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il retroscena

Il sogno di Prodi era un seggio Ue. Il veto di Schlein e Bonaccini

Carmelo Caruso

L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi voleva tornare a Bruxelles da europarlamentare semplice. La segretaria e il presidente del Pd hanno però fatto altri calcoli, elettorali e non solo. Da allora le critiche del professore contro la leadership dem sono diventate sempre più aspre

Ogni famiglia è infelice a suo modo, ma il Pd poteva fare felice Romano Prodi, il padre del partito, il fondatore. Prodi desiderava candidarsi come europarlamentare semplice, tornare in Europa. Il Pd non ha voluto. Era il piccolissimo desiderio di un uomo di 86 anni che ha perso la moglie, che scrive libri. Un nonno. Il partito non ha accettato la sua disponibilità. E’ pesato un veto. Prodi, raccontano i suoi amici, le persone che gli vogliono bene, è cambiato, si è incupito da quando ha perso la moglie Flavia, il suo tutto, la donna capace di intenerirlo, controllare la sua collera. Il professore nell’estate del 2024, a un anno dalla morte, crede sia preferibile lasciare Bologna, viaggiare, muoversi. Pensa Prodi, ed è una confessione disinteressata, di chi non ha nulla da speculare, che tornare a Bruxelles, la città che ha abitato da presidente della Commissione europea, unico italiano a ricoprire l’incarico, possa aiutarlo.

Il Professore offre la sua disponibilità a Elly Schlein e al presidente uscente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Se la segretaria accetta, Prodi può candidarsi nella circoscrizione nord orientale. Sarebbe chiaramente un plebiscito e la candidatura di Prodi finirebbe per riscaldare il popolo Pd. La storia di Elly Schlein è legata a Prodi. L’attuale segretaria inizia a farsi conoscere con Occupy Pd. Nel 2013 occupa la sede del Pd, protesta contro i franchi tiratori che impediscono l’elezione di Prodi al Quirinale. E’ giustamente un merito di Schlein tanto da rivendicarlo nella sua biografia ufficiale. I rapporti fra Prodi e Schlein sono sempre stati quelli fra maestro e allieva e il ponte è un giornalista caro a entrambi, Marco Damilano.

La città che unisce i tre è Bologna. Schlein si trova a decidere. E’ tentata. Vorrebbe dire sì al Professore solo che alle europee gareggia Bonaccini, l’ex presidente regionale uscente, e gareggia nella circoscrizione naturale, che è anche quella di Prodi. Bonaccini, che ha stretto un patto con Schlein, lascia intendere che è incompatibile la sua candidatura con quella dell’ex premier. Bonaccini ha le sue ragioni, ma Prodi ha un desiderio quasi romantico. Si pensa di spostare Prodi al sud, ma al sud corre Antonio Decaro. Nelle isole corre la stessa Schlein. Prodi da allora si rifugia nella scrittura, partecipa a trasmissioni televisive, critica la direzione che imprime Schlein. Le critiche sono adesso aspre, ancora più aspre. Prodi è un uomo libero, ma il Pd è stato generoso con lui?

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio