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La proposta

A Bari la causa palestinese vale 73 euro lordi

Redazione

Dopo aver dato la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, il centrosinistra cittadino presenta una proposta per devolvere il compenso previsto per ogni seduta. Il mese scorso l'opposizione aveva chiesto di donare ai gazawi due mensilità 

Per il centrosinistra del comune di Bari la causa palestinese varrà 72,96 euro lordi, un gettone di presenza. Ai primi di ottobre dovrebbe essere discussa la proposta di devolvere il compenso previsto per ogni seduta di commissione e di Consiglio per il popolo nella Striscia: per i 34 consiglieri, non contando il presidente del Consiglio comunale e chi ha già l'indennità da consigliere regionale, infatti si tratta di offrire 73 euro a testa che porterebbe a un totale di 2480 euro e 64 centesimi di euro lordi. Per il sindaco e gli assessori il discorso è diverso perché bisognerebbe calcolare il compenso giornaliero ottenuto dalle loro indennità.

 

La notizia arriva a poche ore dallo sciopero generale nazionale che lunedì 22 ha visto migliaia di persone scendere in piazza a manifestare solidarietà per Gaza, con alcuni scontri alla stazione centrale di Milano. Il capoluogo pugliese è la città che, un mese fa, il 4 agosto, ha dato la cittadinanza onoraria alla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese che ha chiesto alla Corte penale internazionale di intervenire contro funzionari, aziende e dirigenti statunitensi e israeliani per quanto sta accadendo a Gaza. Ma dopo questo atto simbolico, il comune non è riuscito a concretizzare le buone intenzioni verso i gazawi. Tre giorni dopo, infatti, il centrodestra voleva far votare in Consiglio comunale la proposta, di cui era primo firmatario il leghista Giuseppe Carrieri, di devolvere due mensilità delle rispettive indennità di sindaco, assessori e consiglieri comunali e municipali - più donazioni libere, su base volontaria - da destinare, attraverso Ong accreditate, all'acquisto di medicinali e generi alimentari da inviare nella Striscia, e di pubblicare poi l’elenco dei benefattori. Ma quella votazione non si è tenuta a causa della mancanza del numero legale, numero che è stato proprio il centrosinistra a far venire meno uscendo dall'aula e che ha comportato l'interruzione della seduta.

 

In una nota congiunta l'opposizione ha attaccato: "Non chiedevamo astratti proclami, come la consegna delle chiavi alla Albanese, ma un gesto concreto per aiutare il popolo palestinese. Una donazione libera, personale, volontaria. Evidentemente il centrosinistra, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, si dilegua. E lo fa nel peggiore dei modi: scappando dal confronto. La maggioranza, oggi, ha perso un’occasione per dimostrare che la solidarietà può essere reale e trasparente e non solo un titolo da esibire nei convegni". Il centrosinistra ha risposto alle accuse dicendo che le finalità solidali erano condivisibili, ma "il testo presentava gravi criticità, a partire da una scrittura approssimativa fino alla totale assenza di un piano concreto sulla destinazione delle risorse. Non veniva indicato alcun canale umanitario affidabile, né alcuna garanzia sulla possibilità effettiva di far arrivare medicinali o generi alimentari alla popolazione palestinese. Sappiamo tutti quanto l’accesso umanitario a Gaza sia oggi difficile, limitato e soggetto a vincoli internazionali". E hanno chiesto il coinvolgimento del governo: "Per questo motivo riteniamo che ogni proposta di questo tipo debba essere preceduta da una garanzia del governo nazionale circa l’attivazione di un canale umanitario sicuro, tracciabile e realmente attivabile. E proprio perché il governo è espressione del centrodestra, ci saremmo aspettati una proposta più seria, strutturata, rispettosa del tema trattato e delle difficoltà oggettive di attuazione".

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