi teme che questa definizione allarghi troppo le maglie di cos’è antisemitismo, rischiando di trasformare anche una dura critica a Israele in una dichiarazione antisemita. “Quella definizione - dice Zampa - viene solo citata, senza avere valore di legge. E’ stata approvata dal Parlamento europeo e anche dal governo Conte 2 del quale Francesco Boccia faceva parte come ministro, anche se, immagino, non se ne sarà occupato. In ogni caso ripeto questo rischio non c’è perché viene utilizzata senza divenire norma, Graziano lo ha spiegato bene. In ogni caso, tra le tante cose che Boccia poteva dire ce ne era una molto semplice: ‘valuteremo insieme al primo firmatario e agli altri se ci sono aspetti su cui lavorare o da correggere’. È l’iter legislativo che produce la norma. Bastava una telefonata. E invece si è scelta un’altra strada: il disconoscimento. C’è stata una aggressione inspiegabile contro Delrio che personalmente ho vissuto con profondo stupore e tristezza. Se credi ancora nel confronto e nel dialogo difronte a questo ti cadono le braccia e perdi le speranza”.
Come se lo spiega? “Purtroppo - dice Zampa - penso che il problema non sia affatto il testo del ddl Delrio, ma che ci sia qualcosa di molto più profondo. Un cambio di di posizionamento che conduce a non poter neppure più parlare di Israele e di antisemitismo. Eppure un partito come il nostro dovrebbe avere il coraggio di sfidare anche l’impopolarità di certe posizioni. Temo invece che si stia scegliendo un’altra strada. Ma se anche noi lasciamo che si permetta l’identificazione tra Bibi Netanyahu e Israele, tra il governo e lo stato allora è davvero finita, l’antisemitismo l’avrà vinta. Le strade per spiegare quanto sta accadendo al Pd sono due: o c’è codardia o c’è una resa culturale, un cedimento totale di quella che fino a oggi è stata la nostra cultura politica”.
Anche il responsabile Esteri del Pd, Beppe Provenzano, in modo non molto diverso da quanto fatto da Boccia con Delrio ieri, ha stigmatizzato la visita di Piero Fassino alla Knesset. “Va a titolo personale”, ha detto. “Anche quello è stato terribile. A Peppe l’ho detto personalmente: volete dire che Israele non è un paese democratico? Quello che ha fatto nella striscia Netanyahu è indicibile, e bene farà la giustizia a chiedergliene conto, ma questo non può cambiare radicalmente la posizione del nostro partito su Israele, un cambiamento che peraltro non aiuterebbe in nessun modo il popolo palestinese. Sarebbe come se all’estero tutti identificassero il nostro paese, la nostra identità e la nostra storia con il governo Meloni”.
Vi avvicinate alla linea “quasi antisemita” di Mélenchon in Francia? “Non c’è dubbio, temo che già ci siamo… e anche questo è un altro problema perché nessuno ne ha discusso e tantomeno ce lo aveva comunicato. Israele non è una democrazia? Pur nella enormità della tragedia in cui Netanyahu ha immerso il proprio paese, non è così. Radicalizzare in questo modo, con scelte che estremizzano e cancellano lo spazio di confronto, e dunque quello del ragionamento e della conoscenza, sta gravemente impoverendo il Pd”.
Intanto a Bologna c’è imbarazzo sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. Il consiglio comunale l’ha votata, il sindaco Matteo Lepore si è smarcato, ma adesso questa cittadinanza resta sospesa: non consegnata, ma neppure revocata. Lepore dice: “Sta al consiglio comunale decidere”. “Io non le avrei conferito la cittadinanza di Bologna, a una realtrice Onu come Albanese che dice cose per me assurde, e guardi io considero quello che è avvenuto a Gaza come una delle più tragiche pagine della nostra storia. Capisco però che il sindaco non la ritiri, teme di mettere una pezza peggiore del buco. E’ il partito che con una linea politica debole che non dialoga e non si confronta finisce con il tradire la propria responsabilità”.
l'editoriale dell'elefantino