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l'intervista
Il governo Meloni è più immigrazionista dei governi di sinistra. Numeri
Gli sbarchi non calano da almeno un anno e i permessi di soggiorno sono aumentati, mentre le ong continuano a operare in maniera simile agli anni scorsi. "Succede anche nel resto dell'Ue, nonostante il successo della destra alle urne", ci dice Matteo Villa, ricercatore Ispi
“Blocco navale”, “stop all'invasione”. I tormentoni dei principali partiti di centrodestra al governo si scontrano con una realtà dei fatti ben diversa. Secondo i numeri dell’Istat – rielaborati dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) – sono stati 336 mila gli stranieri arrivati in Italia nel 2022, oltre 92 mila in più rispetto all’anno precedente. Il dato è salito poi ancora a 378 mila nel 2023, fino a sfiorare la quota dei 400 mila nel 2024. Inoltre, gli sbarchi nel nostro paese non hanno subìto alcun calo nell'ultimo anno, attestandosi su valori sostanzialmente identici a quelli registrati nel dicembre 2021, quando il ministero dell'Interno era retto da Luciana Lamorgese, e non da Matteo Piantedosi. In poche parole, dall’inizio del governo Meloni l’immigrazione straniera in Italia non ha fatto che crescere.
Le motivazioni sono diverse. “C’è un effetto trascinamento legato alle norme preesistenti e non modificate dal governo Meloni, come quella del ricongiungimento familiare, per cui una persona che arriva in Italia e lavora alcuni anni può far entrare il partner e i figli”, spiega al Foglio Matteo Villa, direttore del DataLab dell’Ispi: “Dalla Danimarca alla Svezia, ma anche in Germania e Austria, negli ultimi due anni si è rimodulata questa legge in maniera restrittiva. In Italia invece no”. Dall’altro lato, le nostre imprese continuano a cercare manodopera straniera per le proprie attività, in mancanza di quella italiana. “Il numero di lavoratori richiesti è cresciuto nel tempo, fino a superare un milione l’anno scorso – prosegue Villa – Di conseguenza, Palazzo Chigi ha allargato parecchio le maglie”. Ed ecco che il governo (in teoria) più a destra del Dopoguerra si ritrova a fare politiche sostanzialmente permissive.
Ciò si riflette anche sul numero delle regolarizzazioni. Durante il governo Meloni, ammontano a 368 mila i permessi di soggiorno emessi ogni 12 mesi nel periodo che va da ottobre 2022 a dicembre 2024. Quelli relativi all’esecutivo guidato da Mario Draghi si fermavano a 306 mila. Valori comunque ben più alti di quelli del Conte 1 (239 mila) e del Conte 2 (176 mila).
Guardando al paese d’origine, la stragrande maggioranza dei permessi di soggiorno è destinata a stranieri provenienti dall’Africa, cresciuti di 39 mila unità in media ogni anno rispetto al periodo antecedente al governo Meloni. Aumentano anche gli asiatici (+24 mila) così come i migranti che giungono dall’America latina (+13 mila) e dal medio oriente (+2 mila).
Per quanto ostacolate, costrette a lunghe traversate in porti lontani dai punti di salvataggio per fare sbarcare i migranti, anche le ong continuano a operare nel Mediterraneo. Anzi, i loro giorni di missione in area Sar (Search and rescue) libica sono aumentati, passando dai 340 del 2023 a 365 del 2025 (dati fino al 14 ottobre). Nettamente di più rispetto ai 267 giorni del 2022 e ai 190 del 2021. “Se si guarda alla loro attività nell'ultimo anno, su circa 70.000 sbarchi, 15.000 sono stati effettuati proprio dalle ong – spiega il ricercatore – È una parte piccola del totale, ma è una percentuale comunque simile a quella degli anni scorsi”. Negli ultimi anni, anche il numero delle ong attive è cresciuto. “Di conseguenza, anche se perdono più tempo per arrivare al porto di sbarco, ce ne saranno comunque altre pronte a ripartire in autonomia”. D’altronde, lo avevamo scritto, il mediterraneo è ancora la rotta più battuta da chi fugge dalla Libia.
La tendenza sembra analoga anche nel resto d’Europa. Nel 2023, come nel 2022, tutti i 27 paesi dell'Ue hanno registrato più immigrati che emigrati, con un picco del 45 per cento in Finlandia, guidata da una coalizione di centrodestra. Nel complesso, in quel biennio il tasso di immigrazione è cresciuto in 12 stati, parecchi dei quali governati da partiti di ispirazione conservatrice. “Nel 2014 l’Ue emetteva ogni anno circa 1 milione e 800 mila permessi di soggiorno, dieci anni dopo siamo a 2 milioni in più”, calcola Villa: un aumento costante di regolarizzazioni che va di pari passo con il successo della destra, sia nei parlamenti nazionali sia a Bruxelles.
Il paradosso, almeno nel nostro paese, era già noto. “Anche il governo Berlusconi, tra il 2001 e il 2005, è stato fra i più permissivi dal punto di vista di decreti flussi, sanatorie e regolarizzazioni. Di fatto – conclude il ricercatore – le maggiori sanatorie sull’immigrazione sono arrivate con i governi di destra, purché stabili”. Resta solo da capire come raccontarlo ai propri elettori.