Ansa

L'editoriale dell'elefantino

La deriva flottigliera di una classe dirigente accodata alle pulsioni antisemite

Giuliano Ferrara

L’immagine che la piazza antisraeliana rimanda, tifando apertamente per la resistenza di Hamas e contro la pace e il cessate è il fuoco, è una sola: la più massiccia manifestazione antisemita dai tempi delle adunate di Norimberga

L’equivoco umanitario si è dissolto. Sentimento, risentimento, pietà, buone intenzioni, ripudio della guerra, partecipazione, intervento civile, orrore per il massacro. Tutto questo, che in sé sarebbe legittimo, ha trovato una copertura culturale e antropologica, un linguaggio comune osceno e una piattaforma di inaudita violenza, umanitariamente e storicamente intrattabile. Manifestare per la cacciata dei sionisti dalla Palestina e per la Palestina libera dal fiume al mare, dileggiare gli ostaggi del 7 ottobre, tifare apertamente per la resistenza di Hamas e contro la pace e il cessate il fuoco, ecco, non importa se il tutto avviene con l’avallo della più ipocrita e cinica classe dirigente politica e sindacale della sinistra, l’immagine che la piazza antisraeliana rimanda, da Roma a Torino a Manchester e ovunque, è una sola: la più massiccia manifestazione antisemita dai tempi delle adunate di Norimberga.

 

Avevamo previsto che la solidarietà con Israele attaccata era destinata a dissolversi una volta che quel popolo, quel paese e quell’esercito avrebbero cominciato a difendere il loro diritto di esistere al riparo dal pogrom, ma non pensavamo che l’ignoranza e l’odio di sé delle pasciute e dementi frazioni di intere generazioni postoccidentali sarebbero arrivati all’odio di piazza contro gli ebrei, al fiancheggiamento della violenza islamista sterminatrice. “Genocidio” è stata la parola magica intorno a cui è ruotata, per poi sfociare nella caccia ideologica e morale agli ebrei, la coscienza infelice di migliaia di americani dei campus, di migliaia di europei e italiani dei centri sociali e delle scuole. 

 

Quelli che agitano la bandiera palestinese a vanvera o che bruciano la stella di Davide e tirano sassi contro la polizia, occupano stazioni e aeroporti, quelli che credono di sostenere loro soltanto il peso del dolore della guerra, i narcisisti etici che accarezzano la propria coscienza, hanno dalla loro ignoranza una speciale autorizzazione a straparlare e a strafare. Non sanno niente dell’antisemitismo come storia e come patologica ricorrenza occidentale, non conoscono l’islam politico, non hanno la minima idea della vicenda del sionismo e del rifiuto arabo a una soluzione dei due stati in nome della soppressione dello stato ebraico. Per loro luccicano le parole chiave che ingannano anche tanta brava gente irretita dall’illusione di un riscatto dall’odio nell’odio: destra religiosa, coloni, oppressione, e naturalmente la formula delle formule, la più grande menzogna del nostro tempo, il “genocidio” al contrario perpetrato dalle vittime della Shoah. Ma è possibile che i Landini, i Conte, le Schlein, i Bersani non sappiano ciò che in medio oriente sanno tutti, e che viene anche esplicitamente ammesso dai “resistenti” di Hamas, e cioè che gli israeliani si servono delle armi per difendere il loro popolo mentre Hamas si è servito del suo popolo per difendere le sue armi e i suoi tunnel concentrazionari?

 

Non sanno che in queste ore si decidono il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, che l’unico piano di pace possibile è affidato all’isolamento e alla sconfitta dell’ala militare di Hamas? Non lo si può onestamente credere. E nemmeno si può credere che sia in ballo solo una manovra piccina, paragonabile all’impudica astensione parlamentare, per lucrare consensi contro un governo che l’opposizione giustamente avversa. C’è qualcosa di più che spiega l’incapacità di parlare della verità politica alle loro constituencies, che motiva la deriva flottigliera e piazzaiola di un pezzo di paese a cui sarebbe affidato il controllo politico e intellettuale della sacra funzione dell’opposizione. Questa classe dirigente è il prodotto, il riflesso di un fallimento che fa epoca, si accoda alla piazza e alle sue pulsioni antisioniste e antisemite, alle sue parole d’ordine distruttive, perché ha smarrito completamente la nozione di guida, di educazione, di costruzione positiva e realista di una politica.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.