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Coni, la disfatta di Abodi fa infuriare Fazzolari: "Hai esposto il partito a una figuraccia"

Simone Canettieri

Il ministro dello Sport ha puntato sul candidato perdente, pensando di ottenere l'impegno per una vicepresidenza. In una riunione ristretta il sottosegretario e braccio destro di Meloni lo ha strigliato. Il gelo di Fratelli d'Italia verso il ministro, nel giorno del trionfo di Buonfiglio, ma soprattutto di Malagò e Carraro 

Per un Giovanni Malagò raggiante per il capolavoro portato a casa, c’è un ministro di Fratelli d’Italia, Andrea Abodi, che dopo aver perso la sfida per la presidenza del Coni si trova a dover fare i conti con i vertici del suo partito. A dir poco infuriati con lui. Sabato scorso Giovanbattista Fazzolari ha convocato una riunione ristretta con il ministro, proprio sulle elezioni che ieri hanno visto trionfare Luciano Buonfiglio, il braccio destro di Malagò arrivato dalla Canoa. Con sei persone in collegamento il sottosegretario di Giorgia Meloni ha strigliato Abodi per essersi schierato (con Forza Italia) su Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico, già assessore della giunta   Marino (Pd) a Roma, mettendo in imbarazzo il principale partito italiano senza gestirla.  


Il ministro durante la riunione ha assicurato a Fazzolari che Pancalli si sarebbe impegnato a nominare come vicepresidente del Coni Juri Morico (presidente dell’Opes, ente di promozione sportiva vicinissimo a FdI) in caso di vittoria. “Questi impegni valgono come gli ordini del giorno in Parlamento: niente”, ha risposto sprezzante Fazzolari ad Abodi, illuminando una distanza fra i piani alti di Palazzo Chigi e il ministro nella gestione di questa fatale elezione: il Coni è una realtà associativa che conta 14 milioni di iscritti, seconda solo ai tesserati di tutti i sindacati messi insieme.

 

Il Coni è da 12 anni l’impero di potere e relazioni, medaglie e Roma nord, di Giovanni Malagò che con l’elezione di Buonfiglio è stato protagonista di una rivincita personale contro il governo (che non gli ha voluto prorogare l’incarico) abbastanza clamorosa. Rivendicando – per quanto sia vero fino in fondo – che l’autonomia dello sport ha vinto sulle ingerenze della politica. Come ribadirà  al Foglio perfino la divina Federica Pellegrini, uno dei tre membri del Cio, e quindi di diritto nella platea degli 81 grandi elettori chiamati a eleggere il nuovo presidente del Coni. Buonfiglio ha vinto alla prima votazione 47-34 contro Pancalli.

 

Un pimpante Franco Carraro a sorpresa ma non troppo prima del voto ha annunciato che avrebbe dato libertà di voto verso entrambi i contendenti, tirandosi fuori dalla mischia come candidato, ma mettendo a verbale che giudicava “positiva la gestione di Malagò”. E quindi niente cambiamento, come invece invocano da settimane Abodi e il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli, che è il presidente della Federazione nuoto. Al Centro di preparazione olimpica “Giulio Onesti” all’Acqua Acetosa è andata in scena l’ostensione del potere malagoniano: trasversale, sinuoso, insinuante. In grado di piegare il governo: Abodi per primo, poi la nuova Forza Italia e anche un pezzo di Lega, se è vero che il ministro Giancarlo Giorgetti aveva strizzato l’occhio a Pancalli, al contrario di Matteo Salvini, il primo a fare i complimenti a Buonfiglio.

 

Alla fine ha avuto ragione Fazzolari: l’uomo forte di Fratelli d’Italia, Morico, è entrato in giunta ma la vicepresidenza l’ha vista con il binocolo. Perché quella vicaria è andata a Diana Bianchedi, legatissima a Giovannino e l’altra a Marco Di Paola, presidente degli sport equestri, altro amico personale di Megalò (citazione Susanna Agnelli). Come tutti d’altronde qui, o quasi. Fuori dai campi da calcio pettinati come panni di biliardo, in un salone refrigerato come si deve gli 81 grandi elettori disposti intorno a un tavolo a ferro di cavallo si sono autodeterminati. Con un notaio d’eccezione – tecnicamente l’addetta alla verifica poteri – Dario Perrotta, responsabile della Ragioneria dello stato. E’ stata la rivincita di Carraro (85 anni) che parlando male con Giuliano Amato (87 anni) di Abodi gli dice che “il ministro non è un politico: era uno che frequentava Colle Oppio da ragazzo, amico di Gasparri e Rocca quello della Regione, un manager che è stato richiamato al governo e ha riscoperto il manganello: ma gli è andata male con me”.

 

Il Dottor Sottile, tennista provetto come si sa, è stato invitato in quanto presidente del Codice etico. Sembra divertito: “Sono qui perché è uno dei pochi posti dove ancora si vota”. E’ stata la riscossa di Gianni Petrucci, numero uno del Basket. Tira un sospiro di sollievo Gabriele Gravina del calcio, che per una volta ha vinto. E’ contento Gianni Letta, nonostante il resto di Forza Italia avesse fatto il tifo per Pancalli. Barelli quando tutto ormai è deciso ha una faccia che ricorda il crollo di una diga: “Nella vita si vince e si perde”. In sala ci sono due  esponenti di Fratelli d’Italia: la deputata Elisabetta Lancellotta, grande elettrice in quanto rappresentante del Coni territoriale, e il sottosegretario Claudio Barbaro, dirigente sportivo di lunghissimo corso. “No comment per carità di patria”.

 

A Lancellotta alla vigilia del voto è stato detto da Palazzo Chigi di non andare alla cena di Pancalli, per  non peggiorare la figuraccia del partito: ininfluente e perdente. E il ministro? Non c’è, dentro Fdi c’è chi sussurra senza crederci: “Dovrebbe dimettersi”. Al suo posto segue la situazione il capo della segreteria tecnica Mario Pozzi, astro nascente del tecnomelonismo da tenere sott’occhio. Per una volta sono loro, quelli del partito della nazione, gli sconfitti. La repubblica indipendente del Coni festeggia.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.