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il lavoro di un economista e della sua équipe

Con l'AI alla ricerca della chiarezza perduta nelle 80 mila leggi italiane

Stefano Cingolani

Uno studio presentato alla Camera dimostra che l’Italia soffoca sotto 80 mila leggi dal linguaggio sempre più oscuro e costoso: 100 miliardi l’anno di inefficienze che solo l’intelligenza artificiale potrebbe finalmente cominciare a districare

L’uomo ha perso la guerra contro le leggi oscure, in Italia più che in altri paesi; adesso tocca all’intelligenza artificiale. Non è un racconto di fantapolitica, è il lavoro di un importante economista e della sua équipe presentato ieri nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati per la quarta lezione Ugo La Malfa. Siamo nella tana del lupo, nella fabbrica delle leggi, ma Luigi Guiso professore all’Einaudi Institute for Economics and Finance, non si fa certo intimidire. Dopo aver lavorato per 15 anni alla Banca d’Italia ed essersi dedicato a studi sulla finanza, ha cominciato a chiedersi quanto le leggi, mal scritte, con ampio ricorso al gergo “legalese”, abbondanza di gerundi e frasi la cui lunghezza nemmeno Marcel Proust avrebbe mai potuto immaginare, abbiano determinato costi economici e ingiustizie, contribuendo a violare il sacro principio che la legge è uguale per tutti e non deve essere ignorata. Così, insieme alla sua équipe ha cominciato a fare un po’ di conti. Le cifre sono impressionanti: le 80 mila leggi italiane usano 86 milioni di parole, quelle europee addirittura 220 milioni. Per leggerle tutte ci vogliono cinque anni dedicandovi otto ore al giorno feste comprese, e per capirle talvolta non basta una vita. Fin qui è una conferma, anche se più precisa che mai. Nel 2010 l’allora ministro leghista Roberto Calderoli accese un falò con alcune leggi che riteneva inutili, incomprensibili, dannose. Il ministro della Giustizia Nordio giorni fa ha riproposto l’esigenza di sfoltire e semplificare, ma già nel 1996 l’allora presidente della Camera Luciano Violante istituì un comitato bipartisan per l’arduo compito. Nulla di nuovo, dunque? Nient’affatto. La prima novità è che gli studi di Guiso hanno provato che oscurità e quantità di leggi sono aumentate in modo notevole con la Seconda Repubblica. Tracciando una curva, dal 1992 si può vedere una impennata impressionante, siamo passati dal modello certo e chiaro di Max Weber alle angosce di Franz Kafka. Il costo ammonta a 100 miliardi di euro l’anno, 67 miliardi dal 1990 in poi. La seconda novità è che l’unico modo per districarsi in una matassa sempre più intrecciata è far ricorso all’intelligenza artificiale.

 

La svolta è colpa di un peggioramento della burocrazia, ma soprattutto della instabilità politica. Governi composti da coalizioni pencolanti tendono ad aumentare sia il numero sia la confusione. Si è ridotta la permanenza degli eletti nelle due camere e il ricambio da salutare principio democratico si è trasformato in una rotazione di vere e proprie incompetenze. I frequenti cambi di casacca e il ricorso sempre maggiore ai voti di fiducia hanno peggiorato il quadro. L’oscurità diventa strumentale, frutto di debolezza politica e incapacità di decidere. Giorgio La Malfa che è stato in Parlamento e al governo nella Prima e nella Seconda Repubblica, ha ricordato una legge sugli sfratti scritta in modo così incomprensibile, da non poter passare al vaglio della magistratura. “Lo so – si è giustificato il sottosegretario che l’ha presentata – ma cosa potevamo fare? Le associazioni dei proprietari e quelle degli inquilini tiravano da parti opposte e non si poteva scontentare nessuno”. Serve da monito per Giorgia Meloni, che s’appresta a cimentarsi con gli affitti.

 

Se questo è il punto, politico, non tecnico, che cosa può fare l’intelligenza artificiale? Può dare un aiuto fondamentale alla conoscenza, alla chiarezza e a trovare le soluzioni. Guiso insieme al Politecnico di Milano ha costruito un modello chiamato KG: in mezz’ora ha passato in rassegna l’intera legislazione europea e ha impiegato 15 secondi per proporre un emendamento sensato. L’IA è in grado di calcolare il costo dell’ambiguità e dell’incertezza legislativa (la Banca d’Italia ci sta lavorando nel campo della finanza) e l’equipe di Guiso si è offerta di collaborare con il Parlamento e con il governo. Conoscere è una premessa fondamentale, quanto a deliberare spetta alla volontà, quindi alla libera scelta, è fuori dal campo della pura intelligenza, umana o artificiale che sia.