Dopo Montepulciano

Elly Schlein? E' una “riformista”. La versione di Filippo Sensi

Marianna Rizzini

“Io spero che al partito dell’Albania –  nel senso di Fratelli d’Italia e dei centri di raccolta al di là dell’Adriatico”, dice Sensi,  “non si opponga il partito dell’Albanese. “Dopo due anni di ‘Frozen’, di congelamento del dibattito interno, anche grazie alla nostra iniziativa milanese, ha ricominciato a circolare un po’ di sangue"

Roma. Un day after doppio – dopo Montepulciano e dopo Prato – per un doppio appuntamento dem: di qua il cosiddetto correntone delle aree Franceschini-Orlando-Speranza; di là i riformisti pd, al loro secondo appuntamento dopo Milano. In mezzo le parole “sono la segretaria di tutti”, pronunciate da Schlein a Montepulciano. Parole che sembrano guardare proprio ai riformisti che a Prato hanno detto: qui siamo e qui rimaniamo. Per andare dove? “Abbiamo preso una strada”, dice il senatore Filippo Sensi, “fatta soprattutto di merito, proposte e difesa di quella che, secondo noi, è l’identità plurale del Pd, in vista della costruzione della cosiddetta alternativa. A Prato abbiamo parlato di crescita economica e manifattura: temi concreti, per dare un contributo in positivo, senza messe cantate”. Voi avete detto “non ci muoviamo”. A Montepulciano invece si sono mossi? “Qualcuno, lassù”, dice Sensi, “forse avrebbe voluto incoronare Schlein ‘capocorrentone’. Invece lei ne è uscita da segretaria, con un intervento per così dire di allargamento. Insomma, Montepulciano probabilmente ha cambiato di segno”. Testardamente unitaria anche all’interno?  “Come si dice a Roma, Schlein si è messa in modalità ‘non ci sento da questo orecchio’. Ha fatto un discorso da segretaria che avrebbe fatto in qualsiasi altro contesto, raccogliendo spunti. In questo senso, Montepulciano mi pare un po’ figlia di Milano: c’era voglia di confrontarsi”. Avete rotto il ghiaccio? “Dopo due anni di ‘Frozen’, di congelamento del dibattito interno, anche grazie alla nostra iniziativa milanese, ha ricominciato a circolare un po’ di sangue nelle vene del partito, ma non nel senso delle correnti l’una contro l’altra armata. E a Montepulciano la segretaria si è sottratta a un abbraccio soffocante con una mossa di judo, con cui ha disinnescato il corpaccione”. I riformisti riusciranno a condizionarlo, il corpaccione? “Abbiamo già in mente altri appuntamenti: uno sulla sicurezza, uno sulla difesa europea, uno sul Mezzogiorno, con l’idea di irrobustire l’agenda di un centrosinistra che ha intenzione di governare”. Vaste programme. “C’è molto da discutere: sui temi economici. Noto però con piacere che la segretaria, da qualche settimana, parla di stipendi e non più di salari. E anche se forse l’influenza sarà più quella di Zohran Mamdani da New York che non quella dei riformisti da Milano, ben venga il tornare a parlare di ceti medi, di penultimi oltre che di ultimi”. Sul piano internazionale, l’Ucraina è un paletto? “E’ la priorità. E siamo contenti se il Pd tiene la barra in un momento in cui la destra sembra sbandare paurosamente. Mi preoccupa, più della voce dei filorussi, il silenzio dei filoucraini nella maggioranza”. C’è anche un altro problema di silenzio, ma a sinistra, davanti al lessico e ai modi di alcune piazze. “Io spero che al partito dell’Albania –  nel senso di Fratelli d’Italia e dei centri di raccolta al di là dell’Adriatico”, dice Sensi,  “non si opponga il partito dell’Albanese. Il Pd ha da sempre una sua vocazione di governo, il che non significa arroganza né egemonia gramsciana, significa responsabilità. E un partito responsabile parla a tutti i cittadini e non cerca solo di convincere l’araba fenice dell’astensionista di sinistra, rischiando di finire in una caccia alla volpe alla Oscar Wilde, dove l’irragionevole insegue l’immangiabile”. L’unico modo “che abbiamo per convincere e vincere”, dice Sensi, “è di parlare alle persone, non di andare a cercare segmenti di elettorato. Parlare alle persone dei problemi delle persone”. L’aritmetica porta il Pd a confrontarsi con tutti i partiti della minoranza. “Anche grazie ai risultati delle regionali, si pensa ora a un campo larghissimo. Bene. L’aritmetica è necessaria, ma non sufficiente. Ci vogliono anche la fisica, la chimica, l’ingegneria e una serie di qualità su cui lavorare per definire la nostra linea su politica economica, ambiente, lavoro, politiche industriali”. Sul referendum il Pd è diviso. Ma si staglia all’orizzonte il dibattito sulla legge elettorale. “C’è molto da fare, insieme. Vedremo. Intanto, attenzione – e penso alla destra – a non fare come i famosi pifferi di montagna: si parte per suonare e si finisce suonati”. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.