Il racconto

Gentiloni, "il Calmo": vota al referendum (ma non dice come), fa asse con Fitto. Il suo futuro tra Bce e Quirinale

Carmelo Caruso

Presenta libri, è nella task force Onu, non vuole che si parli di lui come anti Schlein, e non dice cosa vota al referendum. Su Gaza critica Netanyahu ma chiede al Pd la condanna ad Hamas. Un oracolo di prudenza

State calmi, è solo il caldo. Alla ricerca di Paolo il Calmo. L’allarme: “Gentiloni non vota al referendum, Gentiloni si getta nella mischia italiana, Gentiloni è pronto a tutto”. Sì, a fare il presidente della repubblica o il governatore della Bce. La notizia del possibile non voto è così esplosiva, impensabile, che sull’Etna crolla una parete del cratere, nel Pd scorre una colata di “impossibile”. Gentiloni non sbaglia. Gentiloni è lo Stromboli della prudenza. 


Collezioniamo riserve della repubblica, ma Gentiloni, Paolo il Calmo è in attività. Va alla festa del 2 giugno, al Colle, quella a inviti (Osho sì, Lucia Annunziata, no. Ma chi fa gli inviti?) dopo aver presentato ancora un libro con Raffaele Fitto, e la straordinaria Francesca Schianchi, della Stampa, cosa gli strappa? Che lui forse non vota al referendum. Un terremoticchio. Le camere magmatiche del Pd, di Elly Schlein, si mobilitano, gli addetti alla fantasia lucidano il pennino. I veterani del giornalismo ricordano: “A dirla tutta, c’è stato il Gentiloni premier che nel 2016 riuscì  a disinnescare il referendum che voleva convocare la solita Cgil”. Gentiloni è taumaturgo? Il veterano: “Con la sua abile negoziazione, Gentiloni è riuscito a tenere insieme le istanze referendarie e il riformismo. Un genio”. Ma la storia non si ripete e quando si ripete è solo perché Schlein ha dimenticato la cinepresa nello scantinato del Nazareno.

 

Telefoniamo ai gentiloniani, che sono come i monaci cluniancensi, tutti preghiera, lavoro (leggono “La Tomba di Lenin” di David Reminick, edizione Settecolori, e non si perdono una copia del Foglio Review) monaci che quando parlano di Paolo il Calmo, non scherzano: “Che Paolo non voti al referendum è escluso. Non è nella sua natura. Lo vedremo anche quest’anno al seggio del Liceo Pilo Albertelli”.

 

Innanzitutto, questa definizione di “Paolo, il Calmo”, di chi è? Raccontano che si deve a Romano Prodi che a tavola, quando parla di Gentiloni, si illumina e dice: “Paolo ha una qualità. E’ calmo”. Inutile ricordare, o forse, no, come lo scelse Matteo Renzi. Aveva di fronte a se due possibilità: Graziano Delrio o Gentiloni premier, al suo posto, ma Renzi scelse Gentiloni perché Gentiloni non aveva (e non ha) una corrente di partito e vive in un Palazzo che porta il suo nome. Ambizioni? Ma chi, lui? Per carità. Ecco, con questa sua attività vesuviana, quiescente, vi diciamo dopo dove trovarlo in futuro. Insomma, l’idea di Renzi, è che dopo due mesi si sarebbe dimesso e poi dritti al voto. Dritti al quesito? Gentiloni adesso che fa? Il gentiloniano: “Ah! Ma è un uomo che annega negli impegni. Da quando non è più commissario europeo è sommerso da inviti. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, lo ha inserito nella task force sul debito e poi gira il mondo, l’Italia. E presenta libri. Il 29 maggio, di mattina, era a Napoli, al congresso della Fim-Cisl e di pomeriggio doveva prendere il treno per Milano per presentare il libro di Enzo Amendola, il Robert Harris del Pd, “L’imam deve morire”, e con chi doveva presentarlo? Con  Fitto con cui ha già presentato il libro di Roberto Garofoli e Bernardo Giorgio Mattarella (il figlio di Sergio, l’infinito) “Governare le fragilità”. Cosa li accomuna? Sono gli italiani che non chiedono mai ma che ricevono sempre, gli chef stellati della giusta porzione, “primi per caso dopo essere stati le seconde opzioni di tutti”. Un giorno o si giocano il Quirinale o il doppio di tennis (da Grande slam erano le partite Chicco Testa-Ermete Realacci contro la coppia Gentiloni-Rutelli, i Paolini-Errani della fu Margherita). Cosa pensa Gentiloni su Gaza, della manifestazione del 7 giugno, a Roma? Ha dichiarato  Paolo il Calmo: “La risposta di Netanhayu è andata oltre. Enough is enough, ma nella manifestazione del 7 giugno è molto importante che non ci siano ambiguità nella condanna di Hamas”. Cosa pensa del Jobs act che il referendum vuole abrogare? Difficile pensare che voti contro, dato che da ministro del governo Renzi  era a favore della riforma. Ma attenti, con le parole. Se scrivete che Gentiloni possa essere l’anti Schlein, ebbene, se lo scrivete, a Paolo il Calmo, gli provocate grande dispiacere perché lui, vi garantiscono i riformisti del Pd, gli ammiragli Nelson della ritirata, “Paolo mai potrebbe organizzare un fronda o  ambire a guidare il Pd”. Al massimo se qualcuno l’apparecchia… Dicono infatti che se Christine Lagarde lascia in anticipo la guida della Bce, Gentiloni avrebbe tutte le carte per fare il successore e se poi il centrosinistra dovesse vincere le elezioni, Gentiloni avrebbe tutte le carte per sostituire Mattarella. Insomma, ma al referendum, va o non va? Risponde e spiega Gentiloni al Foglio (senza rispondere) che colà, alla festa del 2 giugno (dove tutto si puote se Giovanni Grasso, il portavoce, lo vuole) il suo pensiero era rivolto al “ballottaggio in Polonia” che lo preoccupa, oggi più di ieri. Calmo, analitico, Gentiloni è il Baltasar Gracián che è rimasto al Pd, il gesuita che sapeva vivere con calma e che dei veloci, dei postiglioni del vivere, pensava: “Si mangiano gli anni a venire e danno presto fine a ogni cosa. La calma per godere, la fretta per agire”. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio