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Scioperi

Landini sale sulla Flotilla con i Cobas, ma rischia di perdersi la Uil

Dario Di Vico

La Cgil vuole sperimentare la nuova alleanza in piazza a sostegno della Palestina all'insegna del "blocchiamo tutto". Una sorta di super-sciopero e che soprattutto non richiede di costruire un consenso maggioritario nei luoghi di lavoro

E’ nato ieri un nuovo format di alleanze sindacali. Al posto della vecchia cara triplice Cgil-Cisl-Uil ha fatto il suo debutto in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati il format Cgil-Usb-Cub-Cobas, una primizia assoluta che ci racconta molte cose al di là anche della contingenza che lo ha generato (le minacce israeliane alla Flottilla). Maurizio Landini si è presentato in compagnia degli altri capi del sindacalismo di base: Guido Lutrario per l’Usb, Antonio Amoruso per i Cub e Vincenzo Milucci per i Cobas. Un quartetto che ha in mente un preciso obiettivo (“lo sciopero generale senza preavviso”) che dovrebbe scattare nel più breve tempo possibile a fronte di un danno arrecato alle persone o alle barche della Flottilla dalla marina israeliana.

 

Lutrario – forse forte del dichiarato successo delle manifestazioni del 22 settembre – ha rivaleggiato in decibel con Landini, paragonato Gaza alla guerra del Vietnam e infine chiesto le dimissioni del questore di Milano per aver sostanzialmente provocato gli incidenti di due lunedì fa. Ovviamente il quartetto dei Senza Preavviso confida di sperimentare il nuovo format in piazza e sfida le autorità di garanzia preposte alla regolazione degli scioperi. Landini, dal canto suo, con il punto stampa di ieri ha concluso la prima tappa della sua operazione di recupero. Rimasto spiazzato il 22 settembre ha pensato bene di riunire attorno a sé tutte le sigle del sindacalismo extra-confederale e celebrare una volta di più il famoso detto pas d’ennemi à gauche.

 

Il vecchio formato Cgil-Cisl-Uil risulta agli occhi di Landini ormai superato. E’ vero che sono in funzione un paio di tavoli di consultazione con Confindustria e Confcommercio, gestiti insieme ai due vecchi compagni di strada, ma per ora la Cgil vi siede con atteggiamento benevolo. E tattico. Per strada però Landini ha perso la Uil che non lo ha seguito nella spericolata avventura del referendum e lo ha mollato anche su Gaza. La confederazione guidata da Pierpaolo Bombardieri è alle prese con un complicato dibattito interno che dovrebbe portare a un rimescolamento della prima linea di comando e molte energie sono assorbite da questo trambusto. Sicuramente però risulta più vicina alla Cisl rispetto al recente passato e comunque si è delandinizzata.

 

Il leader della Cgil, recuperato il rapporto con la Usb, nel prossimo sciopero generale vuole apportare valore aggiunto rispetto al 22 settembre che ha visto piene le piazze ma anche le fabbriche e gli uffici. Le percentuali di adesione dei lavoratori allo sciopero sono state bassissime e le manifestazioni sono state animate per lo più dagli studenti e dall’associazionismo. Il segretario della Filt-Cgil Stefano Malorgio lo ha dichiarato al Diario del lavoro: “Il 22 c’è stata una distanza tra la reazione della società civile e il mondo del lavoro, noi lavoriamo per ricucirla”. Ovvero portare a scioperare per la Flottilla anche le tute blu. Vedremo come andrà. E’ chiaro comunque che Landini prosegue nella strategia che ha delineato dopo il referendum ovvero costruire un sindacato politico-identitario che non ha più la contrattazione come perno della sua azione ma si muove sul terreno della mobilitazione politica e sociale. Ben venga quindi l’egemonia sui movimenti pacifisti, sui Cobas e magari sulle organizzazioni del terzo settore. Avvicinandosi poi la legge di bilancio di fine d’anno la Cgil si muoverà per giustificare il suo terzo sciopero generale contro il governo Meloni, scelta identitaria della quale non può fare a meno pena la mancanza d’ossigeno. 

 

I vecchi sindacalisti della confederazione avvertono il leader reggiano che a furia di proclamarne lo sciopero generale sta diventando una moneta inflazionata, vale meno anche come minaccia. Sarà anche per questo i nuovi compagni di viaggio di Landini, gli Usb-Cub-Cobas, hanno forgiato la parola d’ordine del “blocchiamo tutto”, che è una sorta di super-sciopero e che soprattutto non richiede di costruire un consenso maggioritario nei luoghi di lavoro. Per bloccare tutto nei porti ci sono i camalli e in città vanno bene anche gli studenti o i gilet rossi. Naturalmente per il sindacalismo italiano il tutto suona come un drastico ridimensionamento, i problemi ci sono – da Ilva a Stellantis per rimanere solo nell’industria – ma la capacità di rappresentarli e di far vivere ai corpi intermedi un’autentica stagione di protagonismo purtroppo no.

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