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Il caso Almasri domani in Aula. Ecco cosa dirà la relazione della maggioranza

Ermes Antonucci

Il documento del centrodestra: Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno agito per difendere “interessi dello stato costituzionalmente rilevanti”, tutelando la vita e l’incolumità degli italiani presenti in Libia. Critiche al Tribunale dei ministri

Sul caso Almasri i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano hanno agito per difendere “interessi dello stato costituzionalmente rilevanti”, tutelando la vita e l’incolumità degli italiani presenti in Libia sui quali, secondo quanto segnalato dai servizi segreti, pendevano minacce di atti ostili da parte della Rada Force, cioè la milizia guidata proprio da Almasri. Sarà questo il punto centrale della relazione, predisposta da Pietro Pittalis (FI), che la maggioranza presenterà in Aula giovedì mattina in occasione del voto sull’autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano. Nella relazione non mancheranno critiche molto dure proprio nei confronti della magistratura.

 

Secondo quanto appreso dal Foglio da fonti qualificate, la relazione di Pittalis prenderà avvio da una serie di premesse non di poco conto. Nel provvedimento, infatti, si sottolineerà che l’arresto del generale Almasri il 19 gennaio da parte della polizia avvenne in modo irrituale, perché le norme che regolano l’esecuzione di un mandato d’arresto della Corte penale internazionale impongono la necessaria previa interlocuzione col ministro della Giustizia. Inoltre si evidenzierà che questo errore venne poi confermato dalla successiva decisione della Corte d’appello di Roma, che annullò l’arresto di Almasri su conforme parere del procuratore generale. 

 

La parte centrale della relazione sarà ovviamente dedicata alle valutazioni sull’esistenza del requisito che la legge costituzionale n. 1 del 1989 prevede affinché il Parlamento possa riconoscere lo “scudo” penale ai ministri, vale a dire la connessione tra il loro operato e la “tutela di un interesse dello stato costituzionalmente rilevante” o “il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”. A differenza delle conclusioni del Tribunale dei ministri, per la maggioranza risulta evidente che gli esponenti del governo agirono per tutelare interessi costituzionalmente rilevanti. L’Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna (Aise) aveva infatti appurato che il trattenimento di Almasri avrebbe potuto generare gravi conseguenze per l’Italia sia sul piano diplomatico e commerciale sia in termini di sicurezza per i cittadini e le istituzioni italiane presenti in Libia, in virtù del ruolo di vertice ricoperto da Almasri nella Rada Force.

 

Le minacce di ritorsioni, anche qui a dispetto di quanto sostenuto dai giudici, non apparivano affatto ipotetiche o vaghe, ma concrete, sulla base delle informazioni acquisite dalle autorità da fonti libiche. Gli interessi costituzionalmente rilevanti sono quindi rappresentati dalla vita e dall’incolumità dei numerosi italiani residenti in Libia, nonché dalla difesa delle aziende italiane, in primis l’Eni, che con il suo impianto a Tripoli (presente in un’area sottoposta al controllo dei miliziani della Rada) soddisfa circa il 9 per cento del fabbisogno nazionale di gas naturale. 

 

La relazione di Pittalis conterrà anche una serie di dure critiche al Tribunale dei ministri. Viene ritenuta grave la decisione dei giudici di considerare come “versione difensiva degli indagati” il contenuto delle informative rese dai ministri Piantedosi e Nordio al Parlamento, dichiarazioni che peraltro sarebbero insindacabili. Altro grave errore del Tribunale, che per la maggioranza denota una scarsa conoscenza del diritto internazionale, è l’applicazione del concetto di “stato di necessità” così come previsto dall’articolo 54 del nostro codice penale, anziché come configurato dalle fonti internazionali. 

 

Grave viene ritenuta la decisione del Tribunale dei ministri di definire come “palesemente irrazionale, e quindi illegittimo” il provvedimento di espulsione di Almasri solo perché, in questo modo, il generale libico sarebbe stato rispedito nel paese dove è accusato di aver commesso i crimini: i giudici non considerano che Almasri, una volta rimesso in libertà dai magistrati, avrebbe potuto delinquere in Italia proprio in considerazione della sua spiccata indole criminale evidenziata dalla Corte penale internazionale. La relazione dovrebbe contenere anche un attacco al Tribunale, che ha deciso di accusare Mantovano di peculato per l’uso del volo di stato per il rimpatrio di Almasri, nonostante la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma: non si comprende, infatti, quale sarebbe l’“interesse privato” goduto dal sottosegretario. 

 

Insomma, per la maggioranza su molti aspetti il Tribunale dei ministri ha svolto argomentazioni più politiche che giuridiche. Anche per queste ragioni la richiesta di mandare a processo gli esponenti del governo sarà rispedita al mittente.

 

La relazione della maggioranza sarà illustrata da Pittalis giovedì mattina, prima del voto (a scrutinio segreto) dell’Aula della Camera. La settimana scorsa la Giunta per le autorizzazioni ha bocciato la relazione predisposta dal deputato del Pd Gianassi a favore dell’autorizzazione a procedere. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]