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il commento

Perché non c'è nulla di “anti democratico” nell'appello a non votare ai referendum

Sergio Soave

Anche i non votanti hanno un ruolo decisivo sull’esito della consultazione, che è diversa per definizione dal rinnovo degli organismi politici. Forse l'invito esplicito di alcuni partiti non è stata una grande idea, ma è un errore di valutazione non una violazione dei principi costituzionali

I sostenitori dei quesiti referendari insistono nel denunciare come “antidemocratico” l’atteggiamento di quelle formazioni politiche che hanno deciso di invitare gli elettori a non partecipare al voto. L’argomento che impiegano, a sproposito, è il principio costituzionale, contenuto nell’articolo 48, secondo cui “il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. In realtà, il “dovere civico” nasce dalla responsabilità di tutti gli elettori nel partecipare alla scelta degli organismi di governo o di amministrazione delle istituzioni, che siccome rappresentano tutti è bene ottengano la partecipazione di tutti. Il caso dei referendum è diverso. Non sono le istituzioni che devono essere rinnovate a chiedere il voto, ma un gruppo di cittadini che fa appello alla cittadinanza per abrogare una legge approvata dal Parlamento, nel caso di referendum ordinari.

L’appello di una parte non può essere impegnativo per tutti, infatti la legge impone il raggiungimento del quorum della maggioranza degli aventi diritto per rendere valido il referendum il che automaticamente nega l’esistenza di un dovere, mentre sottolinea solo il diritto di partecipare o meno al voto, attribuendo anche ai non votanti un ruolo decisivo sull’esito della consultazione.

Forse l’appello esplicito alla non partecipazione al voto referendario non è stata una grande invenzione, visto che la tendenza già riscontrata nei referendum dell’ultimo decennio è a una partecipazione comunque insufficiente, anche in assenza di inviti espliciti. Può essere un errore tattico, ma non una violazione dei principi costituzionali. Peraltro anche dove è valido, cioè nelle consultazioni elettorali per il rinnovo delle istituzioni, il dovere civico viene sempre meno rispettato ed è su questo che sarebbe utile concentrare l’attenzione, anche se è assai difficile trovare soluzioni. D’altra parte si può sommessamente osservare, guardando anche al panorama internazionale, che la partecipazione cresce quando sono in gioco alternative radicali, che non sono augurabili.

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