
L'intervista
Gasparri: "Sul Coni Abodi ha sbagliato, adesso è il numero 5 dello sport. Meglio la proroga a Malagò che a Zaia"
Il capogruppo di Forza Italia al Foglio: "Il ministro non doveva schierarsi soprattutto se rischiava di perdere come è successo. Capisco la posizione di Barelli che guida una federazione sportiva"
“Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha sbagliato a schierarsi nelle elezioni del Coni, soprattutto perché poi ha perso”.
Maurizio Gasparri, lei è capogruppo di Forza Italia in Senato, il suo omologo alla Camera Paolo Barelli ha fatto la stessa cosa.
“Certo, lo so. E’ una scelta che non condividevo, ma più che legittima visto che Paolo è presidente di una federazione sportiva di primo piano, come quella del nuoto, e ha un rapporto storicamente complesso con Giovanni Malagò, manager che invece personalmente stimo. Il vero errore è stato quello di Abodi, però”.
Il Foglio ha rivelato la riunione di sabato scorso in cui Giovanbattista Fazzolari ha strigliato il ministro per l’azzardo: la storia ha dato ragione al sottosegretario.
“Ci credo. Abodi voleva diventare, sostenendo Luca Pancalli, ex assessore di Marino e dirigente valido per carità, il numero uno dello sport italiano”.
E invece?
“Invece è diventato il numero cinque”.
Oddio, non la seguiamo.
“Semplice. Conti con me”.
Pronti.
“Il primo è Malagò, che è stato bravissimo alla vigilia del voto a mandare un messaggio distensivo alla premier Meloni e ha rivinto. Il secondo è ovviamente Luciano Buonfiglio, il nuovo presidente del Coni. Poi ci metterei comunque Angelo Binaghi, che pur da sconfitto in questa battaglia guida il tennis in cima al mondo, e poi quarto Barelli. E solo quinto Abodi”.
Senatore Gasparri, sembra divertito nello stilare questa classifica.
“Ma no, non mi occupo di queste dinamiche, ma le osservo con attenzione e disincanto. Anzi posso fare una provocazione?”.
Siamo qui anche per questo.
“Malagò meritava un altro mandato. Altro che Zaia in Veneto dove, se la destra candidasse lei che fa il giornalista e non sa nemmeno dov’è Belluno, vincerebbe lo stesso”.



dopo il caso Kaufmann