
Piccoli Cav. crescono
"Leoni" di Forza Italia. Ritratto del neosegretario dei giovani azzurri
Contro Vannacci, per i diritti. Liberale e non figlio d'arte, ha incontrato la politica a 14 anni e non l'ha più lasciata. Chi è Simone Leoni, neosegretario di Forza Italia Giovani
La prima volta che ha visto Silvio Berlusconi aveva quindici anni, Simone Leoni, neosegretario di Forza Italia Giovani eletto il 31 maggio per acclamazione, e subito catapultato nei titoli di siti e quotidiani come ragazzo ventiquattrenne che ha dato di “generale della codardia” al vicesegretario leghista Roberto Vannacci, ricavandone da quest’ultimo un “menefrego” e varie frasi in direzione del Leoni-chi era costui, al netto del supporto di Forza Italia per Leoni medesimo (e dello sconcerto-biasimo della Lega). E dunque: quindici anni, uno di politica scolastica già all’attivo e il Cav. davanti. Era un giorno del lontano 2016 e Leoni, dice oggi il neosegretario, era emozionato, sì, ma anche colpito “dall’incredibile curiosità” dell’ex premier e fondatore di FI, un “gigante” ma anche “un uomo che non “diceva pro forma la frase ‘di che cosa ti occupi?’” e che era capace di inviarti un bigliettino di auguri la notte prima degli esami (di maturità).
E insomma lui, Leoni, dopo il giorno in cui anche i non azzurri lo hanno notato sul palco dove ha dialogato con Fedez in giacca e taglio di capelli vintage da ritorno al futuro anni Cinquanta, si ritrova, da ex militante esperto, a ricoprire il ruolo di capo dell’area under di Forza Italia, senza aver incontrato la politica in famiglia. Non c’entra, infatti, con la sua passione, la presenza di un parente berlusconiano. C’entra una professoressa di liceo che, in classe, ci teneva a inculcare negli alunni la buona abitudine di leggere i quotidiani. Si discuteva, si dibatteva, e l’allora teenager Leoni, presto regista della “claque” dei mini sostenitori pro Cavaliere agli eventi di partito, racconta un parlamentare di FI, a un certo punto decide di collocarsi dal lato dei difensori di diritti, ma con una visione globalmente liberale. E non riceve fischi presso i liceali, in teoria più sbilanciati a sinistra, anzi: viene eletto.
Da lì a oggi, racconta, lui e la politica non si sono più lasciati: “Forza Italia è diventata la mia seconda famiglia”. E se si è tentati di pensare “addirittura?”, Leoni risponde che tra i 14 e i 24 anni si cambia talmente tanto che, fosse stato quello per la politica un interesse-meteora, già sarebbe imploso. Invece verso i 20 anni esplode con gittata prima regionale poi nazionale, rendendolo coordinatore giovanile in marcia verso la dirigenza del settore, con road map protesa verso un’impostazione oggi non condivisa tra i giovani di altri partiti di maggioranza (nella Lega non hanno gradito la sua uscita contro Vannacci e in generale alcune sue prese di posizione su matrimoni gay e nuovi italiani). E c’è chi si chiede: “Ma chi lo manda?”. E però lui, il neosegretario dei giovani azzurri, si manda da solo, dice, al massimo consigliato dal ricordo del Cav. (per come lo aveva conosciuto a Villa Gernetto). “Berlusconi è ancora qui e vive con noi”, è il concetto ribadito implicitamente ed esplicitamente sui social e sul palco da Leoni. Fuor di ricordo, oggi il neosegretario parla di diritti e mette al primo punto dell’agenda l’argomento della salute mentale. “Un nostro militante mesi fa si è tolto la vita; il disagio di tanti ragazzi è sottovalutato o non capito. C’è chi soffia su una fragilità profonda, anche se spesso sommersa”, dice Leoni ricordando la proposta di legge di FI sull’aiuto psicologico a scuola. Secondo punto nella road-map del giovane azzurro che la cravatta la mette, ma per toglierla per le strade e tra la gente: la libertà economica. Obiettivo: invertire il percorso che porta dalla scuola alla fuga dei cervelli.
