
Lapresse
Déjà-vu Terzo polo
Dalla politica estera ai segnali sul Jobs Act, Pastorella (Azione): “Serve ricostruire il centro liberaldemocratico”
La vicesegretaria rilancia la "coalizione dei volenterosi". Anche con Renzi? "Ci si può spingere fin dove le persone hanno voglia di andare. E' un disegno aperto a tutti. Ma oggi l'ex premier ha deciso di andare da un'altra parte. Serve rendere il centro di nuovo attrattivo e forte. La parabola del Terzo polo dimostra che si può fare"
Déjà-vu Terzo polo. Il risultato e le indicazioni dei referendum sul lavoro, con un posizionamento comune di Italia viva e Azione. L’iniziativa per Gaza a Milano, con Matteo Renzi e Carlo Calenda di nuovo insieme, e una platea in cerca di autore. Onorevole Giulia Pastorella, c’è bisogno di ricostruire il centro? “Assolutamente sì”, non ha dubbi la vicesegretaria di Azione. “Già sulla politica estera, in particolare sull’Ucraina, si sono ridefinite un po’ le linee dei raggruppamenti politici. Penso al riarmo che aveva spaccato il Pd. Ma più in generale tutte le principali questioni internazionali hanno fatto emergere la vicinanza di alcuni partiti su sensibilità riformiste ed europee. E’ successo a destra e a sinistra, oltre che naturalmente nell’area di centro, che preferisco chiamare liberaldemocratica. Tutto questo è stato ulteriormente confermato nel dibattito sul Jobs act”.
La prospettiva, secondo Pastorella, dovrebbe essere quella di “costruire una coalizione dei volenterosi”. Coinvolgendo la quota riformista del Pd, Forza Italia e appunto i liberaldemocratici. “E’ un auspicio che ha espresso più volte anche Calenda”. E Renzi, ci si può spingere fino a lui? “Ci si può spingere fin dove le persone hanno voglia di andare. In questo momento Renzi ha deciso di andare da un’altra parte, è inutile immaginare situazioni che oggi non ci sono. Lavoriamo con quello che c’è”. E il lavoro difficile a cui fa riferimento Pastorella è riunire la galassia centrista. “Che è ancora molto frammentata. Serve invece renderla attrattiva, coesa e forte. E’ un po’ come il tema della gravità, perché un pianeta attragga deve avere una massa grande”. Il fu Terzo polo in qualche misura ha svolto questo ruolo, arrivando quasi all’8 per cento. “La parabola terzopolista è esattamente la riprova di quello che dicevo. C’era grande fiducia e speranza. Se avessimo continuato su quella traiettoria di attrattività e crescita, per cui arrivavano deputati, amministratori e nuovi iscritti, oggi non avremmo questo panorama politico”. Fatto di contrapposizioni ideologiche, contraddizioni e scontri che spesso prescindono dal merito. “Se alcuni sono tornati nelle loro case di provenienza è perché non vedevano più quella prospettiva, che bisogna ritrovare il prima possibile”.
L’obiettivo è dunque riprendere il cammino, senza perdere troppo tempo, ed evitare gli errori del passato. “Per non arrivare a ridosso delle elezioni e fare l’ennesimo cartello elettorale, che poi non convince. Il Terzo polo forse è stato fatto troppo in fretta. Ma se ci si prepara e si crea una cultura politica probabilmente si riducono anche i rischi di disfare il lavoro che si è fatto”.
In questo schema, oltre ai partiti già citati, potrebbe rientrare Luigi Marattin, Più Europa e le nuove sigle liberali che si sono formate negli ultimi mesi. Quale sarebbe per Pastorella il paradigma ideale? “Il disegno è aperto a tutti, io stessa vengo da Più Europa. Dove oggi ci sono varie anime, alcune più vicine al campo largo e altre che si definivano europeiste e liberaldemocratiche. Queste ultime ci starebbero benissimo. Nel 2022 tuttavia non hanno aderito al Terzo Polo, mi chiedo se ora troveranno il coraggio di venire in quella che sarebbe la loro casa naturale: un partito liberaldemocratico. Come lo è peraltro l’Alde, dove Più Europa si colloca in Europa e di cui fa parte anche Azione”. Quanto a Marattin – che ha fondato intanto il suo Partito Liberaldemocratico– “ci sono interlocuzioni costanti. Due giorni fa abbiamo partecipato insieme a un incontro sulla Difesa europea. Ma costanti sono anche i contatti con il Movimento Drin drin, con Più Europa e su alcuni temi con i Radicali. Sarebbe sciocco e controproducente mettere veti. Laddove c’è convergenza di vedute è sempre utile organizzare iniziative comuni, per iniziare a collaborare in maniera sempre più stretta”. Un metodo che secondo Pastorella può dare risultati ben più significativi e duraturi, rispetto a una federazione o a un partito unico calato dall’alto dai leader. “Solo in questo modo possiamo creare una vera comunità politica”, ribadisce la vice segretaria. Nel frattempo tra malumori, retroscena e smentite si parla anche di avvicinamenti – e ammiccamenti – tra esponenti Pd e Azione. Cosa c’è di vero? “Più che ammiccamenti, direi che in maniera molto pubblica i riformisti dem sono venuti al nostro congresso e poi all’iniziativa di Milano su Gaza. Così come noi siamo andati all’inaugurazione del circolo Matteotti a Milano con Lia Quartapelle. Nulla di sottobanco – conclude Pastorella – ma confronti aperti rispetto a temi su cui le nostre posizioni sono molto simili”.