(foto Ansa)

Movimenti al centro

Tra riformisti pd e centristi. Passato o futuro? (Arturo Parisi approva)

La manifestazione di Renzi e Calenda, i "contatti", le creature possibili, la nostalgia della Margherita

Marianna Rizzini

Parla l'ex Margherita: "Già il solo fatto che si apra il dibattito, non può che essere motivo di apprezzamento. In generale, nell’area di centro, per definizione segnata dall’incertezza tra le contrapposte posizioni in campo, ma ancor di più nel Pd segnato se non condannato da sempre all’unanimismo"

E’ un sogno, forse. O forse un miraggio. Fatto sta che da qualche giorno ci si ritrova, nel centrosinistra, a rimirare la sagoma di un movimento al centro e di un fermento in area riformista che può assomigliare, da un lato, a una manovra nostalgica (direzione ex Margherita?), a un ripescaggio (del Terzo polo imploso?) o a uno scatto in avanti indefinito, verso un campo largo, sì, ma da due lati. E insomma, mentre la voce di “contatti” tra Matteo Renzi e Carlo Calenda corre oltre il perimetro della manifestazione milanese congiunta del 6 giugno sul Medio Oriente, a cui parteciperanno anche vari esponenti dem riformisti, quasi fosse alta diplomazia, ci si interroga sul come, sul chi e sul che cosa.

 

L’ex ministro Arturo Parisi, padre fondatore dell’Ulivo con Romano Prodi, non può che salutare favorevolmente il tutto: “Finalmente”, dice. “Già il solo fatto che si apra il dibattito”, sottolinea Parisi, “non può che essere motivo di apprezzamento. In generale, nell’area di centro, per definizione segnata dall’incertezza tra le contrapposte posizioni in campo, ma ancor di più nel Pd segnato se non condannato da sempre all’unanimismo. Di Gaza e Ucraina si discute dovunque. Altrettanto dei temi al centro dei prossimi referendum. Come immaginare che questi temi non interpellino in profondità un partito come il Pd? Lo ripeto da troppo, più o meno dalla nascita del partito”. Al cofondatore dell’Ulivo non pare accettabile che, “sui temi caldi, ci si confronti e ci si misuri dovunque all’infuori che nelle sedi formali del partito” e che “l’alternativa sia sempre quella tra la minaccia di una scissione dal partito e nel partito e la ricorrente astensione nel voto o dal voto”. Il senatore dem Walter Verini si sofferma sulla funzione “ponte” della partecipazione a entrambe le manifestazioni per la pace in Medio Oriente, quella organizzata da Renzi e Calenda a Milano e quella indetta a Roma, il 7 giugno, dalla segretaria Pd Elly Schlein e dal leader del M5s Giuseppe Conte con Avs: “Non vedo contraddizioni tra le due manifestazioni”, dice Verini: “Nella piattaforma del 7 ci sono cose che condivido, come in quella del 6. E la scorsa settimana sono stato a una manifestazione della Rete enti locali per la pace. Mille piazze pacifiche crescano”. Il senatore Alessandro Alfieri, responsabile Riforme e Pnrr del Pd e coordinatore della minoranza dem di Energia popolare, riflette sulla indubbia “necessità”  di preparare “un’offerta credibile che tenga insieme” le diverse anime del centrosinistra, ma trova “prematura” una partenza così anticipata.

Eppure qualcosa al centro sta succedendo, dicono segnali di fumo e piccole realtà emergenti. E’ il passato che ritorna? L’europarlamentare pd Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo cresciuta nell’ex Ppi, non vede nei movimenti al centro “alcuna nostalgia”. Al contrario, vede per il paese “la necessità di un’alternativa al populismo e a una polarizzazione inconcludente, per la quale si avverte stanchezza. L’alternativa a Giorgia Meloni parte dalla credibilità – l’idea più nuova che si possa esprimere”. Intanto, tra i dem, c’è chi invita a distinguere: “Una cosa è il fermento nell’area riformista del Pd, una cosa è quello che avviene al centro del campo”, dice un parlamentare che trova “significativo che Renzi e Calenda abbiano deposto le ostilità”, anche se non si sa ancora se il fatto sia “straordinario o foriero di una collaborazione più stretta”. Al momento, le agende  paiono a molti ancora diverse. “La Margherita”, continua il parlamentare pd, “nasce come federazione di partiti più piccoli. Chiediamoci oggi se c’è spazio per federare le formazioni che ci sono e che potrebbero essere: i Libdem di Luigi Marattin, Più Europa, Italia Viva, Azione. Ora le agende non corrispondono, ma chissà. A meno che non nascano altri soggetti”. Si pensa all’ipotetica creatura dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini? Si pensa ci sia lo spazio per una forza moderata che possa riequilibrare la coalizione? In molti la sognano ma, avverte un esponente democratico, “bisogna passare tra Scilla e Cariddi. Chiunque voglia creare una formazione cattolico democratica liberale, diciamo di stampo ulivista, dovrà fare i conti con gli stakeholder attuali: Renzi, Calenda, Più Europa”. Si ritorna allora all’interno del Pd, al suddetto fermento riformista, al luogo dove le “diverse sensibilità” chiedono cittadinanza. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.