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Il plauso del Pd a Meloni sulle armi. Guerini: “Safe strumento più praticabile per l'Italia”. Pinotti: “Scelta significativa”

Luca Roberto

Il governo chiede 14 miliardi di prestiti per la Difesa. E nel Partito democratico c'è chi apprezza. Il presidente del Copasir: "Ora il governo spieghi come usare quelle risorse". L'ex ministra della Difesa: "Deve mirare a rafforzare la difesa comune"

“’Safe’ è la parte più praticabile del piano von der Leyen. Soprattutto per paesi come l’Italia. Mi aspetto che il governo informi Parlamento e opinione pubblica su quali investimenti e priorità si vogliono indirizzare le risorse richieste. Credo sia il modo corretto per fare una discussione seria e responsabile e uscire da ambiguità e propaganda”. Lo dice, l’ex ministro della Difesa e presidente del Copasir Lorenzo Guerini, commentando la richiesta dell’Italia di accedere a 14 miliardi di euro di prestiti per la Difesa. Un’apertura condivisa dalla collega del Pd ed ex ministra della Difesa Roberta Pinotti: “Una scelta significativa da parte del governo, che deve mirare a rafforzare la difesa comune”.

 

Di ritorno dal viaggio in Etiopia, la premier Giorgia Meloni ha convocato martedì sera gli alleati a Palazzo Chigi per definire la richiesta di prestito da inviare ai vertici europei. All’interno della maggioranza le posizioni erano disparate. Ma anche in ragione degli impegni presi dall’Italia in sede Nato, con l’obiettivo di arrivare al 5 per cento del pil in spese per la Difesa, alla fine la presidente del Consiglio ha deciso di accedere ai fondi garantiti dal programma Safe, che è parte integrante del piano von der Leyen per il “ReArm Europe” presentato negli scorsi mesi. Oltre all’Italia hanno richiesto di accedervi anche altri 17 paesi europei, per un importo complessivo di 127 miliardi di euro che come valore totale potrebbe salire a 150 miliardi. “Ricordo che all’inizio c’era molta prudenza da parte del ministro Giorgetti su questo strumento. Ma non credo fosse a causa della contrarietà della Lega a fare nuovo debito per le spese in Difesa”, ragiona parlando col Foglio l’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti. “Le valutazioni erano prudenti anche perché si cercava di stimare quanto il prestito avrebbe potuto pesare sui conti pubblici. Ma credo che alla fine sia prevalsa una valutazione per cui si considera che questa richiesta vada ad alleggerire nei prossimi anni le risorse che il bilancio nazionale deve destinare alla Difesa, visto che le condizioni del prestito sono molto agevolate: un piano di rientro a 45 anni, a partire dal 2035. E con tassi bassi”. Anche per questo alcuni stati che hanno già deciso di fare un forte indebitamento per rafforzare i propri sistemi difensivi, come Germania o Svezia, hanno preferito non avvalersi di questo strumento europeo.

 

Queste le considerazioni più tecniche. Ma la decisione del governo ha senz’altro anche un risvolto di tipo politico. “Perché sebbene tocchi il debito dei singoli stati, mi auguro sia uno strumento che possa migliorare. E mirare a innescare meccanismi di interoperabilità all’interno dell’Unione europea”, aggiunge allora Pinotti. “Per questo credo sia un passaggio significativo”. Forse necessario in un momento in cui, col tanto paventato disimpegno americano all’interno della Nato, l’Europa deve cercare di rafforzare la propria sicurezza e autonomia strategica. “Per me, infatti, anche il Safe dovrebbe essere un meccanismo studiato al fine di mirare a una vera difesa europea, attraverso un coordinamento maggiore tra singoli sistemi di difesa”, aggiunge l’ex ministra. Secondo cui anche le risorse messe in campo con quest’ultima finestra temporale, non hanno risolto alcune contraddizioni interne all’Ue. “Noto che anche nell’accordo sui dazi con gli Stati Uniti, sottoscritto negli scorsi giorni, sono stati messi sul tavolo fantasmagorici investimenti europei sia nel settore energetico sia per quanto riguarda il settore della Difesa. Ecco, capisco che arrivare a una piena autonomia strategica richieda investimenti e tempi medio-lunghi, ma nel momento in cui non ci si sente più sicuri, quando viene meno la protezione di un alleato storico come gli Stati Uniti, è proprio allora che dovremmo vedere un’Europa molto più assertiva e coraggiosa”.

 

Eppure, nonostante le posizioni di esponenti del Pd come Guerini e Pinotti siano cristalline, c’è chi nel campo largo, vedi il M5s, ha già accusato Meloni di “voler indebitare il paese per comprare armi”, con le parole del vicepresidente Riccardo Ricciardi. Chiedendo che la premier riferisca in Aula. “Ma non la considero una novità, semmai una persistenza su queste posizioni”, analizza ancora Pinotti. Che in conclusione si sente di rivolgere un appello al governo: “Ma in una fase di sottofinanziamento della nostra sanità come nel periodo post Covid, non sarebbe il caso anche di accedere ai fondi del Mes? Spero che anche in questo caso eventuali vincoli ideologici possano venire meno”.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.