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Le parole

Appendino: "Al Movimento serve cambiare rotta. C'è bisogno di un'identità forte"

Redazione

Dopo le dimissioni da vicepresidente M5s l'ex sindaca di Torino, come aveva anticipato il Foglio, ha spiegato la sua linea al Fatto: "Il nostro punto di riferimento devono essere gli operai, i giovani, i precari e le partite Iva, non Bettini, a cui certo non farei monumenti, o Renzi"

"Al Movimento serve un cambio di rotta, dobbiamo interrogarci su cosa si è sbagliato e correggerlo". L'ormai ex vicepresidente dei 5 Stelle Chiara Appendino ha parlato così al Fatto quotidiano, senza giri di parole. Il Foglio aveva anticipato la scelta dell'ex  sindaca di Torino: spiegare la sua linea al giornale di Travaglio per contestare C0nte anche fuori dalle assemblee di partito.

 

L'ex sindaca di Torino si è dimessa sabato dalla carica che ricopriva nel M5s contro la linea “testardamente unitaria” di Schlein, seguita, a suo dire, troppo anche dal presidente Giuseppe Conte. Il Movimento è nato "come forza antisistema", ma ora, secondo Appendino, ha smarrito la sua identità: a dicembre gli iscritti avevano deciso per un partito progressista indipendente "cioè con un'identità forte - prosegue nell'intervista - ma per mantenerla devi essere stabilmente davanti ai cancelli delle fabbriche, agli ospedali e negli altri luoghi dove c'è disagio". Il punto di riferimento del M5s devono essere gli operai, i giovani, i precari e le partite Iva non "Bettini, a cui certo non farei monumenti, o Matteo Renzi". Il riferimento al primo teorico del campo largo non è casuale: durante la riunione del Consiglio nazionale in cui ha ufficializzato le sue dimissioni, Appendino aveva criticato il fatto che Conte lo ascoltasse troppo. Bettini, intervistato dal Foglio, le ha risposto: “Mi dispiace che mi abbia tirato in ballo per polemizzare con Conte, rispetto a un mio condizionamento eccessivo nei suoi confronti. Ho l’impressione che non conosca bene il leader del suo movimento".

 

Lo scontro tra Appendino e Conte è deflagrato dopo le elezioni regionali in Toscana, quando i 5 Stelle hanno sostenuto il candidato di centrosinistra e governatore uscente Eugenio Giani dopo che, nei cinque anni precedenti, erano stati all'opposizione dello stesso Giani in Consiglio regionale. Risultato: hanno preso meno del 5 per cento. Quindi dopo il filotto di batoste rimediato, oltre che in Toscana, anche nelle Marche e in Calabria, dove tra l'altro esprimevano il candidato (sconfitto) della coalizione, l'europarlamentare Pasquale Tridico, durante l’assemblea dei gruppi pentastellati a Montecitorio e Palazzo Madama - come anticipato da Repubblica – Appendino ha alzato la voce e ha annunciato possibili dimissioni. Questa minaccia aveva spiazzato Conte: quando l’ex premier ha letto la notizia ha detto ai suoi: “Non sapevo nulla. Non si fa così. Chiara è stata scorretta”.

 

Durante il Consiglio nazionale, l'altra vice di Conte, Paola Taverna, raccontano al Foglio, ha lanciato anche un'accusa: secondo l'ex senatrice, Appendino avrebbe una strategia per mettere in crisi Giuseppe Conte e la sua rielezione come leader maximo del Movimento. In una post sui social Appendino ha scritto: "Dopo l’ennesimo risultato deludente alle regionali, non possiamo continuare a dirci che è tutto normale e che va tutto bene. Il problema non è fuori da noi. Il problema è nella nostra identità, nella direzione politica, nel modo in cui stiamo parlando - o non parlando - al paese. La nostra sfida non può essere snaturarci per conquistare qualche posto di potere in più. La nostra sfida è riconquistare la fiducia di chi non vota più, di chi ha smesso di credere che la politica possa servire a qualcosa. E una cosa è certa: senza radicalità non c’è cambiamento".

 

Il tema fondamentale, che le dimissioni di Appendino hanno portato alla luce, è capire quale postura il Movimento debba avere nella coalizione di centrosinistra perché "non bisogna guardare al centro - continua l'ex sindaca sul Fatto - non puoi rappresentare gli esclusi se la bussola è il continuo equilibrismo all'interno del campo largo". Dietro le parole dell’ex vicepresidente, che comunque resterà nel Movimento, si nasconde un dibattito neanche troppo sotterraneo verso le politiche del 2027, da Pd e Avs arriva con una certa insistenza la richiesta di aprire un tavolo tra leader che strutturi l’alleanza. Dalla parte dell'ex sindaca, oltre a Danilo Toninelli - ancora membro del collegio dei Probiviri del Movimento, ma di fatto ormai fuori dal partito: “Chiara Appendino ha messo in discussione la linea politica di Conte: finalmente qualcuno lo fa, peccato che sia troppo tardi” - si è schierata anche Virginia Raggi, da sempre contraria all’alleanza organica con il Pd.

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