Foto tratta dal profilo Facebook di Jacopo Maltauro
Azzurro post Lega
Addio a Salvini, elezione in FI. Parla il più giovane eletto veneto, Jacopo Maltauro
Da una lunga e precoce militanza leghista a Forza Italia, con in mezzo dieci anni di attivismo politico, di cui otto in consiglio comunale a Vincenza, fino all’elezione a consigliere della regione Veneto. Giovane, sì, ma non testa calda, nzi “un moderato di centrodestra”
Da una lunga e precoce militanza leghista a Forza Italia, con in mezzo dieci anni di attivismo politico, di cui otto in consiglio comunale a Vincenza, fino all’elezione a consigliere della regione Veneto: è il percorso di Jacopo Maltauro, 25 anni, più giovane eletto del nordest. Ma il primato lo aveva già raggiunto a 18 anni, all’ottenimento del seggio in Comune. Giovane, sì, ma non testa calda. Maltauro si definisce infatti con convinzione “un moderato di centrodestra”, tanto che, a un certo punto, non si è più riconosciuto nelle posizioni del leader leghista Matteo Salvini e dell’outsider Roberto Vannacci. Da questo la scelta di spostarsi. Poteva sembrare una scommessa incerta. Invece è stato eletto. “Ho fatto la prima tessera della Lega a 15 anni”, racconta: “In terza superiore ero rappresentante d’istituto in un liceo di Vicenza, per poi diventare coordinatore del movimento studentesco”. Infine, l’inizio della carriera politica: a diciotto anni Maltauro si candida in Comune. Nel 2023, alle successive amministrative, il centrodestra perde ma lui arriva primo tra i leghisti, conservando il seggio come più votato degli under 35. Qualcosa però comincia a scricchiolare, fino ad arrivare alla rottura, consumata al congresso federale dello scorso aprile: “Speravo potesse essere, quello, un momento di riflessione sull’andamento del partito e sulla linea politica, in virtù del risultato delle Politiche del 2022 e delle Europee del 2024”, dice Maltauro: “Invece il congresso ha confermato all’unanimità Salvini e la linea Vannacci, compresa l’alleanza con l’Efd e Marine Le Pen. A quel punto mi sono dimesso da tutti gli incarichi nel partito e da capogruppo in Comune, iscrivendomi al gruppo misto”. Per ricominciare da capo: “Mi sono iscritto a Forza Italia, da umile militante, perché era l’unico spazio che, in termini valoriali, continuava a corrispondermi, in un momento in cui la Lega virava terribilmente a destra, sacrificando i temi del liberalismo, del popolarismo e dell’autonomismo popolare”. Ma lei, Maltauro, come si definisce, oggi? “Sono rimasto un liberale, un federalista, un popolare di centrodestra. E ho deciso di candidarmi anche per ribadire la necessità che il territorio veneto e vicentino — dove sono sempre state forti le esportazioni verso la Germania, dove la Dc è sempre stata un modello e dove l’Msi non ha mai governato – tornasse ad avere un riferimento moderato popolare”. Vista dal cuore del nordest un tempo leghista, la scelta della Lega è suicida? “E’ una scelta legittima”, dice Maltauro: “Ed è dal 2019 che il segretario politico la coltiva, per cercare di occupare lo spazio a destra di Fratelli d’Italia e di guadagnare peso nella destra antieuropea. Ma io non mi ci riconosco, come molti di coloro che, in questo territorio, hanno votato a lungo per la Lega”. Quali sono, viste dal Veneto, le priorità di un centrodestra moderato? “La direzione impressa dal governo Meloni, grazie all’azione del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, mi pare quella giusta. La posizione cioè di un governo credibile, con un certo status internazionale, che possa aiutare l’Europa a rinforzarsi in risposta all’isolazionismo crescente degli Stati Uniti, ma anche continuare a coltivare le sue storiche relazioni con i popolari tedeschi, anche per rinforzare l’export. Insomma, un governo che sappia rassicurare il ceto medio produttivo”. In Veneto ci si sente più sicuri, dopo tre anni e mezzo di governo Meloni? “Lo dico da amministratore: la questione è ancora molto sentita, e taglia trasversalmente partiti e amministrazioni”. Come si affronta? “Intervenendo sul tessuto legislativo, rinforzando gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine, facendo un lavoro certosino, senza pensare che esistano risposte semplici a problemi complessi: ci si è trovati di fronte a un’immigrazione che, negli ultimi decenni, è stata mal gestita, finendo spesso per essere incontrollata, ma anche a un periodo di difficoltà economica e di tensione sociale. Senza contare che, nei nostri territori si assiste anche, purtroppo, a una recrudescenza delle tossicodipendenze. Molti miei coetanei sono finiti per strada, ma per aiutarli penso serva la mano sociale, non soltanto la coercizione”. Piacerebbe, a Maltauro, un impegno politico a livello nazionale? “Intanto penso a far bene il consigliere regionale”, dice, promettendo di impegnarsi “per le esigenze e le aspirazioni” della sua generazione che oggi, in Veneto, come nel resto del paese, “è costretta o invitata ad andare all’estero per poter spendere il proprio titolo di studio”. Per lui invece dovrebbe essere un diritto “poter restare a lavorare dove si è nati e cresciuti, e dove si hanno radici e famiglia”.