(foto LaPresse)

Il colloquio

Meghnagi (Comunità ebraica Milano): “La sinistra e i sindacati responsabili della violenza e dell'odio in città”

Luca Roberto

Il presidente della comunità ebraica meneghina: "Attacchi come quello che abbiamo visto hanno una responsabilità politica precisa. Accuso Conte, Schlein, Fratoianni, Bonelli e la Cgil di Landini. Da adesso ci sono quindici giorni di festività ebraiche: non vogliamo essere costretti a nasconderci"

“C’è chi ha una responsabilità precisa per quanto abbiamo visto oggi a Milano. Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli, la Cgil di Landini, sono correi di incitamento alla violenza. Continuano a soffiare sull’antisemitismo”. Il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi parlando col Foglio vuole partire da una premessa: “Chiunque ha il diritto di criticare le operazioni di Israele a Gaza, è un dramma per tutti. Ma manifestare non vuol dire distruggere la città, a partire dalla stazione. O passare, come hanno fatto alcuni manifestanti, per il quartiere ebraico con in  mano una bara bianca. E’ una vergogna”. Le settimane a venire, peraltro, non lasciano presagire nulla di buono: “Abbiamo quindici giorni di festività: il Capodanno ebraico, lo Yom Kippur, la festa delle Capanne. Non vogliamo essere costretti a nasconderci”.

 

Oggi la zona della stazione centrale, a Milano, si è trasformata in un teatro di scontri con le forze dell’ordine. Alcuni manifestanti hanno cercato di fare irruzione all’interno della metropolitana e alcune porte della stazione sono state assaltate con lanci di oggetti. La polizia  ha risposto con i lacrimogeni per disperdere la folla. La tensione è rimasta alta fino a sera. Una decina i fermati e circa 60 gli agenti feriti. “Io penso che sia una vergogna che in una città come Milano ci possano essere manifestazioni del genere”, riflette il presidente della comunità ebraica meneghina Walker Meghnagi. “Un conto è manifestare legittimamente il proprio dissenso, anche verso le operazioni di Israele a Gaza, ci mancherebbe. Altro però è usare queste manifestazioni per andare contro tutto e tutti. E soprattutto per mettere nel mirino gli ebrei di cittadinanza italiana, attaccati per il solo fatto di essere ebrei”.

 

Ancora oggi nelle piazze di tutta Italia si è tornati a scandire slogan quali “Palestina libera dal Giordano al mare”, cioè a discapito dell’esistenza di Israele. A Roma i manifestanti hanno bloccato la stazione Termini. A Bologna il corteo si è spinto fino all’autostrada. Mentre a Calenzano, vicino Firenze, un deltaplano ha sorvolato macabramente, emulando l’attacco di Hamas il 7 ottobre, un sit-in all’esterno di una fabbrica. Ma appunto è a Milano che ci sono stati gli scontri più forti. “Violenze indegne che nulla hanno a che vedere con la solidarietà a Gaza”, ha denunciato la premier Meloni. L’attacco è stato stigmatizzato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala e da Elly Schlein. “E però io al sindaco vorrei chiedere: ma è questa la città che vogliamo? Chi si assume la responsabilità?”, rintuzza Meghnagi.   Quella inaugurata venerdì, con lo sciopero della Cgil, e proseguita ieri con le mobilitazioni in tutta Italia, è una finestra di manifestazioni che avrà il suo culmine nella settimana che porta al 7 ottobre. “Abbiamo grande rispetto e grande fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine, ma è chiaro che siamo anche nelle mani del ministero dell’Interno. Quest’anno si è preferito non vietare nulla, ma che manifestazioni sono quelle in cui ci si scaglia contro un nemico?”, confessa amaramente allora il presidente Meghnagi. “Noi nella nostra vita privata non ci facciamo intimorire. Come ho già detto, abbiamo davanti a noi quindici giorni di festività ebraiche. Ma chi può assicurarci che questo clima avvelenato non porti qualcuno a scagliarsi contro ebrei che magari portano addosso dei simboli religiosi? Per questo chiediamo a tutta la politica, anche a quella cittadina, di reagire. L’Italia non merita di restare ostaggio di queste frange violente ed estremiste”. Ma in questo colloquio il presidente della comunità ebraica di Milano ci tiene a sottolineare dove vadano rintracciate specifiche responsabilità politiche. “Quando si dice di volere la pace ma si aizzano manifestazioni del genere vuol dire che si va nella direzione opposta. Per questo secondo me una parte della politica, penso a chi continua a usare slogan come fanno Conte, Schlein, Fratoianni, Bonelli, il segretario Landini, vada chiamata in causa per  incitamento alla violenza. Li accuso!”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.