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in puglia

La campagna di Decaro è un breviario vincente per una sinistra post-ideologica. Appunti per Schlein e Meloni

Gabriele De Campis

Il claim del primo spot “tutta la Puglia” richiama la hit sanremese di Gabry Ponte. La retorica post ideologica, con lirismi quasi vendoliani, elude i nodi cruciali del territorio: dal futuro dell'Ilva alla crisi idrica fino alla sanità a pezzi. Ma i sondaggi lo premiano, lanciando il candidato alla regione verso il congresso Pd

È “Tutta la Puglia” il reclamo della campagna elettorale di  Antonio Decaro, governatore del centrosinistra. L'eurodeputato, che da sempre si affida alla creatività dell'agenzia Proforma, già al fianco di Matteo Renzi a Palazzo Chigi ,  ha lanciato sui social il suo primo spot, con un titolo che ha possibili e sorprendenti assonanze con  “Tutta l'Italia” del dj Gabry Ponte, vero tormentone dell'ultimo Sanremo.

Il messaggio dell'ingegnere barese è, per rimanere in tema, “tutto” post-ideologico, senza riferimenti che possano risultare complessi o divisivi: l'incipit - “Voglio prendermi cura della Puglia” - è nelle corde dei suoi comunicatori, sensibile sia all'esperienza dei democratici americani dell'era Obama che alla musica pop di Franco Battiato. Il seguito è un elenco di ossimori da fare invidia a un ispirato Walter Veltroni: nel gergo pugliese questa retorica è riassunta nella formula de “la monge e la pong”, ovvero nel “lisciare il pelo e dare la mazzata”. Si parte con “La Puglia che corre veloce e quella che è rimasta indietro” e “la Puglia che si mostra in tutto il mondo e quella che nessuno vede mai” e poi si sale sfiorando il lirismo, con un surplus di retorica, caro al Pasolini di Terlizzi, alias  Nichi Vendola , candidato “impresentabile” al consiglio regionale che gli ha imposto Avs per conservare la coalizione del “ campo larghissimo” . Decaro evoca “la Puglia forte e quella fragile” e “la Puglia del mare che ci abbraccia e quella che ci nutre” ,  “la Puglia illuminata dalle luci del centro e quella buia delle periferie” , “la Puglia di chi si alza presto per andare a lavorare e quella di non dorme perché un lavoro non ce l'ha” .

In una regione che ha una agenda segnata dall'attualità con  la vertenza Ilva caratterizzata da incertezza e da continui ritiri di possibili investitori, con una crisi idrica dirompente, un Piano casa che ha creato storture deformanti per gli orizzonti delle città e liste d'attesa offensive per un paese occidentale, nel primo video messaggio di Decaro non c'è nessuna idea di governo delle emergenze. Il messaggio è leggero, fluido, dribbla ogni asperità connessa alla politica meridiana, relegata ai comunicati modello Pravda degli incontri che tiene nel suo ufficio con i rappresentanti delle categorie. Decide di non scegliere, con la sua postura da antieroe con la lacrima facile, ed è questa sua forza, evitando di prendere posizione sul futuro dell'acciaio come sull'urbanistica, due dossier che potrebbero evidenziare come le opposizioni hanno tutt'altro che assemblabili in un programma.

 

Questa versione light del riformismo digitale, condito di maanchismo alle cime di stupro, rappresentata da Decaro ha fatto però breccia nell'immaginario dei pugliesi che nei sondaggi gli tributano consensi plebiscitari (il centrodestra non ha ancora partorito il nome del suo rivale), smentendo la previsione del predecessore, lo sceicco Michele Emiliano, che dal palco della Fiera del Levante gli ricordava che “i cittadini non sono follower”.

 

Ecco la sinistra leggera, light come il formaggio Philadelphia, ma vincente perché coglie il sentiment social, buca su TikTok e rende immediatamente noiosa ogni complicazione politologica: il test delle regionali pugliesi sarà dunque uno “stress test” verso il prossimo congresso nazionale del Pd e subito dopo verso le politiche. Elly e Giorgia sono “avvisate”.

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