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Editoriali

I somari di Francesca Albanese

Redazione

La relatrice speciale Nazioni Unite sui territori palestinesi ci chiede di bandire il “made in Israel”. L'idea, non solo in Italia, è quella di esorcizzare Israele dalla propria vita. No, grazie

"Deutsche kauft nicht bei Juden”. I tedeschi non comprano dagli ebrei. Così recitava un manifesto nella Germania di Hitler. Si diceva: “Geh nach Palästina, du Jud”. Ebrei, andate in Palestina! Oggi è: “Ebrei, fuori dalla Palestina!”. Non lo direbbe mai così Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi, che ha ricevuto le chiavi della città di Bari nel teatro Piccinni al grido di “Palestina libera” e dalle mani di un sindaco Leccese apparso fuori luogo. 


Dopo averci spiegato che “il governo italiano è corresponsabile di quello che sta succedendo al popolo palestinese”, Albanese si è lamentata delle sanzioni degli Stati Uniti che l’hanno colpita. Poi ha detto: “Oggi il cambiamento significa è che il made in Israel non deve essere più accettato. Serve un’ordinanza che ricordi ai cittadini l’obbligo di non ospitare più prodotti made in Israel”. I nazisti incoraggiavano il boicottaggio dei negozi ebrei per rendere l’Europa “Jüdenfrei”. Ora c’è chi vorrebbe boicottare tutto ciò che è prodotto in Israele per rendere le nostre vite “Israelfrei”.


No, grazie. Ci sono città irlandesi dove i ristoranti e le farmacie (come a Sesto Fiorentino) non vendono più prodotti israeliani. Ci sono caffè di Londra e ristoranti italiani che hanno esposto la scritta “No Israeli products here” e “Israeliani non benvenuti”. Chi boicotta le arance di Giaffa, chi i romanzi israeliani, chi l’acqua di Sodaspring, chi le aule e i laboratori del Weizmann colpiti dai missili iraniani. L’idea comune è quella di esorcizzare Israele dalla propria vita, che sembra essere l’unico rituale rimasto a questa sinistra un po’ fuori di testa. In tedesco era “Kauf nicht bei Juden”. Oggi suona più alla portata dei nostri somari: “Boycott divest sanctions”. Ma è la stessa infamia.

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