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alla camera
Il Pd dimentica il question time di Schillaci e la Lega s'intesta la battaglia sugli infermieri
Interrogazioni al ministro, proposte, conferenze stampa. I dem non presidiano Montecitorio e i leghisti si prendono la scena sulla sanità, chiedono di superare definitivamente il vincolo di esclusività per il personale sanitario
Interrogazioni al ministro, proposte, conferenze stampa. “E un pacchetto da 1,5 miliardi”. Il tema è la sanità, ma ieri il Pd di Elly Schlein se l’è perso. E nel giorno in cui si presentavano gli emendamenti, quelli segnalati da discutere per davvero in Parlamento, è la Lega, che si prende la scena. Il partito di Matteo Salvini si intesta, rilancia, la battaglia per gli infermieri. Al ministro della Sanità Orazio Schillaci il Carroccio chiede di rendere strutturale lo stop al vincolo di esclusività per il personale sanitario, la misura che permette per esempio a infermieri o fisioterapisti (e non solo) di esercitare la professione al di fuori del sistema sanitario pubblico. La proroga, fino alla fine del 2025, era stata introdotta con il decreto Bollette del 2023 e accolta positivamente da una buona parte dei professionisti del settore, che ora vorrebbero garanzie definitive. Per la Cisl era un buon risultato, mentre il provvedimento era stato osteggiato dalla Cgil spiegando che “aprirà le porte al privato”. A quelli come Antonio Angelucci – il deputato leghista dipinto spesso come “il re delle cliniche”. E il Pd? Per ora non sembra interessarsi troppo alla questione, né in un senso, né nell’altro. Eppure è un tema che riguarda da vicino chi lavora e può avere conseguenze sull’intero sistema.
Ieri alla Camera, al question time, il Pd che due giorni fa denunciava in un convegno i limiti della manovra e “i colpi alla sanità” inflitti dal governo, il partito che conta tra i suoi eletti due ex ministri della Salute, ha mancato l’occasione: ha preferito non rivolgere domande a Schillaci. Lo ha fatto dall’opposizione Luigi Marattin, per sottolineare l’inefficienza del sistema sanitario, peggiorato al di là degli stanziamenti (“66 miliardi di euro nel 2000; per l’anno 2026 si prevede che il Fondo raggiunga la cifra di 142,9 miliardi. L’aumento cumulato in questi 26 anni è stato pari a circa il 116 per cento, ossia il doppio del tasso di inflazione nel frattempo occorso”), e proporre una gestione centralistica della sanità. Mentre la capogruppo del Carroccio in commissione Affari costituzionali, Simona Loizzo, ha spiegato: “Chiediamo da tempo che il personale del comparto sia valorizzato nelle sue competenze, con la possibilità di poter svolgere attività libero-professionale al di fuori dell’orario di servizio. Il superamento strutturale del vincolo di esclusività costituirebbe un passo significativo per tutelare i diritti dei nostri professionisti”. La Lega vorrebbe dunque una soluzione stabile, andando incontro alle richieste di vari sindacati che chiedono una legge organica.
Da Schillaci per il momento è arrivato una mezza apertura. C’è da attendere, prima di ogni decisione definitiva, il risultato del monitoraggio regionale, ancora parziale, per capire meglio la portata del fenomeno: ovvero quali tipi di professionisti, e quanti, hanno usufruito della possibilità del lavoro nel pubblico e nel privato. “I dati attualmente raccolti non consentono di delineare un quadro omogeneo a livello nazionale, e questa incompletezza ci impone un po’ prudenza”, ha detto in aula Schillaci. “Per questo motivo, però, stiamo valutando l’opportunità di avviare le iniziative necessarie per proporre una proroga del termine fissato dalla norma al 31 dicembre del 2025 a quello del 31 dicembre 2026”. Dai banchi di Montecitorio, Loizzo si è detta soddisfatta. Poco dopo (mentre Claudio Borghi rilanciava lo stop al Mes per aggiungere ulteriori risorse al Ssn) in una sala non troppo distante la Lega ha presentato in conferenza stampa le sue proposte per la legge di bilancio in materia di salute. Si vantano nel Carroccio di aver ottenuto “più di 5 miliardi nella prossima finanziaria grazie alla tassazione degli extraprofitti di banche e assicurazioni che potranno contribuire a incrementare il fondo sanitario nazionale”, come ha detto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. In compagnia del suo omologo in Senato Massimiliano Romeo e di Emanuele Monti, responsabile Dipartimento sanità del partito, sono stati illustrati i 54 emendamenti che la Lega aveva proposto: valgono, secondo le loro stime, circa 1,5 miliardi e spaziano dalle patologie oncologiche alla tutela delle professioni sanitarie, fino all’innovazione tecnologica e alle liste d’attesa. Alla fine comunque tra i segnalati ce ne saranno solo tre in ambito sanitario e non è detto nemmeno che trovino effettivamente spazio quando a dicembre ci sarà da votare la manovra. Ma quanto basta, intanto, per dirla con Molinari, per dare “la più chiara risposta a quella sinistra che ci accusa di non avere a cuore la sanità”. Per rubare i riflettori al Pd e all’opposizione.