Ansa

Editoriali

Flotilla? Coraggio forse sì, coerenza no

Redazione

Gli attivisti demonizzano il governo quando media e poi lo invocano per scorte e rimpatri. Non si scende a compromessi con la Meloni per fare arrivare il cibo a Gaza, ma per tornare a casa invece sì

Giorgia Meloni sembra intenzionata a non pagare le spese per il rientro degli italiani arrestati sulla Global Sumud Flotilla. La tesi, finora circolata da fonti ufficiose, è che lo stato si farà carico dell’assistenza consolare necessaria a chi viene fermato all’estero, ma il costo del volo per il rimpatrio sarà sostenuto dagli attivisti bloccati dall’esercito israeliano. Secondo invece la versione dei legali della flotilla, “ci sarà un volo speciale organizzato dalle autorità italiane” e pertanto “sembra improbabile che paghino e che su questo abbiano spese a loro carico”. Probabilmente quello della Meloni è un errore: pur non condividendo, come ha chiaramente detto, i metodi dell’iniziativa e l’obiettivo di violare il blocco navale israeliano, dopo aver mandato le navi della Marina a difendere l’incolumità degli attivisti il governo potrebbe analogamente farsi carico del rientro dei 40 attivisti, tanto più che tra di essi ci sono dei parlamentari.

 

In questo modo eviterebbe anche critiche e paragoni con il caso Almasri. Ma contemporaneamente è un po’ surreale l’atteggiamento della flotilla rispetto al governo italiano. Da un lato lo accusa di essere “collaborazionista” del governo Netanyahu e, di conseguenza, complice del “genocidio” a Gaza. Contemporaneamente, però, gli attivisti pretendono da quello stesso governo alleato di Netanyahu che mandi la Marina militare a difendere le barche della flotilla dall’esercito israeliano e, per giunta, che fornisca un volo di stato per il rientro a casa. Nel mezzo, però, quando il governo italiano tenta di agevolare la mediazione con il cardinale Pizzaballa per lasciare gli aiuti umanitari a Cipro facendoli giungere a Gaza attraverso il Patriarcato latino di Gerusalemme, la risposta della flotilla è no, non ci si può fidare del governo italiano. Non si scende a compromessi con la Meloni per fare arrivare il cibo a Gaza, ma per far tornare gli attivisti a casa invece sì. Forse tanto coraggio, ma poca coerenza.

Di più su questi argomenti: