
L'intervista
Macron, Parolin e Chigi, che carte ha Sant'Egidio? Parla Riccardi
Intervista all'ex ministro, fondatore di Sant'Egidio: "Il complotto con Macron? Idiozia. Con Parolin ci diamo del tu. Zuppi? Lo fanno di sinistra ma non è di sinistra"
Andrea Riccardi con Macron mangia solo fettuccine! Il “patto dell’escargot”? “Non esiste”. Il complottone Francia-Sant’Egidio per eleggere il prossimo Papa? “E’ un’idiozia”. Riccardi, lei conosce il cardinale Parolin? “Con Parolin ci diamo del tu”. Zuppi è di sinistra? “E’ un prete vescovo. Non è un uomo di sinistra, lo fanno di sinistra”. Parolin o Zuppi? “Parolin ha possibilità di essere eletto Papa perché conosce il mondo. Zuppi non è un candidato, ma un nome”. Sant’Egidio è la Bilderberg della Fede? “Io non so cosa sia il Bilderberg”. Ma è vero che è lei il “regista” del Conclave, il king maker? Che film ha in mente? “Non mi interesso di voti. E’ un Conclave nuovo, io lo definisco un conclavone”. Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio, l’uomo che cena con Macron, non ci ha offerto neppure un escargot. Alors!
Abbiamo il privilegio di parlare con Riccardi, ma Riccardi ci dà subito un papagno, una sberletta sinodale, perché dice che lui “non è la barbetta di Dio” e che forse ritira l’intervista. Riccardi, non lo faccia. Ma è vero che lei, nella sua rubrica, possiede i numeri di telefono dei presidenti americani, della Merkel, dei futuri Papi? “Ho anche i numeri dei giornalisti impertinenti”. Bisogna pregare di più. Fondatore Riccardi, ci perdoni ancora, ma da giorni leggiamo che lei insieme a Macron e Brigitte, con cui ha cenato amabilmente al ristorante “Dal Bolognese”, cercate voti per eleggere Papa il francese Aveline. Innanzitutto, cosa avete mangiato? “Io il presidente abbiamo ordinato delle fettuccine bolognesi”. E Brigitte? “Mia madre ha insegnato che non si guarda nel piatto accanto”. Due Ave Maria in ginocchio. Torniamo alla cronaca. Non ce ne voglia, caro Riccardi, ma i quotidiani della destra la descrivono come l’uomo più potente della cristianità, ovviamente dopo il Papa. Si imbucherà con Macron al Conclave? “Purtroppo molti giornalisti non studiano”.
E’ vero, siamo peccatori, ah, sapesse quanto. Ci evangelizzi. “Dall’esterno non si capisce cosa accade all’interno del Conclave. Agisce una dinamica a tre livelli. Un primo livello, quello spirituale, poi si esamina la situazione, successivamente interviene la conoscenza dei cardinali. E’ un conclave nuovo come il pontificato di Francesco. Il compito del prossimo Papa sarà raccogliere la sua eredità”. Noi siamo poverissimi di spirito ma la storia del “complottone” francese ci fa cadere da cavallo: ci dice qualcosa sul “patto dell’escargot? “Sono finiti i tempi in cui il presidente De Gaulle agiva sui cardinali francesi”. Ah, dunque i francesi intervenivano? “Da presidente chiese ai cardinali francesi di appoggiare Roncalli, ma oggi la compagine cardinalizia francese è sparuta. Troppe chiacchiere sul Conclave che suscita tanta attenzione”. Le risulta che a Palazzo Chigi qualcuno stia lavorando per non agevolare il partito di Zuppi.
Lei conosce personalmente Mantovano? “Lo stimo, magistrato serio, preciso, da quando è al governo ha sempre risposto con serietà, non penso che Mantovano stia facendo alcuna azione sul Conclave. Ricordo che La Pira si permise di suggerire un nome a Fanfani”. E come è finita? “Che Fanfani gli mandò una lettera dicendogli che il governo era rispettoso dell’autonomia della Santa sede?”. Il nome che La Pira aveva suggerito? “Era Montini”. E l’hanno fatto Papa. Riccardi, ma la comunità di Sant’Egidio, in pratica, cos’è? “Basta leggere cosa facciamo e quello che diciamo. Siamo una Comunità internazionale ma anche molto romana. Siamo presenti in 70 paesi. Organizziamo i corridoi umanitari, lavoriamo per i poveri, in Ucraina. La verità è che noi parliamo con tutti”. Anche con il governo Meloni? “Con Piantedosi, Tajani e altri”. Forse Riccardi ci ha perdonato, per l’iniziale “barbetta di Dio”. Anzi, no. “Sa qual è il problema? (ci dice Riccardi). I giornalisti? (proponiamo noi). “Esatto. I cardinali parlano con i giornalisti e i cardinali sono tanti, oltre 240, congregazioni generali larghe come mai, ed è quindi difficile mantenere un clima raccolto. Ma troveranno la persona giusta e sa perché? Perché hanno tutti voglia di dare una risposta alla gente che aspetta il Papa. Certo lasceranno un uomo solo con un grande peso. Sarebbe necessario un organo di consiglio”.
Una cena con Macron? No, no! Scherzavamo. Lo consigliava pure Bergoglio, di sorridere. Seriamente, fondatore, cosa serve? “Un piccolo sinodo permanente, senza nulla togliere alle decisioni del Papa”. Una curiosità, ma lei a quante messe partecipa? “Le farebbe bene venire a quella del Sabato alle 20 a Santa Maria in Trastevere”. Riprendiamo di corsa l’ultima intervista a Camillo Ruini, al Corriere, dove Ruini ha dichiarato che il prossimo Papa deve essere “dottrinalmente sicuro”. Fondatore, c’è bisogno di un Papa conservatore? “Tutti i cardinali sono dottrinalmente sicuri. Lo era anche Francesco”. E però, Benedetto XVI lo era di più, concorderà? “Sostenere che Benedetto XVI fosse un conservatore fa torto alla sua sapienza”. Non ci dica che anche Benedetto XVI era suo compare, questo no! “Venne tre volte a visitare Sant’Egidio, aveva una simpatia per noi. La Chiesa non è di progressisti e conservatori, non si può omologare nei modelli di questo mondo. La fede è un dono di Dio”.
Ha fatto il ministro e Goffredo Bettini la voleva pure al Colle come presidente della Repubblica. Ci spiega perché torna sempre Riccardi come il prezzemolo? “Ho fatto il ministro in un governo tecnico, per servire il Paese e perché me lo ha chiesto il presidente Napolitano”. Ma è vero che le hanno proposto di federare anche la sinistra? Lo sa che serve un Papa? “Ho sentito dire questa cosa ma la mia risposta è stata no”. Questo equivale al gran rifiuto, lo sa? “Ho 75 anni, ho rinunciato varie volte anche a fare il sindaco di Roma”. Lei parla con Meloni? “Non c'è stata occasione da quando è Presidente”. Ha sentito parlare della foto di San Pietro, quella con Trump e Zelensky e delle critiche a Meloni? “Mi scandalizza la lettura dei giornali. L’incontro era a due, basta. Meloni non doveva esserci”. Ma cosa ne pensa di Meloni? “In politica estera è brava, si muove bene in una situazione difficile. Ma sono preoccupato del riarmo. Mi preoccupa molto il riarmo tedesco, mi preoccupa che più della metà dei tedeschi voglia archiviare i discorsi su nazismo e Shoah. Ho stima del nuovo cancelliere Merz, ma ricordo cosa mi disse il cancelliere Kohl. Mi disse che la Germania non deve essere mai lasciata sola perché ha i demoni dentro”. Non rimpiange Angela Merkel? “E’ venuta Sant’Egidio perché apprezzava il nostro lavoro in Mozambico”. E Biden? “Mai incontrato”. Obama? “Neppure. Solo Bush jr che voleva venire a fare visita a Sant’Egidio ma il governo di centro-sinistra di allora non volle che venisse a Trastevere e lo incontrai ugualmente in Ambasciata”.
Ha sentito che a Trump non dispiacerebbe fare il Papa ma dato che ha qualche impegno tifa per il cardinale Dolan? “Dolan è simpatico, sereno, sorridente. Resta l’incomunicabilità tra Europa e America. Trump non riconosce l’Europa, dall’altra, l’Europa, delega la sua politica estera a una commissaria baltica che difficilmente può interpretare i bisogni dell’Unione. I nostri paesi europei sono piccoli e fragili”. Ci dica la verità: Macron cosa pensa di Meloni? “Sono leale al mio paese anche sento la Francia come una mia seconda patria, dove ho fatto studi. Non parlo con Macron di questo, mi sento di dire soltanto che Francia, Italia, Germania, dovrebbero andare più d’accordo”. Riccardi, ma a Sant’Egidio si dicono le parolacce? “Qualche volta”. La sinistra vuole Zuppi Papa e magari lei federatore del Campo largo, lo ammette? “Zuppi Papa lo vuole la povera gente. Deciderà lo spirito santo”. Se non la indicano federatore, la faranno Papa, magari per chiamata divina. “Non c’è questo rischio”. Riccardi, non ci castighi. Anche Gesù fece un’ultima cena. Fettuccine?