
Foto ANSA
Il colloquio
Pozzolo: “Le dimissioni di Messina? Per FdI fare il bullo non porterà a niente di buono”
“In Fratelli d'Italia c'è un doppio standard di giustizialismo da una parte e di garantismo totalitario dall'altra. Ma buttare a mare la gente soltanto sulla base dei buoni risultati sui sondaggi non mi sembra una strategia politica lungimirante", dice l'ex meloniano, espulso dal partito dopo il caso dello sparo a Capodanno
In Fratelli d'Italia, casi del genere non accadono tutti i giorni. Il 31 luglio il deputato Manlio Messina ha annunciato di essere uscito dal partito ed essersi dimesso dal gruppo parlamentare: una decisione presa sulla scia delle tensioni tra via della Scrofa e la federazione siciliana di FdI, commissariata e affidata alla gestione del deputato romano Luca Sbardella. In una lettera pubblicata ieri, ha spiegato di avere chiesto supporto ai vertici nazionali del partito, ottenendo in cambio solo “un lento, ma costante, processo di emarginazione”, nonostante il suo nome non compaia tra gli indagati dalla Procura di Palermo in un procedimento penale “che ha coinvolto, tra gli altri, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia”. Parole che molti dirigenti di primo piano di FdI hanno preferito non commentare lungo tutta la giornata.
“Nelle sue dichiarazioni emerge qualcosa di abbastanza evidente: in FdI c'è un doppio standard di giustizialismo da una parte e di garantismo totalitario dall'altra", dice al Foglio Emanuele Pozzolo. Lui dal partito non se n'è andato, ma è stato espulso ufficialmente a maggio a seguito del suo coinvolgimento nella nota vicenda dello sparo di capodanno, nel 2023 a Rosazzo, quando rimase ferito un ragazzo. Prima ancora, Pozzolo era stato oggetto di un provvedimento disciplinare da parte del partito, che lo aveva invitato a non rinnovare la tessera.
In un modo diverso, ma simile, quel caso si è riproposto oggi con Messina. “Io temo che se un gruppo politico non tutela un suo componente oggetto di un attacco fortissimo e dicerie non del tutto fondate, come in questo caso, rischia di rendersi debole in riferimento agli attacchi mediatici, giudiziari e altre situazioni non previste o prevenibili”. Il pericolo, dunque, è che un partito si faccia influenzare eccessivamente dall'esterno senza difendere i propri componenti. Per Pozzolo “è una questione più antropologica che politica”.
E' il prezzo del potere? “C'è modo e modo di stare al governo – risponde l'ex meloniano – Se si predilige la lealtà personale e politica si può governare in modo più che dignitoso, solido e duraturo. Diverso è se invece si prediligono l'immagine e i like, in cui basta una notizia verificata oppure no, o anche il pubblico ludibrio dei social a incidere sulla percezione che i partiti hanno di se stessi". E proprio in questo caso, prosegue Pozzolo, “alcuni vengono lasciati alla gogna e altri vengono ipertutelati. Ma la mancanza di lealtà all'interno di un gruppo non mi sembra essere stata storicamente vincente".
Eppure, per FdI, la capacità di essere un gruppo solido e unito è stato sbandierato come elemento fondante del partito. “Fratelli d'Italia è una comunità umana splendida nel suo complesso. Siamo partiti da zero come un gruppo di amici che sono riusciti a costruire qualcosa di importante. Ma oggi fare i bulli e buttare a mare la gente soltanto sulla base dei buoni risultati sui sondaggi non mi sembra una strategia politica lungimirante”, continua Pozzolo.
Messina è uscito dal gruppo, annunciando poi che non aderirà ad altri partiti “né ora né in futuro”. Analogamente Pozzolo, attualmente nel Gruppo misto, non sembra particolarmente interessato a entrare in nuove famiglie politiche: “Per adesso continuo a occuparmi delle tematiche che ho più a cuore sin dall'inizio della legislatura. Voto sempre a sostegno del governo, differenziandomi talvolta su piccolissime posizioni. Credo che servirebbe un po' più di incisività su temi quali famiglie, imprese e tasse. Continuerò a occuparmene. Da dove e con quale logo farlo è l'ultima delle mie preoccupazioni”.