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l'intervista

Centinaio (Lega): “Mercosur? Se fossi ministro direi di no. Lollobrigida venga a Pavia a vedere la crisi del riso”

Luca Roberto

L'ex titolare dell'Agricoltura, vicepresidente del Senato: "Se diciamo sì a priori rischiamo di restare con il cerino in mano. Ci vogliono garanzie e protezioni efficaci. L'Ue non apra nuovi mercati calandosi le braghe"

“Io l’accordo Ue-Mercosur così com’è oggi, se fossi ancora ministro, non lo firmerei. Ecco perché penso che prima di dire sì bisogna pensarci bene. Guai a fidarsi troppo, la fregatura è dietro l’angolo. Siamo stati eletti per difendere gli interessi dei nostri agricoltori, non per metterli in difficoltà”. Da ex ministro dell’Agricoltura, il leghista Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, usa parole nettissime contro il trattato di libero scambio cui anche l’Italia ha contribuito per il via libera a Bruxelles. “Il ministro Lollobrigida dice che il comparto del riso è già abbastanza protetto? Posso assicurare che qui a Pavia la crisi si sente e le protezioni scarseggiano. Lo invito a fare un salto”.

Centinaio viene proprio dal pavese, “una delle province risicole più importanti d’Europa, insieme a Vercelli. Giusto ieri ho parlato con un imprenditore che sta iniziando a chiedersi, con 35 ettari di terreno, se gli convenga ancora produrre riso. Per questo penso che l’accordo con i paesi del Mercosur potrebbe dare il colpo di grazia a un settore già particolarmente in difficoltà”, dice il leghista al Foglio. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, però, ancora ieri ha rivendicato il via libera della Commissione europea, arrivato anche grazie alla posizione favorevole espressa dall’Italia. “Io dico che siamo abituati al sensazionalismo. Ma prima di fare un passo irreversibile, di firmare il trattato, dovremmo studiare più nel dettaglio le garanzie promesse, la loro attuazione e quali potrebbero essere invece i contraccolpi sul nostro sistema produttivo”, ragiona Centinaio. “Vediamo se per le aziende italiane c’è un vero beneficio, se c’è un sistema di protezioni efficace o se invece i rischi superano di gran lunga i potenziali vantaggi. Dire di sì a priori rischia di farci rimanere con il cerino in mano”.

 

Secondo l’ex ministro, fondamentale sarebbe stata la concertazione con le associazioni di categoria che subito si sono dette contrarie all’accordo presentato dalla Commissione europea. “Io non posso che essere d’accordo con Confagricoltura, Coldiretti, Cia e gli altri che pongono il tema della reciprocità. Perché è chiaro che non puoi aprire a mercati che ti fanno la concorrenza con standard igienico-sanitari, lavorativi, ambientali molto più bassi dei nostri. In tal caso non c’è clausola di salvaguardia che tenga. Sarebbe quindi stato importante  coinvolgere le associazioni di categoria, per cercare di trovare delle soluzioni comuni. Ripeto: siamo stati eletti per fare gli interessi delle aziende italiane e dei nostri agricoltori, non per metterli in ulteriore difficoltà. Questo perché alcuni settori come il riso, il grano, il mais e la carne sono già in estrema  sofferenza”.
Anche le tempistiche, secondo Centinaio, sono un ulteriore elemento che solleva più di un interrogativo. “La cosiddetta clausola di salvaguardia scatterebbe non prima del 2027, ma è evidente che le ripercussioni negative potrebbero verificarsi ben prima. Per questo dico che se c’è bisogno di intervenire bisogna farlo subito. Non tanto a tutela del governo quanto dei nostri produttori. Gli agricoltori, i nostri imprenditori del settore agroalimentare, sono pragmatici, e sinceramente sono un po’ stufi delle promesse della politica. Vogliono risposte concrete”.

Mercoledì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto che l’accordo Ue-Mercosur aiuterà a controbilanciare gli effetti negativi dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Ma anche su questo punto il vicepresidente del Senato non è convinto. “Siamo pur sempre l’Europa, ovvero uno dei mercati più grandi e importanti del mondo. Non ti vai a cercare dei mercati alternativi calando le braghe. Anzi, come Unione europea, proprio per la nostra forza, dovremmo essere in grado di imporre le nostre condizioni e i nostri standard. E non dire di sì a tutto”. 

Fatto sta che adesso, anche la partita del Mercosur rischia di innescare nuove tensioni all’interno della maggioranza, con una Lega che sembra sempre più scettica sull’accordo e che rischia di seminare trappole sul percorso per la sua approvazione definitiva. Continuerete a fare barricate? “Io dico che non deve diventare un terreno di scontro, ma sicuramente di confronto”, risponde Centinaio. “Anzi, dirò di più. Credo che un tema così importante non debba essere relegato alla discussione interna alla maggioranza, ma anzi debba avvalersi dei contributi anche delle opposizioni. La nostra priorità deve essere quella di facilitare la vita ai nostri produttori, non complicarla, come rischia di fare questo trattato”. 

Insomma, il governo dovrebbe pensarci meglio prima di dire di sì alla ratifica finale? Uno scenario pressoché scontato, nelle proiezioni dello stesso Lollobrigida che ancora ieri ha ricordato come il testo finale sia stato il frutto “di un’intesa in cui l’Italia è stata decisiva”. “Se ci si fida troppo delle promesse si può rimanere fregati. Vediamo meglio, nel dettaglio, quali potrebbero essere i contraccolpi alle nostre latitudini”, ripete allora Centinaio. “Ciò detto, ale condizioni attuali non firmerei nulla”.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.