
L'intervista
Parla Renzi: "A Milano con le bandiere di Israele e Palestina. Meloni è sovietica. Sbagliano Schlein e Conte a escluderci"
"Un errore non accogliere le istanze nostre, di Azione e di Sinistra per Israele. A Milano ci saranno anche amici del Pd. Il golden power? "la bomba nucleare. Mai visto tanto dirigismo statalista: questa non è la Padania ma l’Unione sovietica". Intervista a Matteo Renzi
Matteo Renzi, lei e Calenda tornate insieme a Milano, il 6 giugno, per Gaza, e Ferruccio de Bortoli dice che sul golden power ha ragione Renzi. Allora è vero: il mondo sta finendo? “Può darsi, chissà. Ma magari ricomincia tutto. O forse, semplicemente, sta solo tornando il buon senso. Quello che so è che Meloni non governa: galleggia. Una premier che non sa cosa sia lo spread è totalmente incapace di maneggiare i dossier economici”. Perché il ministro Giorgetti difende con una forza inedita il golden power? Cosa rappresenta Banco Bpm per la Lega? “Non mi interessa cosa sia Bpm per la Lega, preferisco non sapere. So che cosa rappresenta il golden power in uno stato liberale: la bomba nucleare. Mai visto tanto dirigismo statalista: questa non è la Padania ma l’Unione sovietica”.
Renzi, c’è stato un tempo in cui la sinistra, al telefono, voleva una banca. Meloni cosa vuole? Desidera il Terzo Polo (bancario) o solo un istituto di credito che si metta a disposizione del governo? “Meloni vuole controllo, non sviluppo. Ha una visione centralista che soffoca il mercato e premia la fedeltà. Le interessa conservare il potere, non governare il paese. Il governo non può giocare una partita in cui deve essere spettatore. L’arbitro è il mercato, non è Giorgia”. A 88 anni, il presidente di Consob, Paolo Savona, parla di dimissioni. Abbiamo un nuovo Elio Germano o sta per cadere anche Consob? “Savona si può criticare, e io l’ho fatto, ma ridurlo a una pedina sarebbe un errore. Se anche la Consob finisce sotto il controllo politico, il danno non è solo economico: è istituzionale. Stanno violando le regole del mercato”. Lo sa che Meloni incontra Macron e che il racconto che circola è che Macron scende a compromesso? Che Meloni ha vinto? La mano di Giorgia è come quella di Brigitte? “Meloni non vince più nemmeno le amministrative, figuriamoci la geopolitica. Cerca di mettere una toppa alla figuraccia di Tirana, dove è stata smentita pubblicamente. Cambia idea alla velocità con cui passa di moda un hashtag. Prima stava con Putin, poi con Zelensky. La Francia era il nemico, ora incontra Macron. Io tifo Italia, e spero che sia un segno di ravvedimento. La politica estera non si fa con le antipatie”. Dicono che Renzi sa sempre tutto: sa che fine hanno fatto le privatizzazioni annunciate dal governo? “So che questo governo predica liberalismo e pratica centralismo. Blocca operazioni di mercato per motivi politici. E ha un ministro dello Sviluppo economico che sembra preso in prestito dal gabinetto di Lenin: Urso, per gli amici foglianti, URSS”. Da giorni lei parla di manager sgraditi e graditi: ci vuole girare la lista? “La lista la fanno a Palazzo Chigi. Io difendo chi è bravo, non chi mi è amico. Loro invece decidono tutto in base alla fedeltà. È il metodo del controllo, non della competenza”. Da premier è stato lei a nominare Claudio De Scalzi ad di Eni. Le risulta una contesa con Flavio Cattaneo, l’ad di Enel? Le risulta che anche Cattaneo stia passando nella lista degli “sgraditi”? “Non lo so. Posso solo dire che, sì, De Scalzi lo abbiamo scelto noi. Ha fatto bene, ha portato risultati. E dovrebbe essere giudicato su quelli. Un’azienda pubblica si valuta per come crea valore per tanti anni, non per come chiude il bilancio una volta”. Ci perdoni, l’avevamo lasciata a sinistra, con Schlein, ma ora negozia la pace con Calenda. Lo fate per Gaza o lo fate solo perché, come pensa la destra, siete finiti nella striscia dell’irrilevanza? “Lo facciamo per difendere un’idea chiara: due popoli, due stati. Gaza non è una scusa, è una tragedia. E se per dire che sia Israele sia la Palestina hanno diritto e dovere di esistere, che ostaggi vanno liberati, che il cessate il fuoco è urgente serve riaprire un dialogo, ben venga”. Il Pd non inserisce per la manifestazione del 7 giugno un richiamo, esplicito, all’antisemitismo. Renzi come può stare in una coalizione che ha paura di inserire la parola “antisemitismo”? “Sono certo che nel Pd non ci siano sentimenti antisemiti. Ma credo che sia stato un errore non accogliere le istanze nostre, di Azione e di Sinistra per Israele. Per questo il 7 giugno io non ci sarò, a Roma. Le alleanze si fanno tra diversi”. E’ vero che fino alla fine Schlein ha mediato per invitarvi alla piazza del 7? E’ stata messa in minoranza da Conte, Fratoianni, Bonelli? “Non aderiamo perché non condividiamo la piattaforma. Ma il dialogo resta aperto. E sono contento che tanti amici del Pd saranno anche con noi il 6 giugno, al Teatro Parenti, dove si entra con la bandiera di Israele e quella della Palestina, insieme”. Schlein, dice che è pronta alle elezioni anticipate e la destra si è messa a ridere. Vede troppi film o è neo-realista? La destra cambierà la legge elettorale? “Le amministrative hanno dimostrato che quando non vincono i veti, il centrosinistra vince con i voti. In Liguria con i veti ha vinto la destra. A Genova senza veti ha vinto il centrosinistra. Suggerirei alla destra di ridere meno e governare se ne sono capaci”. Voi dove sarete? Con chi negozierete la prossima alleanza? “Noi saremo dove siamo sempre stati: dove c’è la politica, dove ci sono le idee. Saremo il centro del centrosinistra, non perché lo diciamo noi, ma perché là vogliamo portare i contenuti riformisti. In questi mesi nessuno ha fatto opposizioni come l’abbiamo fatta noi. Per cui alle prossime politiche noi ci saremo. Portando i nostri voti, non i veti. Scommetto che saremo decisivi come a Genova”.
