(foto LaPresse)

tensioni a destra

Il caso FI in commissione Bilancio: il piano per sostituire Mangialavori, vicino a Ronzulli

Luca Roberto

Si rinnovano i presidenti delle commissioni ma per evitare instabilità la maggioranza non farà stravolgimenti. Gli azzurri però spingono per un avvicenamento in commissione Bilancio (e la minoranza interna al partito mugugna)

Nel vuoto assoluto di soluzioni per rinnovare la classe dirigente, c’è maretta all’interno della maggioranza per il rinnovo delle commissioni parlamentari permanenti. Ma la tensione riguarda soprattutto un partito del centrodestra: ovvero Forza Italia. E ha come teatro di questa contesa la commissione Bilancio della Camera, una delle più prestigiose, tanto che nella spartizione di inizio legislatura è vista come un ottimo contrappeso da mettere sulla bilancia per un mancato ministero o sottosegretariato. Da regolamento parlamentare, le commissioni si rinnovano due anni dopo l’inizio della legislatura, iniziata nel settembre 2022.. I due anni sono passati, ma per una volontà espressa dai partiti del centrodestra di non spostare pedine, che avrebbero potuto mostrare una “coperta corta” in termini di classe dirigente, la revisione è stata posticipata per mesi. E avrà luogo solo il prossimo martedì 10 giugno. Nella quasi totalità delle commissioni, si procederà con una conferma dei presidenti uscenti. E anche per quel che riguarda i membri delle diverse commissioni, al di là di qualche caso specifico, non ci saranno grossi rivolgimenti. Per dire, in una commissione importante come la Cultura a Montecitorio dovrebbe rimanere come presidente Federico Mollicone, di cui si era più volte vagheggiata una promozione come sottosegretario al dicastero retto dal ministro Alessandro Giuli. “Ma se togliamo lui, chissà com’è quello che viene dopo di lui”, sussurrano tra i meloniani.

 

Ed è forse anche per questa rigida immobilità che a fare rumore sono soprattutto le gelosie all’interno di Forza Italia. Nel settembre 2022 come presidente della commissione Bilancio venne eletto il forzista Giuseppe Mangialavori. Fu una specie di “compensazione” perché il nome di Mangialavori, nato a Merano ma cresciuto in Calabria, era stato proposto dal partito come possibile componente della squadra di sottogoverno. In particolare la sua nomina era stata avanzata per il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Complice una competenza non specifica delle materie oggetto della commissione (Mangialavori è medico), unita alle mire di controllo di uno degli organi parlamentari da cui passa la legge di Bilancio, con tanto di destinazione finale di capitolati di risorse, si capisce come nel frattempo una riallocazione della presidenza sia diventato un tema di dibattito. Fratelli d’Italia, che pure da primo partito della maggioranza avrebbe potuto pretendere per sé la presidenza, ha però deciso di farsi da parte. Questo anche per non dare il via a quell’effetto domino di caselle da riempire che tanto mette in allerta la stessa premier Meloni. Conscia che se qualche tassello viene meno, è la stessa struttura della maggioranza a vacillare.

 

Fatto sta che, tornando alla commissione Bilancio, lì la diatriba s’è animata proprio dentro  Forza Italia. Mangialavori, infatti, è un’esponente della cosiddetta “minoranza” interna agli azzurri, che fa capo a Licia Ronzulli e Giorgio Mulè. Da diverse settimane alcuni esponenti del partito sono andati a chiedere ai vertici del partito una redistribuzione della presidenza, in modo che possa andare a qualcuno politicamente più vicino ad Antonio Tajani (e al capogruppo alla Camera Paolo Barelli). Vorrebbero, insomma, che il posto di Mangialavori venisse riassegnato. A chi? Nel corso delle ultime settimane era avanzata la candidatura dell’onorevole pugliese Mauro D’Attis, ma s’era fatto anche il nome del piemontese Roberto Pella. Anche se negli ultimi giorni sono aumentati i rumors su un altro componente della commissione, Francesco Cannizzaro. Anch’egli eletto in Calabria. Una girandola di nomi che ha ingrossato i malumori della minoranza, che intravedono in nuce una strategia di Tajani & Co per “derenzullizzare” il partito.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.