L'intervista
Gratteri: "La finta intervista a Falcone me l'hanno mandata persone serie"
"Per questo l'ho letta in diretta da Floris". Il procuratore di Napoli si difende dalle accuse di aver letto una falsa intervista al giudice Falcone in tv
Roma. “Ho letto la finta intervista a Falcone da Floris perché me l’hanno mandata persone serie”. Ma procuratore Gratteri, com’è possibile che persone serie inoltrino a lei un’intervista contraffatta? “Non lo so. Erano persone autorevoli dell’informazione, me l’hanno riportata come autentica, e io l’ho letta”. Giornalisti, pare. Gliel’hanno mandata mentre era in trasmissione? “Sì, mentre ero lì e parlavo”. Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, in effetti, è spesso ospite in tv contro la separazione delle carriere di giudici e pm.
Gratteri volto principe contro la separazione. Tanto che, secondo il suo falso storico, anche Falcone lo sarebbe stato. “Ma cosa c’entra? Non è questo il punto”. Ma come? Il giudice Falcone era favorevole alla separazione. Ecco cosa diceva: “Nel dibattimento il pm non deve aver nessun tipo di parentela col giudice”. E poi: “Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, giudici e pm siano in realtà indistinguibili gli uni dagli altri”. “Il contesto era diverso”, è la chiave di lettura di Gratteri. Gli chiediamo di approfondire.
“La verità – spiega – è che noi continuiamo a decontestualizzare frasi dette trent’anni fa. Vogliamo metterle nel contesto attuale a ogni costo. E non ci preoccupiamo mai di fare una tara”. Facendo la tara, quindi, possiamo prendere per buona l’intervista apocrifa del 25 gennaio 1992 dove Falcone avrebbe detto che la separazione “subordina la magistratura inquirente all’esecutivo”? Insomma, procuratore, fosse vivo il giudice Falcone la penserebbe come lei sulla riforma? “Questa è domanda molto intelligente. Questa domanda mi piace molto. E’ esattamente la domanda che occorre porsi: cosa avrebbe detto Falcone?”. Ecco, cosa avrebbe detto? “Alla luce di questi ultimi trent’anni, dopo Tangentopoli, cosa avrebbe detto? Vede, ognuno di noi può cambiare idea. Però mi faccia dire una cosa”. Dica. “La vera questione non è l’intervista che ho letto io. E’ il comportamento della destra”. A cosa fa riferimento, di preciso? “A destra mi dovrebbero spiegare, se per loro Falcone è un nume tutelare, come mai poi non lo votavano mai ogni volta che si candidava al Csm per avere un incarico…”. Difficile dirlo: come ha detto lei, son passati tanti anni. Però pensiamoci: come mai? “Se Falcone, oggi, è il simbolo dell’antimafia a destra, perché non è mai stato votato ogni volta che si candidava? Lui era il migliore magistrato d’Italia, capiva le mafie vent’anni prima, eppure loro non lo consideravano... Perché?”. Non ci tenga sulle spine: perché? “Perché Falcone era di sinistra! Era un fuoriclasse! E loro lo decontestualizzano. D’altra parte, lo fanno anche con me”. Cosa fanno? “Beh, io quindici anni fa potevo essere d’accordo con il sorteggio dei membri del Csm. E loro non fanno altro che rivangare questa storia. Ma ognuno di noi può cambiare idea”. Ci mancherebbe. “E l’idea si cambia motivandola e spiegando il percorso storico che ha portato a un risveglio. Perciò, siccome il referendum sarà su un quesito, per me è più importante la non-separazione delle carriere del sorteggio. Io devo scegliere il male minore”.
La fantastoria però ci affascina. Torniamo a Falcone. Ecco, di lui proprio non possiamo sapere cosa penserebbe oggi a meno di infrangere i limiti della biologia... “Ma la logica quella è: chi è per il sì va a scovare chi è per il sì con il lanternino”. Non c’è dubbio. Ma vale anche per il no. “Ci faccia caso. Oggi Di Pietro è l’idolo della destra. Ma all’epoca era il diavolo. Gli hanno fatto la tac, la risonanza magnetica, oggi è il loro idolo”. Si cambia idea, no? “E sono il primo a dirlo. Però non si dovrebbero usare le persone a proprio comodo”. Neanche Falcone? “C’è chi ormai lo considera un nume tutelare, a destra. Io ho solo letto un’intervista”. Un’intervista finta? “Garantita vera da persone serie”.