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Elezioni regionali Campania: cosa c'è in palio nella sfida tra Edmondo Cirielli e Roberto Fico
Le questioni da tenere d'occhio sono tre. La prima è ovviamente scoprire se Fico vincerà davvero. In caso di vittoria, i risultati delle liste della sinistra ci diranno quanto il potere di De Luca condizionerà il nuovo governatore. Infine il risultato di FdI: il partito di Meloni punta a essere la prima lista anche in caso di sconfitta (almeno dentro il centrodestra)
Domenica 23 e lunedì 24 novembre in Campania ci si reca alle urne per eleggere il nuovo presidente e il Consiglio regionale. Negli stessi giorni andranno al voto anche Puglia e Veneto. Con le tre regioni si concluderà l'ultraframmentata tornata elettorale regionale iniziata il 28 settembre nelle Marche e in Valle d'Aosta - dove hanno trionfato rispettivamente Francesco Acquaroli e Renzo Testolin, candidati del centrodestra - proseguita co Calabria e Toscana nelle prime due settimane di ottobre, con la vittoria di Roberto Occhiuto e la riconferma di Eugenio Giani, il primo in quota Fdi e il secondo in quota Pd. Questo weekend sono chiamati alle urne oltre 17 milioni di cittadini, In Campania i seggi sono aperti domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.
Chi è Roberto Fico, il candidato del campolargo per il dopo De Luca
Dopo due mandati di Vincenzo De Luca, il centrosinistra ha scelto al suo posto Roberto Fico, ex presidente della Camera dei deputati. Quasi una nemesi (il governatore uscente lo chiamava "il moscio", terza maschera dell'odiato trittico grillino inventato dalla fantasia deluchiana composto anche dal "chirichetto", ovvero Luigi Di Maio e dal "gallo cedrone" aka Alessandro Di Battista". Ma si sa, i tempi cambiano. E così Fico si trova sostenuto oltre che dal suo M5S, anche da Pd, Avs, Casa riformista, Fico Presidente, Avanti Campania, Noi di Centro-Noi Sud e A testa alta, la lista civica di De Luca. Fico, lo abbiamo detto, è uno dei volti noti del Movimento 5 stelle delle origini, con due legislature alla Camera dal 2013 al 2022. Durante la prima è stato presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai (2013-2018). Mentre nella seconda è stato presidente di Montecitorio. Da fedelissimo di Beppe Grillo (che oggi ha di lui ha la stessa considerazione che un morente Giulio Cesare aveva del figlio Bruto), l'ex ultraortodosso grillino è diventato uomo di stretta osservanza contiana. D'altronde è stato il superamento della regola del vincolo dei due mandati voluta da Conte ad aprirgli la strada per la corsa a Palazzo Santa Lucia. Curiosità: non è la prima volta che si candida per raggiungere Palazzo Santa Lucia, ci provò nel 2010, sempre in quota M5S, ottenendo l'1,35 per cento dei voti.
Chi è Edmondo Cirielli, candidato del centrodestra in Campania
Attuale viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e già consigliere regionale in Campania dal 1995 al 2001, il candidato Edmondo Cirielli è sostenuto da Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, lista civica Cirielli Presidente, Noi Moderati, Udc, Democrazia cristiana con Rotodni e Pensionati - Consumatori. Una volta terminata l'esperienza in consiglio regionale, nel 2001 passa alla Camera dei deputati, eletto prima con Alleanza Nazionale, poi con il Popolo della Libertà e infine con FdI. Generale di brigata dei Carabinieri, in aspettativa visti i mandati parlamentari, è stato anche presidente della provincia di Salerno tra il 2009 e il 2012. La scelta della sua candidatura è stata ufficializzata con molto ritardo rispetto alla tabella di marcia perché si andava a inserire nel più complesso quadro di candidature del centrodestra nelle altre regioni al voto, definito da un accordo tra Fratelli d'Italia e Lega che ha riguardato anche Veneto e Puglia. È lui l'uomo della speranza dei Fratelli per vincere in una regione dove il centrosinistra dà per scontata la vittoria.
Chi sono gli altri candidati
Ad ambire alla poltrona di Palazzo Santa Lucia ci sono altri quattro candidati. Il primo è Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e fondatore dell'università Niccolò Cusano, in Campania farà esordire il suo movimento politico Dimensione Bandecchi. A correre per la carica di governatore anche Nicola Campanile, ex-sindaco di Villaricca ed esponente dei cattolici che si candida per la lista Per - per le persone e la comunità. In corsa con Campania popolare c'è invece il portavoce di Potere al Popolo Giuliano Granato, la lista è frutto di un accordo tra Partito comunista, Rifondazione comunista e Potere al popolo. Infine c'è Carlo Arnese, dirigente medico della Asl Napoli 1 centro, inizialmente sostenuto da potere al popolo da cui però si è separato politicamente negli ultimi giorni, pur rimanendo in corsa nelle elezioni regionali.
L'eredità di De Luca
Dal 6 settembre, giorno dell'annuncio della candidatura di Roberto Fico, l'esponente del M5S e il governatore uscente Vincenzo De Luca si sono incontrati solo una volta, il 13 ottobre, a porte chiuse. De Luca si è guardato bene dall'appoggiare il candidato del centrosinistra: mai una parola di incoraggiamento o un evento insieme. Solo ieri, prima di salire sul palco per la chiusura della campagna elettorale del campo largo, si è lasciato andare a un paterno "in bocca al lupo, guagliò". Per comprenderne i motivi, bisogna fare un passo indietro e tornare ad aprile, quando la corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la modifica alla legge elettorale della regione Campania che avrebbe consentito all'attuale presidente della Campania di candidarsi per un terzo mandato.
Da quel giorno nel campo largo è partita la ricerca del candidato, con De Luca e il Pd che volevano esprimere una preferenza su uno dei loro. Alla fine, la scelta è ricaduta su Roberto Fico, 5stelle della prima ora che non godeva dell'appoggio del governatore campano. Se l'è fatto andare bene solo dopo un accordo interno al Partito Democratico sulla guida della segreteria del partito in Campania, attribuita al figlio, Piero De Luca. Non sono mancate comunque aspre critiche per la scelta del candidato e per Elly Schlein, continuando nelle settimane successive a lanciare frecciatine. Fino ad arrivare a oggi, con De Luca che non ha nascosto la possibilità di convocare una conferenza stampa di fine mandato, una sorta di giro di campo di Palazzo Santa Lucia, con l'obiettivo di rivendicare tutti i risultati dei suoi dieci anni di governo. Sulle spalle dei 5 stelle, quindi, pesa una doppia responsabilità: la prima è per aver espresso un proprio candidato come volto del campo largo dopo le sconfitte dei candidati in quota Pd nelle ultime elezioni regionali nelle Marche e in Calabria, a cui erano seguite le lamentele proprio dei pentastellati, affermavano infatti che senza un volto del M5S motivare la propria base elettorale era più difficile e dunque si perdeva; la seconda riguarda proprio i 10 anni da governatore di De Luca, che era pronto a tutto tranne ad abdicare e rinunciare al suo ruolo. I sondaggi per ora gli sono più che favorevoli, ma il centrodestra in campagna elettorale ha già accorciato le distanze e non sono da escludere sorprese last minute.
Qual è la posta in palio
Considerata, dati gli ultimi sondaggi, la vittoria di Antonio Decaro in Puglia e di Alberto Stefani in Veneto, il risultato di questi ultimi due mesi di elezioni regionali è di 3 a 2 per il centrodestra, escludendo la Valle D'Aosta che fa storia a sé. Diventa dunque vitale per la tenuta della coalizione di centrosinistra vincere in Campania, che ridarebbe slancio e vitalità al tanto agitato campo largo anche in vista delle elezioni politiche del 2027. Lo scontro, tuttavia, è anche interno al centrodestra: Tajani punta al sorpasso e vuole battere Fdi alle urne. La competizione interna per regolare i rapporti al governo è la vera motivazione per la quale i partiti della maggioranza stanno continuando a spingere per una improbabile rimonta del centrodestra in Campania. Inoltre, se Giorgia Meloni riuscisse a imporsi come primo partito in termini percentuali nonostante una eventuale sconfitta della coalizione, la scelta del fedelissimo Cirielli risulterebbe più che azzeccata.
Tornando a Fico, se per raggiungere la vittoria mancano pochi metri, ciò che più spaventa i pentastellati sono i risultati delle liste alleate. Se infatti, come è probabile, si dovessero affermare come prime liste quella del Pd e De Luca (e facesse un buon risultato anche la lista di Clemente Mastella), il risultato di Fico perderebbe di valore per il M5S, che si troverebbe pesantemente ridimensionato dal potere in consiglio degli odiati cacicchi. Insomma, non conta solo vincere per Conte e il suo protetto, ma farsi spazio con le unghie e con i denti anche all'interno del campo largo per non essere relegati al margine il giorno dopo delle votazioni.
Gli ultimi risultati
Nel 2015 e nel 2020 si era registrato un dominio di Vincenzo De Luca, dove nel 2020 sfiorò il 70 per cento. Se in quell'occasione, come accade oggi, Pd e M5S si fossero candidati insieme, avrebbero raggiunto quasi l'80 per cento dei voti. Mentre il centrodestra raggiunse solo il 18 per cento. Alle ultime elezioni europee che si sono svolte a giugno 2024, gli equilibri sembravano completamente cambiati. In quell'occasione il Pd (con il 22,2 percento) e il M5S (con il 20,7 per cento) non raggiunsero neanche il 43 per cento, mentre solo FdI raggiunse il 19 per cento, seguita da Forza Italia con il 10, 8 per cento e Lega con il 5,7 per cento.
Ma in realtà tutti hanno aumentato il numero dei loro voti, il M5S l'ha quasi raddoppiato e FdI triplicato. A fare la differenza nelle percentuali è stato il numero dei votanti che si è ristretto vertiginosamente, dai quasi 3 milioni del 2020 che rappresentavano il 55 per cento del totale, ai poco più di due milioni che rappresentavano il 44 per cento.