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Salis e tabù. La sindaca contro le primarie di coalizione: “Dividono”. Conte gongola
La prima cittadina di Genova la pensa come l'ex premier. Nelle cantine del Pd sospettano che voglia tenersi le mani libere o che abbia negoziato un'alleanza con la segretaria. Intanto si attende di conoscere la volontà di Meloni e l’eventuale cambio di legge elettorale
Salis e tabù: usa la parola “vincere” e infrange un altro totem. Silvia Salis non vuole le primarie. La sindaca di Genova la pensa come Giuseppe Conte (il genio che la pensa come gli conviene). Salis parla a La 7, a Otto e mezzo, e spiega che “in linea teorica sono contraria alle primarie perché le trovo uno strumento che divide”. Il Pd torna a tormentarsi sul metodo. Si attende di conoscere la volontà di Meloni, l’eventuale cambio di legge elettorale (che rende necessario indicare il nome del premier sulla scheda) ma la novità la introduce la sindaca. Conte ha già detto al Foglio: “Non sono contro, non sono neppure a favore. Ci sono tanti modi per decidere chi deve guidare un’eventuale coalizione”. Attenzione, il Conte Moro II si sta convincendo che può battere Schlein alle primarie.
Il M5s non esclude di correre alle politiche per Conte suo. Le primarie, con regole cambiate, hanno finora permesso a Schlein di prendersi il Pd, un Pd, il suo, che oggi è contro i padri anche se li abbraccia con le note, le smentite affettuose. La Flotilla di Schlein definisce la parola “riformismo”, parola malata, ma è la parola di Prodi, Gentiloni. Durante la conferenza stampa sulla riforma della giustizia, la segretaria ha parlato più volte di “certi editorialisti”, “certi commentatori”. Sembrava di sentire Meloni underdog. Schlein lamenta adesso un cordone contro di lei, un cordone di anziani, una famiglia di storici legati a ulivi, mulini, che non comprendono la novità, la portata del suo messaggio. Francesco Boccia, il Bravo di Schlein, ha sempre detto che “il popolo dell’Ulivo oggi è cambiato. Oggi ci sono due milioni di elettori di vent’anni che dobbiamo raggiungere e rappresentare”. Se non ci sono primarie come si sceglie il leader? Dice Salis che “una persona che affronta le primarie in un campo largo deve fare campagna contro gli altri leader di partito. I leader li dovrebbe scegliere il partito o la coalizione. La leadership forte unisce la destra e tende a dividere la sinistra”.
Nelle cantine Pd (si attende l’evento di Montepulciano, la tre giorni che permetterà alle tre aree Orlando-Franceschini-Speranza di formalizzarsi maggioranza) è tutto un pestare il pensiero nel palmento. Se Salis è contro le primarie significa o che si tiene le mani libere o che ha negoziato un’alleanza con Schlein (Salis potrebbe sostenere la segreteria se le primarie dovessero essere a doppio turno). In una casa di Roma un gruppo di giuristi scrive già il programma per un possibile federatore. Conte, Salis, Schlein? No. E’ Gaetano Manfredi, il Bartbley di Napoli.
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