
Ansa
Cortocircuiti
E da noi, indignati e soubrette del genocidio mugugnano e spiegano a tutti perché non va bene
Felicità a Tel Aviv e nella Striscia, cortei incazzati a Roma, Milano, Napoli come se niente fosse: “Giù le mani dalla flotilla”, flash mob, atenei occupati a oltranza. Sabato a Roma manifestazione con titolo da striscione in curva. Poi il 14 tutti a Udine a boicottare Italia-Israele
Siamo ai titoli di coda dell’emergenza e gli emeriti dell’indignazione corrono ai ripari. Fu così col Covid e l’allegra brigata no vax, i virologi da talk-show, i filosofi-profeti (coi più scaltri che si riciclarono subito con l’Ucraina, naturalmente in salsa “allargamento della Nato”). Succederà anche con Gaza. Un po’ di pazienza. Intanto, godiamoci il solito fuori sync all’italiana: mentre il mondo si concede un filo di speranza per questo piano di pace – imperfetto, incerto, ma sempre meglio di niente – noi mugugniamo, storciamo il naso, spieghiamo a tutti perché non va bene. Felicità a Tel Aviv e nella Striscia, cortei incazzati a Roma, Milano, Napoli come se niente fosse: “Giù le mani dalla flotilla”, flash mob, atenei occupati a oltranza. Sabato a Roma manifestazione con titolo da striscione in curva: “Dalla Tiburtina a Gaza un solo grido: Palestina libera”. Poi il 14 tutti a Udine a boicottare Italia-Israele. Ma anche se l’entusiasmo è quello dei giorni migliori, il clima è cambiato. Inutile nasconderselo.
E’ finita la festa e il giorno dopo fa sempre schifo. Bicchieri sporchi, posacenere pieni, qualcuno ancora abbracciato al water. Per l’Industria dell’Indignazione e le soubrette del genocidio è il down dopo l’hangover, il vuoto esistenziale del lunedì mattina dopo un weekend di antisemitismo & militanza. E’ Netflix che cancella la tua serie alla terza stagione, proprio quando stavano per acciuffare il cattivo. Il sogno bellissimo e giusto di trasformare la Striscia nella nuova “unità antifascista” e usare Gaza come randello contro Meloni – in assenza di opposizione, di alternative, in assenza di sinistra – semplicemente evapora. Il giocattolone incendiario della Cgil si rompe proprio quando le piazze si erano eccitate come ai bei tempi. Qui però solidarizziamo col povero Landini: tornare a occuparsi di lavoro e vertenze quando fino a ieri era tutto un’avventura nei mari butta addosso una gran depressione.
E l’Unione sindacati di base che aveva espanso il portfolio fino a includere gli “skipper della Flotilla”? Vagheranno alla deriva nel Mediterraneo come l’olandese volante, a caccia di emergenze umanitarie? E poi c’è Francesca Albanese. Grande incognita del paese. Per la Madonna del Genocidio portata in processione su e giù per l’Italia le opzioni sono ricche: ospite fisso a La7 (clausola contrattuale: non nominare mai Liliana Segre). Candidatura col “campo largo”. Sindaca di qualche città medaglia d’oro della Resistenza. Statua ad Ariano Irpino. Stand-up comedian nei teatri o fondatrice di una comune in agriturismo salentino con ristorante biodinamico per elaborare il trauma post genicidio. La pace è il contrario della lotta continua, grande trip sepolto della sinistra radicale che non si eccitava così dagli anni Settanta: stessa prosa angosciante, identico trasporto dionisiaco per il fanatismo qui appena mascherato da umanitarismo larmoyante. E assemblee, comizi, ingiurie, un “Israele nemico di classe” letto sui muri all’università proprio ieri, come in una macchina del tempo. L’isteria che accoglie la pax trumpiana è un vecchio trick ideologico. Siamo alle solite: la “resistenza tradita”, la purezza della Lotta che si piega (dovevamo fa’ ’a rivoluzione e veniamo a patti co’ la borghesia? Giammai!). Eccolo riscaldato e servito in drag terzomondista con filtro social justice: questo piano di pace è un’offesa, una provocazione del capitalismo occidentale, l’affronto neocoloniale di due maschi bianchi col riporto. Noi non ci caschiamo, noi tireremo dritto. Abbarbicati al genocidio.
“C’è sempre uno più a sinistra di te”, starà pensando persino Hamas mentre Michele Emiliano fa causa a Israele per sequestro di pugliesi e i terroristi scendono a patti con Trump e Netanyahu. Ma gli scenari cambiano in fretta. Trump magari si becca il Nobel per la Pace e Hamas – in versione pacata e imborghesita – finisce ospite da Fazio domenica sera. “Cosa vuole dire ai tanti italiani che hanno manifestato anche per voi?”. “L’Italia è un grande paese. Vengo sempre qui in vacanza coi miei figli. La nostra non è una ritirata ma una pausa di riflessione. Torneremo ancora più grandi”. Fuori dallo studio, una Ginevra Bompiani tremante, emozionata come una ragazzina, abbraccia finalmente un terrorista.