Assenti e arrabbiati
Il centrodestra lascia le audizioni in mano all'opposizione. E poi si lamenta con Bankitalia e Upb
La maggioranza fa la vittima sulle audizioni di Palazzo Koch e Ufficio parlamentare di bilancio. Ma ad ascoltarle per FI, FdI e Lega la scorsa settimana non c’era nessuno. A presiedere la seduta Pd e M5s
La scorsa settimana le audizioni sulla legge di Bilancio di Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) e Corte dei conti hanno fatto infuriare il governo e i partiti di maggioranza. Andando dietro alla narrazione raccontata dai giornali e dalle opposizioni che hanno parlato di “una manovra che aiuta i ricchi” e che “aumenta le diseguaglianze”, FdI, Forza Italia e Lega hanno attaccato le tre istituzioni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – che aveva avuto un chiarimento direttamente dal governatore di Palazzo Koch Fabio Panetta – è arrivato persino a dire: “Siamo stati massacrati da coloro che hanno la possibilità di massacrare”. Ovvero Banca d’Italia, Corte dei Conti e Upb.
Eppure giovedì scorso, quando quelle audizioni si sono svolte davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, per il centrodestra ad ascoltarle non c’era nessuno. Una presenza che sarebbe bastata a non rimanere prigionieri della narrazione delle audizioni indirizzata dalla sinistra e a capire che le relazioni di Bankitalia e Upb – come ha raccontato questo giornale – non riportavano neppure in una riga la parola “ricchi”, né tantomeno accusavano il governo di “aumentare le diseguaglianze”. Anzi, riconoscevano che in questa legislatura la politica fiscale del governo ha dato priorità alle fasce più povere.
Ma il centrodestra per saperlo avrebbe dovuto esserci (o almeno leggere i resoconti di quelle audizioni). A presiedere la seduta, invece, è stato il vicepresidente della commissione Bilancio di Montecitorio, il 5 stelle Mauro Dall’Olio. Sostituito – per l’audizione dell’Upb – dall’altro vicepresidente dell’opposizione – questa volta di Palazzo Madama – il senatore e responsabile Economia del Pd Antonio Misiani. Dei presidenti delle commissioni, Giuseppe Mangiavalori (FI) e Nicola Calandrini (FdI), come dei vicepresidenti Luca Cannata (FdI) e Claudio Lotito (FI) , durante le audizione di Upb, Bankitalia e Corte dei Conti, nessuna traccia. Stesso discorso per quasi tutti i parlamentari di FdI, Lega e Forza Italia. Un’assenza che è stata notata, non senza un certo divertimento, anche dai colleghi delle opposizioni, ritrovatisi a presiedere la seduta delle commissioni riunite durante le più importanti audizioni che precedono la discussione della legge di Bilancio. “Per un giorno è tornato il governo giallorosso”, ha commentato divertito un esponente del campo largo.
Il presidente della commissione Bilancio del Senato, il fratello d’Italia Calandrini, aveva lasciato lo scranno dopo le audizioni del presidente del Cnel Renato Brunetta e del presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, lasciando la commissione in mano alle opposizioni per le tre audizioni più complesse, quelle appunto del vicecapo del dipartimento economia e statistica di Bankitalia Fabrizio Balassone, dei magistrati della Corte dei Conti e della presidente dell’Upb Lilia Cavallari. Calandrini è tornato solo nel pomeriggio, per l’audizione del ministro Giorgetti che – facciamo una supposizione azzardata – difficilmente avrebbe parlato male della manovra scritta dal suo proprio pugno, né aveva bisogno di un sostegno o di applausi.
L’assenza durante le altre audizioni non ha invece permesso alla maggioranza di fare domande per far capire meglio il senso di ciò che Upb e Bankitalia stavano realmente dicendo. Una domanda che evitasse di indirizzare le audizioni verso una narrazione favorevole all’opposizione. Tra le questioni poste dai parlamentari non risulta la presenza della maggioranza. L’unica domanda fatta da un parlamentare del centrodestra è stata quella della leghista Silvana Comaroli durante l’audizione dell’Istat. Per il resto la commissione è stata lasciata completamente nelle mani di Pd e M5s.
Sarà forse anche per questo che persino il ministro dell’Economia si è scagliato contro Banca d’Italia e Upb. La stessa rabbia sui giornali più vicini al governo ha preso le tinte del complottismo. Su Libero si è arrivati a evocare il fatto che il dirigente di Banca d’Italia, Balassone, è stato capo di gabinetto di Paolo Gentiloni quando era commissario europeo. Come se l’audizione della Banca d’Italia fosse il parere personale di un amico di Gentiloni e non un testo deciso dall’istituzione. Tutta la maggioranza insomma ha preferito seguire i titoli forzati di giornali forzati e le dichiarazioni degli avversari politici. Eppure sarebbe bastato partecipare alla commissione disertata o rileggersi i verbali, se non per cambiare il racconto fatto dalla sinistra, almeno per essere coscienti del fatto che quello fosse un racconto falso.