
Ansa
da Bruxelles
Tajani cerca un “dialogo” con Tbilisi. L'eurodeputata lituana del Ppe: “Non cedete al governo georgiano”
"È illegittimo, servono nuove elezioni nel paese e l’unico modo per averle è di isolarli”, dice Rasa Jukneviciene, relatrice all’Eurocamera del testo sulle relazioni Ue-Georgia, critica sull'atteggiamento della Farnesina e del governo italiano
“Non cedete alle operazioni di lobby di Tbilisi, il governo georgiano è illegittimo, servono nuove elezioni nel paese e l’unico modo per averle è di isolarli”, dice al Foglio l’eurodeputata lituana del Ppe Rasa Jukneviciene, relatrice all’Eurocamera del testo sulle relazioni Ue-Georgia. Per rompere l’isolamento in Europa, infatti, il governo guidato da Irakli Kobakhidze, oltre alla sponda di Viktor Orbán, da mesi sta puntando l’Italia e la settimana scorsa ha portato a casa un primo incontro a Roma tra il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, e il suo omologo georgiano Giorgi Zurabashvili.
Ieri la commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha approvato il testo riservato alle relazioni dell’Ue con il paese caucasico, in cui, a larga maggioranza, conferma che “finché non verranno organizzate nuove elezioni, l’Ue manterrà la sua politica di non riconoscimento della legittimità dell’attuale parlamento e del presidente della Georgia”. L’incontro del viceministro Cirielli, dunque, “è stato un errore”, spiega Jukneviciene, che per anni a Bruxelles ha condiviso il gruppo parlamentare con il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. “Non va bene che alcuni paesi dell’Ue abbiano un approccio diverso dal resto dell’Unione nei confronti della Georgia. La relazione approvata dal Parlamento europeo esorta ad avere una posizione unitaria per non riconoscere l’attuale regime come legittimo, a causa delle repressioni, dell’uso sproporzionato del potere contro il suo stesso popolo, i giornalisti e gli oppositori politici”, dice Jukneviciene. L’attuale governo in Georgia è “il più grande successo del soft power russo dall’inizio dell’era putiniana a oggi”, spiega l’eurodeputata: “Mosca ha ribaltato le istituzioni democratiche di un paese senza sparare un colpo, e ha dirottato la strada di quello che fino a pochi anni fa era un esempio virtuoso del processo di allargamento dell’Ue verso l’autocrazia”. Il primo a spalancare le porte in Ue al governo guidato dal partito Sogno georgiano, che fino a quattro anni fa militava ancora nelle fila del Partito socialista europeo, è stato infatti Orbán, quando lo scorso anno deteneva la presidenza di turno dell’Ue. “Le relazioni con Budapest sono state simbolicamente molto importanti per Tbilisi: con quelle hanno potuto dire alla popolazione di avere relazioni con un paese europeo e negare di essere isolati. Per questo è importante che nessuno si aggiunga a questo gioco”, prosegue Jukneviciene.
Tuttavia, alla Farnesina qualcuno sembra puntare alla via del dialogo, o anzi si propone come mediatore, come si legge tra le righe del comunicato stampa pubblicato dalla Farnesina la settimana scorsa che ribadisce come “l’Italia continui a sostenere convintamente la necessità di un dialogo franco e costruttivo tra la Georgia, l’Unione europea e l’Alleanza atlantica, nel comune interesse della pace, della stabilità e dello sviluppo economico di tutta la regione”. Una nota sottolinea inoltre come “Cirielli abbia ribadito che l’Unione europea debba rimanere al fianco del popolo georgiano” e che da entrambe le parti “è stato rinnovato l’auspicio affinché la Georgia possa riprendere quanto prima il suo percorso di adesione all’Unione europea, nello spirito dei valori e dei princìpi fondamentali dell’Unione”. Ma è proprio su questo approccio detto di engagement dialogue che Juknevicieneė esprime il suo giudizio più duro: “Questo approccio mi ricorda l’illusoria teoria della politica di coinvolgimento che alcuni paesi ebbero con Vladimir Putin: la grande amicizia Berlusconi-Putin che tutti ci ricordiamo bene per intenderci, e la teoria secondo cui mantenere rapporti con Mosca avrebbe fermato le sue aspirazioni. Guardate dove ci ha portato. Datemi retta: non parlate con Tbilisi”.