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Tajani e i fratelli B. L'incontro in azienda, la fiducia e la linea dell'apertura per volti nuovi in FI
A Cologno Monzese l’incontro tra i vertici di Fininvest e il leader di Forza Italia. Appoggio confermato, ma con l’invito a rinnovare il partito. A settembre il nuovo manifesto liberale per attrarre voti moderati e rilanciare l’identità azzurra
Antonio Tajani ricevuto da Marina e Piersilvio Berlusconi a Cologno Monzese, cioè in azienda e non, come in precedenza, in casa della figlia dell’ex premier e fondatore di Forza Italia, per quella che il ministro degli Esteri, vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha descritto a monte come una sorta di chiacchierata “tra amici” in cui “si parla di tutto”, ma alla presenza dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e di Danilo Pellegrino, amministratore delegato di Fininvest (sempre azienda, dunque). Un incontro che gli esperti osservatori di mondi azzurri e di simbologia berlusconiana hanno ieri collocato, a valle, tra i colloqui diversi da quelli che ai tempi di B. avvenivano ad Arcore e ai tempi di Marina appunto in casa, e diversi anche da tutti quelli in cui, a differenza che in questa occasione, non era presente Piersilvio – che verso FI aveva espresso qualche critica a margine della presentazione dei palinsesti Mediaset, non più tardi di venti giorni fa. E le sue parole di allora – “bisogna guardare avanti: Tajani è bravissimo, Dalla Chiesa è bravissima, Gasparri è bravissimo… Ma ci vuole anche altro, nel senso di apertura, di visione del futuro” – erano state, nel partito, le convitate di pietra di ogni dibattito interno preliminare all’incontro di ieri, tanto più che Piersilvio non aveva “escluso” un eventuale, seppure lontano, futuro in politica. Ma ieri dalla riunione usciva una linea comune di sostegno al partito, questo si apprendeva, e anche un declassamento di quel “non escludo” di Piersilvio a fantapolitica, almeno per il momento. Tuttavia, in qualche modo, si apprendeva anche che i fratelli Berlusconi, pur ribadendo il sostegno a Tajani e alla creatura politica che per trent’anni aveva caratterizzato la vita e le opere del padre, sorta di eredità in un solco liberale moderato, auspicano oggi anche la messa in cantiere di un’azione di rinnovamento e apertura, e magari arricchimento del partito con figure nuove (senza fare nomi, anche se, dopo l’incontro, tra Parlamento e partito ci si faceva qualche domanda sui possibili identikit). E insomma, l’ansia della vigilia veniva incanalata nella scia dichiarata di un allineamento famiglia-partito, con impegno costante di Marina e Piersilvio, ma con lo sfondo ormai incancellabile delle finestre spalancate verso l’esterno. Procedere, dunque. Ma con quale visione, per usare le parole di Piersilvio? Fatto sta che, al mattino, in un’intervista a Libero, Tajani, che avrebbe appreso ex post delle dimissioni (con volontà di ricandidatura) del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, aveva annunciato l’imminente uscita di un “nuovo manifesto della libertà”, a quanto si apprende già noto ai fratelli Berlusconi a monte dell’annuncio: “A settembre”, diceva Tajani su Libero, “presenteremo il nuovo ‘manifesto della libertà’, aggiornando quello del 1994. Siamo al lavoro, il nostro coordinamento è guidato da Andrea Orsini che era un po’ il ghost writer di Berlusconi. Lavoreremo sui testi di Paolo Del Debbio, ascolteremo le categorie economiche. Il ‘manifesto della libertà’, della libertà economica, serve a dare un’identità forte a FI e a differenziarla da Lega e Fratelli d’Italia. Più il centrodestra è plurale, più consensi attrae”. L’intento è quello di “prendere – oltre ai voti di chi crede in un’economia liberale, nella lotta alla pressione fiscale, nelle battaglie garantiste – anche i consensi di quei centristi delusi dal centrosinistra. Perché gli elettori che facevano riferimento a quell’area non possono avere un punto di riferimento? Magari non amavano la destra, ma se il centrodestra rimane centro-destra, noi possiamo attrarre quei consensi e far crescere la coalizione”. E mentre il Tajani ministro degli Esteri ribadiva l’impegno italiano per i lanci aerei di aiuti umanitari a Gaza, il Tajani uscito da Cologno Monzese era atteso, all’interno del partito, alla prova dei fatti, e cioè dei temi da affrontare per portare FI sul piano della vera capacità di incidere, lavoro e cittadinanza in testa.
