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l'intervista

Fassino (Pd): “Ok la piazza del 7 giugno, ma sia netto il no a Hamas. Gaza come Marzabotto? Non ha fondamento”

Luca Roberto

L'onorevole dem: "La manifestazione pro Gaza sarà un test: si isolino tutte le espressioni di odio antisemita". La risposta all'ex presidente del partito, che ha equiparato la situazione in medio oriente alla strage nazifascista

In piazza il 7 giugno ci andrò, perché si tratta di una manifestazione che chiede la fine della guerra, una domanda larghissima nella società italiana. Naturalmente è importante che la piattaforma sia chiara: no netto a Netanyahu, ma no altrettanto netto a Hamas, senza ambiguità”. Piero Fassino lo dice con una nettezza non comune all’interno del Pd. Come quando gli si chiede delle dichiarazioni rilasciate dall’ex presidente dem Valentina Cuppi: “La strage di Gaza come Marzabotto? Equiparazioni che non hanno fondamento”, replica l’onorevole.

 

In questo colloquio col Foglio Fassino parte da un assunto: “All’indomani del 7 ottobre tutto il mondo ha riconosciuto giusto il diritto all’autodifesa di Israele. Ma oramai è evidente a tutti che Netanyahu è andato molto oltre, trasformando l’autodifesa in una strategia di punizione collettiva. E’ merito di Pd, M5s e Avs aver promosso la manifestazione del 7 giugno, ma penso che proprio la drammaticità della crisi e la vastità dell’emozione suscitata debbano spingere a una piattaforma la più larga possibile. Alla Camera Pd e 5s si sono astenuti sulle risoluzioni di Azione, Italia viva e +Europa, non considerandole contrapposte. Ci sono dunque le condizioni di una convergenza larga. Ed è significativo che perfino uno storico ‘di destra’ come Franco Cardini abbia usato parole durissime verso Netanyahu, invitando a partecipare alla manifestazione”. Sono molti, secondo l’ex segretario dei Ds i punti su cui si possa trovare una sensibilità comune: “Anzitutto la liberazione degli ostaggi che Hamas usa cinicamente come strumento di ricatto. Poi è inaccettabile costringere la popolazione palestinese a continui sfollamenti, teorizzando l’espulsione dalla sua terra. Così come va respinto l’obiettivo di Netanyahu di annettere la Striscia di Gaza e la Cisgiordania che significherebbe impedire qualsiasi soluzione della questione palestinese. Così come credo si debba insistere sull’ingresso senza limiti di nuovi aiuti umanitari”.

 

La manifestazione, secondo Fassino, dovrebbe servire “a rilanciare la prospettiva dei due popoli e due stati, sostenendo tanto chi all’interno di Israele si oppone alle politiche sciagurate di Netanyahu, quanto le proteste anti Hamas che si fanno largo all’interno della Striscia”. Eppure è proprio sulle responsabilità addebitabili al terrorismo che quella piazza potrebbe mostrare più di qualche crepa. “Chi in questi mesi è arrivato a paragonare Hamas a un movimento di resistenza, mettendolo sullo stesso piano dei nostri partigiani, dice delle idiozie. Per questo qualsiasi piattaforma non può che partire, dal tenere insieme l’opposizione alle politiche di Netanyahu e un rifiuto netto del terrorismo di Hamas. Respingendo ogni forma diretta o indiretta di antisemitismo. Come dice il mio collega Emanuele Fiano, la piazza sarà un test su certe derive di odio. Mi aspetto che chiunque voglia dar luogo a parole d’ordine di intolleranza, di odio, di antisemitismo, venga isolato”. Ieri la sindaca di Marzabotto ed ex presidente del Pd Valentina Cuppi, chiamando alla mobilitazione che si terrà nel suo comune il 15 giugno, ha detto che “la strage di Gaza e quella di Marzabotto sono la stessa cosa”. “Equiparazione senza alcun fondamento”, dice Fassino. Un altro punto su cui la sua posizione sembra divergere dai vertici del partito è la sospensione degli accordi commerciali con Israele. “Di fronte al rifiuto di Netanyahu di fermarsi, ogni forma di pressione deve essere esaminata. Ma un conto sono misure sanzionatorie individuali dirette nei confronti di persone che alimentano odio, come i ministri estremisti Smotrich o Ben-Gvir o i capi dei coloni che guidano l’assalto ai villaggi palestinesi. Altra cosa sono sanzioni generalizzate che possono essere vissute come una ingiusta colpevolizzazione di una intera società, buona parte della quale contesta apertamente il governo Netanyahu” ragiona Fassino. “Di certo bisogna avere il coraggio, e lo dico soprattutto al governo Meloni, di fare molto di più. Almeno quello che altri governi hanno fatto, come in Francia e in Inghilterra”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.