Il caso

Ultimo tango a Roma: Meloni riceve Macron. I leader provano a marciare uniti su Ucraina e dazi dopo le eterne liti

Simone Canettieri

Alle 18 la visita del presidente francese e poi la cena con le delegazioni a Palazzo Chigi. Nessuno spazio per la stampa. Tanti dossier fra i due paesi. Roma: "Ora collaboriamo". Parigi boccia il lodo articolo 5 per Kyiv

Vaste programme. Ma senza ironie. Il faccia a faccia di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi – ore 18 – tra la premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron si annuncia croccante e denso di argomenti. Nello spirito di un’agenda Italia-Francia che dall’Eliseo definiscono “molto larga, molto ambiziosa che riflette sia le necessità della relazione franco-italiana a lungo termine, sia le esigenze attuali”. Primo dettaglio: al termine di questo bilaterale Roma-Parigi fra i due (ex?) duellanti non ci sarà una conferenza stampa e nemmeno uno spazio per dichiarazioni a margine. E’ possibile più che altro una nota stampa congiunta al termine del bilaterale. Un vis à vis  – ancora non è data per scontata nemmeno la presenza dei rispettivi consiglieri diplomatici – che sulla carta dovrebbe servire a Meloni e Macron “per prendersi il tempo necessario e discutere approfonditamente”, spiegano fonti francesi che, come accade in questi casi, assecondano i desiderata dei padroni di casa: niente giornalisti tra i piedi. 

 

Secondo dettaglio che dà il senso di questo appuntamento: dopo la visita a Palazzo Chigi, culminata con una cena con le delegazioni sempre nel palazzo del governo e non a Villa Doria Pamphilj, il presidente francese non andrà in Vaticano. E quindi risalirà sull’aereo presidenziale, direzione casa. E’ qui per una missione ben precisa tra dazi e guerre.

 

La vigilia dell’appuntamento è stata vissuta in maniera diversa dagli staff di Macron e Meloni. Il primo ha fatto convocare un lungo punto stampa informale, riassumibile in otto cartelle. La seconda in serata ha sbloccato uno stringato off di una ventina di righe. Per ribadire il senso di questo incontro, come “un ulteriore rafforzamento delle relazioni tra Italia e Francia, due nazioni fondatrici dell’Unione europea e in prima linea sui principali fronti della politica internazionale, legate da profondi rapporti bilaterali e da una collaborazione economica di livello strategico”. Quanto al merito. Secondo Meloni la visita di Macron è funzionale “alla difesa, al rafforzamento delle relazioni transatlantiche e al contrasto all’immigrazione irregolare”. Il tutto con l’obiettivo di costruire un’Europa “più sovrana, più forte e più prospera”. In vista dell’avvio del negoziato a Bruxelles sul prossimo Quadro finanziario pluriennale. E soprattutto per il “reperimento delle ingenti risorse necessarie a finanziare le priorità strategiche europee, attraverso un mix di investimenti privati e risorse comuni”.

 

E si ritorna alla Difesa europea. La premier assicura “il continuo e incrollabile sostegno di Francia e Italia all’Ucraina e al percorso verso una soluzione giusta e duratura”. E cita ancora la ricerca della stabilità in Medio oriente e Libia (a proposito del primo fronte, ieri Meloni a margine della Festa del 2 giugno si è detta d’accordo con le parole del capo dello stato in merito a quanto, di “disumano”, sta avvenendo a Gaza). L’Eliseo al contrario sull’Ucraina ieri ha fatto sapere di essere contrario al lodo Meloni: cioè l’adesione di Kyiv a una specie di articolo 5 della Nato, pur non facendone parte. Come ripetuto nei giorni scorsi è stato Macron a chiedere di essere ricevuto. E ci tiene a diffondere che nei confronti di Meloni non esiste “alcun ostracismo: i format possono variare: l’importante  è che fra europei, sul fondo delle questioni, siamo d’accordo”. Il riferimento è al vertice di Tirana in cui la premier italiana venne esclusa dalla telefonata tra leader europei, Zelensky e Trump.

 

E anche a proposito dell’ultimo viaggio in treno in Ucraina degli europei – anche questo senza l’Italia – l’Eliseo rivela che fu un’iniziativa della Germania. La giornata di ieri Meloni l’ha passata a preparare nei dettagli questo appuntamento (dopo aver acceso le polemiche in mattinata annunciando che domenica prossima, per i referendum, andrà a votare ma non ritirerà la scheda per non aiutare il quorum). Quello della concordia a tutti i costi, quello dell’ultimo tango, questa volta a Roma. Con Francia e Italia obbligate a camminare uniti, con le reciproche diversità. Giusto per dirne una: Meloni ha fatto i complimenti al neo presidente polacco Karol Nawrocki del PiS in virtù di “comuni valori”; Macron nel complimentarsi con lui ha evocato il rispetto dello stato di diritto. Dettagli.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.