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La giunta Sala vacilla sotto il peso dell'inchiesta sull'urbanistica
A Palazzo Marino si tenta di resistere all’urto della Procur, con l’indagine che travolge la macchina amministrativa. Il legame tra l’assessore Tancredi e il sindaco non è penalmente rilevante, ma se le accuse si allargano, sarà crisi politica. Il centrosinistra valuta il campo largo come nella corsa alla Regione, ma il rischio è perdere Azione e la città
La parola d’ordine a Palazzo Marino è resistere alla nuova bordata della Procura che ha demolito l’urbanistica, il settore chiave della politica milanese. Si preferisce attendere gli sviluppi dell’inchiesta per mettere a segno la risposta, sperando che il Palazzo di Giustizia non alzi il mirino perché un coinvolgimento diretto del sindaco Giuseppe Sala farebbe precipitare la situazione. Dalle carte diffuse dai pm emerge un collegamento stretto tra il titolare dell’urbanistica Giancarlo Tancredi e il sindaco, un legame politico noto che però sinora non sconfina nel penale: qualora si superasse sarebbe crisi e la definitiva uscita di scena di Sala dalla politica e della formula che sinora ha tenuto insieme una maggioranza imperniata sul Pd ma con robuste componenti moderate rappresentate dalla lista Civica e dai Riformisti. Una nuova maggioranza per ricostruire il centrosinistra potrebbe prendere le mosse dall’alleanza elettorale sperimentata due anni fa nella corsa alla Regione: un campo largo che vede assieme Pd e 5 Stelle con il sostegno di una lista civica e Avs. Uno schieramento sbilanciato a sinistra, voluto dal candidato governatore Pierfrancesco Majorino e avvallato dalla segretaria Elly Schlein, che si fermò a oltre 20 punti da Attilio Fontana. Un mancato decollo dovuto in particolare all’insuccesso dei pentastellati, che non arrivarono al 4 per cento contro il 18 per cento raccolto nel 2018 quando si presentarono da soli.
A Milano la situazione è diversa, il centrosinistra gode di un consenso confermato in ogni appuntamento elettorale. Bisogna, però, considerare che risulterebbe indebolito dalla caduta della giunta e che l’ipotesi campo largo provocherebbe la perdita di Azione che oggi vanta tre consiglieri. Due mesi fa il coordinatore regionale di Forza Italia, Alessandro Sorte, ha invitato Carlo Calenda a unirsi al centrodestra milanese offrendo la poltrona di vicesindaco: attenzioni ricambiate dal leader centrista che, giusto per fare capire quanto le gradiva, ha precisato in un’intervista al Corriere l’importanza del tema sicurezza e di trovare come candidato sindaco un civico con profilo manageriale. Uno alla Carlo Cottarelli, molto lontano dal profilo di Majorino che potrebbe candidarsi alla guida della sua città. Ancora più inaccettabile per l’ex ministro, anzi del tutto fuori discussione, sarebbe un accordo con gli uomini di Giuseppe Conte.
Quanto alle chance di un’operazione che ripropone su Milano quella di due anni fa in Regione è difficile fare previsioni. Nel 2021 Sala stravinse al primo turno con quasi il 58 per cento dei consensi, ma è passata un’era politica. Milano non ama gli estremismi, tant’è che i 5 Stelle non sono rappresentati in consiglio comunale: un candidato sindaco alla De Luca rischia di fare perdere al centrosinistra una città che governa da 14 anni. E anche in caso di vittoria è facile prevedere una strada difficile, un po' come accadde alla Lega di Formentini vincitrice dopo Tangentopoli.