l'incontro

La coppia bipartisan Crosetto-Guerini per convincere italiani e partiti sul riarmo

Gianluca De Rosa

Un sondaggio mostra le resistenze degli italiani verso l'aumento della spesa militare. Il ministro e il suo predecessore si incontrano alla Fondazione Einaudi per la presentazione di un paper: "Necessario attivare i fondi Safe". Giovedì Meloni incontra il segretario della Nato Mark Rutte

I loro partiti in Parlamento siedono ai lati opposti dell’emiciclo. E però il ministro della Difesa di FdI Guido Crosetto e il suo predecessore, il dem Lorenzo Guerini, quando parlano della necessità di tornare a investire sulla difesa  del nostro paese lo fanno con parole molti simili. Anzi. Quello che per ruolo istituzionale non può dire uno, lo dice l’altro. Quello che l’altro vorrebbe affermare ma per non infastidire il proprio partito preferisce tacere, lo spiega il primo. Si completano le frasi come due innamorati, in un ping pong dialettico che li rende due dei protagonisti di una sfida che appare complicata: spiegare agli italiani perché oggi è necessario tornare a investire in difesa. Non per un capriccio, non per fare un favore all’industria delle armi, ma per garantire la sicurezza europea. Non si sa se i due condividano anche una cosa che ieri diceva solo Guerini, ma chissà, forse, c’è anche nella testa del ministro: il riarmo non deve avvenire per forza, come chiedono gli Usa, garantendo un rigido target di spesa rispetto al pil, quanto piuttosto partendo da quelli che sono davvero gli investimenti necessari per garantire “l’autonomia strategica europea”. Su tutti un vero sistema di difesa missilistica. Sono stati proprio questi  gli argomenti sui quali Crosetto e Guerini hanno dialogato ieri nel corso di un incontro nella sede  della fondazione Luigi Einaudi a Roma, dove si presentava un paper dal titolo  “Difesa, l’industria necessaria”. Con loro a discutere c’era il segretario  della Fondazione, l’ex senatore di Forza Italia Andrea Cangini,  i direttori di Tg La7 e Huffington Post, Enrico Mentana e Mattia Feltri, la sondaggista Alessandra Ghisleri e l’autore del paper, il professor Alberto Pagani.Un incontro che è avvenuto a pochi giorni dal vertice di giovedì a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Si tratta di un faccia a faccia importante perché preparatorio del summit dell’Alleanza Atlantica che si svolgerà il 24 e 25 giugno all’Aia. E che servirà a trovare un punto di caduta sull’aumento delle spese militari.

 

Si cammina sulle uova, stretti tra le richieste della comunità internazionale e l’opinione pubblica italiana prevalentemente contraria al riarmo, con parte dei partiti che le vanno dietro: il ministro e la premier Meloni devono fare i conti con la Lega di  Salvini; Guerini farà molta fatica a convincere il suo stesso partito,  pressato dal pacifismo di Giuseppe Conte, a prendere  una posizione chiara. E così il ministro e il suo predecessore ieri si rimpallavano gli argomenti. Crosetto ammetteva di ritenere giusto attivare i prestiti del fonda Safe, varato dal Commissione europea. Mentre Guerini ribadiva come al vertice dell’Aia non si potrà guardare “solo all’irrealistico obiettivo del 5 per cento”. Entrambi convenivano però sul tema di fondo: gli investimenti dovranno aumentare. Per farlo però, oltre agli italiani andranno convinti proprio i partiti.

 

Dal sondaggio realizzato dall’Euromedia Research di Alessandra Ghisleri tra il 12 e il 14 febbraio su un campione di mille italiani emerge che, se quasi il 16 per cento degli italiani teme furti e aggressioni, solo poco più della metà, l’8,7 per cento degli italiani, considera i conflitti internazionali una minaccia. Normale dunque che quasi due terzi di italiani siano di fatto contrari a maggiori investimenti per l’acquisto di armamenti e tecnologie militari: solo il 31,4 per cento degli italiani è favorevole, mentre il 33,4 per cento è per mantenere al livello attuale la spesa in difesa e il 23 per cento è per ridurla ulteriormente. L’opinione dei cittadini, lo dicevamo, si specchia in quella dei partiti. Non a caso nel corso dell’incontro Crosetto ha spiegato che chiederà al capo di Stato maggiore della Difesa “di farmi un quadro reale delle minacce e dello stato attuale della nostra difesa” e che “quando l'avrò, chiamerò tutti i leader politici del Paese e li informerò, in modo che non possano dire ‘non sapevo’. Dal giorno dopo, quando ciascuno di loro parlerà, lo farà sapendo le stesse cose che so io”. Togliere alibi a tutti insomma, Salvini compreso.